Fuori “NEON DESERT”, il nuovo disco di RHO’: un viaggio in un deserto notturno ed elettronico

Sonorità scure e calde, un sound intenso e vibrante, un’elettronica emozionale, elaborata e avvolgente. Una dimensione sonora a metà strada tra il soul di James Blake e l’R’nB di The Weeknd, tra la pomposità di un’opera Wagneriana e il minimalismo di Jamie XX.

Tutto questo è Neon Desert, il nuovo disco di Rhò uscito il 2 febbraio, pubblicato da Gibilterra e distribuito da Believe.

A tre anni di distanza dall’ultimo EP “Nebula”, Neon Desert si compone di nove canzoni tutte in inglese, unite e legate dal titolo immaginifico ed evocativo, dove l’artista propone variazioni timbriche tipiche di una dimensione più clubbing rispetto al folk del passato e prodotte mixando dei bit r’n’b a suoni distorti e flautati.

Alla permeante e viscerale profondità del suono si unisce quella dei testi, che parlano dei temi più vari in modo mai banale. Rapporti difficili e amori intensi, disagi contemporanei e battaglie sociali si permeano di synth distorti, di groove drammatici e della tanto improbabile quanto efficace unione di flauto traverso ed elettronica.

Il disco è stato anticipato dall’uscita del video di “Black horse”, realizzato completamente in CGI dallo studio Creative Nomads. Il video è partito da un’idea molto semplice e chiara: un artwork animato che diventa un’esperienza installativa in cui un cavallo in corsa, riprodotto in 3D, attraversa scenari in evoluzione, bucando un simbolico velo dell’affermazione. Dall’oscurità alla luce, il cavallo nero di Rhò racconta una direzione sonora nuova del suo percorso musicale. Più soul ed elettronica.

Neon Desert si inoltra dunque nel deserto personale di Rhò, quello spazio infinito, estremo, che talvolta spaventa e altre volte sa consolare e tenere i pericoli lontani. Uno spazio della mente in cui l’artista ha la possibilità di ascoltare i suoni della propria memoria, per poi restituirli sotto forma di canzone in luoghi in cui l’elemento del neon racconta circostanze notturne, fatte di socialità e di ambiguità.

Musicista dalle mille sfaccettature, con la sua produzione Rhò ha da sempre trovato grande spazio nei contesti creativi più vari e internazionali: dalle collaborazioni con la Settimana della Moda di Milano alle produzioni cinematografiche nazionali (da “The Young Pope” a “Il padre d’Italia”, dove nella colonna sonora è inserita anche la sua “Hold On”) e internazionali, (il brano “As you hope” viene scelto da Ridley Scott per la campagna promozionale del film “Killing Kennedy”) arrivando alla collaborazione per lo sviluppo di The Hood, indumento dotato di dispositivo musicale elaborato a fine 2015 ad Atlanta insieme a un team di ricercatori del progetto Google Glass.

L’esperienza creativa negli Stati Uniti ha segnato una trasformazione fondamentale per l’artista, come racconta egli stesso: Un’esperienza intensa negli Stati Uniti ti fa capire molte cose. Una volta tornato in Italia tocca decidere se essere pesci piccoli in una “boccia” grande o viceversa.

Rhò ha deciso che la cosa migliore da fare fosse continuare a nuotare nello spazio più esteso possibile, per non smettere mai di ricercare.

Ha così nutrito il suo crescente interesse verso sonorità più elettroniche, mettendo da parte la natura folk delle sue composizioni a favore di canzoni dalle sonorità più ombrose e profonde. Da una parte suoni oscuri e viscerali, trattati con sapienza da Jo Ferlinga degli Aucan, dall’altra la voce calda e centrale e il suono del flauto, strumento che Rhò suona dal vivo nel suo nuovo e ampliato set. Dall’autoproduzione più pura e solitaria, il musicista infatti si è esteso: la collaborazione per ogni traccia con il batterista e co-produttore Stefano Milella, batterista dei Fabryka e Big Charlie, evidenzia la sua decisione di partire da una nuova idea di ritmo e di concentrarsi su un tipo di lavoro più corale.

In Neon Desert la voce ottiene un totale primo piano naturale, proprio in un periodo in cui solitamente passa attraverso tanti vocoder, dove abbondano effetti e armonizzazioni.

A sostenerla, in una sapiente alternanza, una strumentazione sia acustica (piano elettrico, chitarra acustica, flauto traverso e batteria) che elettronica (Ableton Live con tastiera StudioLogic VMK188 e MicroKorg).

L’artwork di copertina di Neon Desert è stato creato da Stavros Bilionis, un designer greco di base a Londra, seguendo un concept che unisce uno scenario etereo con un elemento geometrico dal colore quasi aggressivo. Il risultato è un equilibrio tra dimensioni e trattamenti visivi che traducono il legame tra buio e luce presente nel disco.

Neon Desert è un disco scritto nel corso di un anno, in modo maturato e rilassato. Un disco che rallenta, un album senza fretta, che tratteggia un’immagine più completa e definitiva del suo autore, quasi come se fosse il primo disco ma con tutta la consapevolezza frutto di anni di lavoro ed esperienze.

Rhò non tralascia le sue multiple fonti di ispirazione, in primis quella cinematografica che da sempre ne contraddistingue la carriera, ma vi aggiunge atmosfere e sonorità finora rimaste sopite nella sua produzione.

Neon Desert si rivela in grado di traghettare da una realtà emotiva a un’altra, un Caronte di anime in cerca di riposo e pace dopo serate frenetiche ed elettriche.

Un disco che nasce nella notte e si sposta nel giorno, che vuole ricondurre a una dimensione accogliente, che si dimostra capace di condensare le più svariate ispirazioni e sensazioni in un suono di maestosa ricchezza, decisa originalità e penetrante sensibilità.

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