DON TURBOLENTO E GLI “ESERCIZI DI STILE”

Questa settimana ho avuto il piacere di fare quattro chiacchere con i Don Turbolento (Dario Bertolotti e Giovanni Battagliola).

don turbolento
Domanda di rito: quando nasce il progetto “Don Turbolento” e perché la scelta di questo nome?
Era la primavera del 2005 ed entrambi volevamo dare vita a qualcosa di musicalmente molto diverso rispetto a quello che stavamo facendo in quel periodo. Mentre lavoravamo sul materiale nuovo, ascoltavamo molto gli Yello, un eccentrico duo svizzero che (pur essendo poco conosciuto in Italia) ha segnato in maniera importante il sound degli eighties – nonché il nostro approccio alla musica. Per questo motivo abbiamo deciso di offrirgli tributo chiamandoci con il nome di un loro brano (in realtà “Don Turbulento”).

“Non sole cellule”: parlatemi di questa canzone. Da dove è nata?
I primi brani in italiano dei DT sono nati come un “esercizio di stile” e non erano destinati alla pubblicazione, forse proprio per questo la scelta delle tematiche è stata così azzardata.
In questo caso il testo è stato ispirato da un semplice scambio di informazioni tra Dario e due donne trans presso la biglietteria di un museo: la semplice impressione che il tono gentile ed educato utilizzato nella comunicazione avesse prodotto una espressione di evidente sollievo e gratitudine nelle due ha stimolato una riflessione sul fatto che per alcune persone è tutt’altro che scontato essere trattate civilmente… da qui “non sole cellule”. Inizialmente il brano era avvolto da un’aria cupa e prevedeva un’apertura solo nel finale, l’arrangiamento elaborato da Giovanni ha poi creato quell’atmosfera di triste ma positiva tensione verso la felicità che la contraddistingue.

Il videoclip inaugura la collaborazione con Biro, artista, illustratore e fumettista bresciano, già al lavoro con molte altre band. Attualmente “Non sole cellule” ha superato le 40.000 views. Che ve ne pare?
A questo video siamo molto affezionati. In primo luogo perché è stato fatto tutto in maniera artigianale partendo da una nostra idea (Dario). Inoltre la collaborazione con Biro è stata una bellissima esperienza perché ha saputo cogliere in pieno lo spirito del pezzo. Non era facile riuscire a veicolare in immagine il complesso senso del testo, ma alla fine ci siamo riusciti e ne siamo pienamente soddisfatti. La risposta del pubblico è stata buona e speriamo continui a crescere.

“Sotto l’incenso”: parlatemi della canzone.
E’ una canzone molto arrabbiata che unisce due concetti fondamentali che ci urtano dell’istituzione Chiesa: il primo è l’indottrinamento che avviene senza che l’individuo possa essere in grado di scegliere (non credo fosse importante il nostro consenso).Il secondo è la pedofilia che trova quindi terreno fertile in un ambiente in cui il bambino si trova forzatamente e in cui il sacerdote è la figura di riferimento, quello che dovrebbe aiutare a proteggersi dal male. I sacerdoti fortunatamente non sono tutti pedofili ma la percentuale è altissima e i mezzi di informazione riportano solo una piccola parte del problema, tuttavia basta fare una veloce ricerca per capire la portata di questo fenomeno. Per esempio provate a cercare “Ballarat” in internet…

Tutti gli artisti, tutte le band, hanno una canzone di altri che avrebbero voluto scrivere loro. Anche voi ne avete una? Se si, qual è e perché?
Dario: Le canzoni che vorrei aver scritto sono mooooolto più di una e non saprei davvero scegliere quale sia la numero uno… azzardo “Race for the prize” dei Flaming Lips.
Giovanni: Una? I miei gusti sono assai trasversali e scegliere una cosa su tutte è impossibile!
Ad esempio, abbiamo visto recentemente un live di Steve Vai e oggi potrei dirti “For the love of god”, ma domani ti direi sicuramente qualcos’altro.

E quale canzone/album, vi ha cambiato davvero la vita?
Dario: “THE WALL” dei Pink Floyd, è stato il primo disco che ho ascoltato fino alla nausea e sicuramente quello che ha fatto germogliare l’amore per la musica e la voglia di suonare. In realtà per molto tempo sono stato convinto esistesse solo la prima parte perché avevo solo quella su cassetta.
Avevo 8/9 anni.
Giovanni: Uhm, non so se effettivamente un disco mi abbia davvero cambiato la vita, tuttavia alcuni la rendono bellissima per i pochi minuti in cui li ascolto, rendendomi immune a qualsiasi negatività tutte le volte che li faccio suonare. In questo senso un disco come “Rio” dei Duran Duran è il perfetto candidato.

Se poteste scegliere di collaborare con un particolare artista internazionale, chi sarebbe e perché?
Potremmo passare giorni interi ad elencare nomi del passato e presente. Per non fare torto a nessuno, ti diciamo il primo che ci viene in mente: Todd Terje.
Perché è un ottimo musicista con un gusto sopraffino sotto tutti i punti di vista: esecuzione, cura dei suoni, costruzione dei pezzi…potremmo imparare molto da una collaborazione simile.

Se foste coinquilini che musica ascoltereste?
I nostri ascolti rimarrebbero pressoché invariati siamo in una simbiosi pressoché perfetta da quel punto di vista… sicuramente molto metal