#piuomenointerviste: un “microfono” per le novità – JAMES AND THE BUTCHER

Photo Credits: Matteo Foresti

A cura di Simona Luchini

Una fotografa curiosa decide di incontrare artisti emergenti e talentuosi cui porre 10 domande per conoscere meglio ogni volta una band diversa: questo è #piuomenointerviste: un “microfono” per le novità.

James and the Butcher: una band italiana che non diresti mai essere tale. Nel loro curriculum riportano un’apertura agli Awolnation e concerti in UK, Repubblica Ceca e Ucraina.
Un suono e un approccio al songwriting decisamente internazionali, una cura dei dettagli e dell’esecuzione tanto lontana da certe sciatterie dell’indie nostrano quanto dagli schematismi rock d’oltreconfine.

 

Photo Credits: Matteo Foresti

 

Quando nasce il vostro gruppo e a cosa si deve il suo nome?

James: A 3 anni quando, giocando, cantavo come un bambino le melodie principali di Beheetoven, (ora l’ho tatuato sulla spalla destra).
Ringrazio i miei per avermi fatto sempre ascoltare buona musica.
Il nome è stato scelto dal macellaio, secondo me perché suona bene quando lo pronunci.

Una parola che caratterizzi ognuna delle tracce del vostro album

James: Intimacy – fantasiosa
Say my name – pizzicante
The invisible boy – furba
Loola-Bye – passionale
Queen of the galaxy – felice
Core – piena
Antibiotics – fenomenale
Until I will find her – pazza
Miraculous cancer – fiera
7th dimension – potente
2nd plan – frugale

La canzone che amate di più del vostro album.

James: Say my name

Come definite la vostra musica e quali sono gli artisti che vi ispirano di più?

James:La nostra musica è come un variegato all’amarena.
Gli artisti che mi ispirano di più attualmente sono nell’ordine: Twenty One Pilots, Alt-J, Sam Dew e St.Vincent

Cosa pensate del panorama musicale attuale?

the Butcher: Ci sono ottimi artisti e buona musica, ma poca attitudine nel mettersi in gioco da parte dei grossi canali di informazione, i quali sembrano preferire la rassicurante stabilità del già sentito e consolidato. Ma la musica deve in un qualche modo disturbare.
Poi certo, un’educazione all’ascolto non farebbe male per smuovere le acque …

Se poteste viaggiare nel tempo dove vorreste andare?

the Butcher: 29 marzo 1795, per il primo concerto pubblico di Beethoven. Poi farei un salto all’agosto del 1969 a Woodstock …

 

Se poteste scegliere di collaborare con un particolare artista internazionale, chi sarebbe e perché?
the Butcher: Morto, Bowie per il talento, la dedizione, la mirata spregiudicatezza che gli hanno permesso di anticipare i tempi. Ma non mi dispiacerebbe che George Martin producesse un nostro album!
Vivente, se Thom Yorke o Jonny Greenwood non rispondessero al telefono sceglierei Ryan Lott (Son Lux): l’ultimo lavoro è veramente strepitoso.

 

Una domanda che faccio sempre agli artisti in promozione: perché una persona dovrebbe ascoltare il vostro disco?

Giorgio: Beh, innanzitutto è solo ascoltandolo che avrebbe una motivazione valida per scegliere di non farlo più! Dopo due anni di lavoro lo abbiamo ritenuto finito quando siamo stati sicuri che trasmettesse quello che volevamo comunicare, sarà poi l’ascoltatore a decidere in quale dei due grandi generi inserirlo: mi interessa, non mi interessa.

Quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati per il futuro?

Giorgio: Alzare il volume (e ogni tanto equalizzare)

Cosa avete in mente per il futuro? Tour, concerti.. dateci tutte le info per potervi seguire!seguire!

Giorgio: Tutte le info sono sulla nostra pagina Facebook, su Instagram e sul nostro sito web che è sempre aggiornata.
Inoltre ai concerti è attiva la nostra rete WiFi personalizzata, che ci segue ovunque, anche sul furgone e nei tour: siamo la prima band nel mondo ad adottare questa tecnologia (wifi me). Ad ogni concerto è possibile accedere a contenuti esclusivi (nuovi video, nuove canzoni e persino un videogame) direttamente dal proprio smartphone, anche senza connessione, anche sottoterra, anche nel deserto.

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