Lento e inarrestabile: il debutto di Luca Lezziero

A cura di: Renata Rossi

 

 

TRACKLIST
1) parole corte
2) le regole del gioco
3) oi che sarà
4) soltanto un istante
5) credimi
6) lento e inarrestabile
7) la bella illusione
8) l’estate che non c’è
9) (my) jetsons high speed

 

La versione digitale del disco risale ad ottobre del 2017, ma è solo a luglio che l’album omonimo di Lezziero esce in versione fisica, grazie ad un incontro, quello tra il cantante e Paolo Riff, fondatore della Riff Records.

Se pure questo è il suo debutto, Luca Lezziero non è certo alle prime armi: ha pubblicato diversi album autoprodotti negli anni ’90 ed è autore sia di testi che di brani dei La Crus, The Dining Rooms, Cesare Malfatti e Alessio Bertallot. Il suo disco è stato prodotto proprio dallo stesso Cesare Malfatti che suona anche la maggior parte degli strumenti.

Il risultato è un album di cantautorato classico sicuramente figlio degli anni ’90, curato nei minimi particolari, elegante e colto, in cui protagonista è la voce calda e cristallina di Luca. I testi descrivono i piccoli attimi della vita, la paura per lo scorrere inesorabile del tempo, il racconto intimo e sincero dei sentimenti che riescono a toccare l’ animo di chi ascolta i brani. Paolo è anche videomaker e regista, e così è sua la firma del primo singolo e primo brano del disco, “Parole corte”. Il brano, morbido e piacevolmente lieve, nelle sua veste grafica offre immagini di cieli e nuvole, paesaggi, l’alternarsi del giorno e della notte, riuscendo a caricarsi maggiormente di significato e poesia. Tutto l’album è ricco di richiami, sposta il pensiero  sempre un po’ più in là verso nuove atmosfere, tra la malinconia, il sorriso e il pianto.

Un discorso a parte merita l’ultimo brano, “Jetsons High Speed”, un omaggio a Paolo Benvegnù e ai suoi Scisma. Il brano, riletto in modo scarno e minimale, possiede tutta l’energia poetica di un testo e di un disco, “Armstrong”, che ha segnato in maniera indelebile la musica italiana degli ultimi trent’anni.

Lento e inarrestabile, come una delle canzoni migliori dell’album, emozionante e sincero, quasi fuori dal tempo, lontano da un’epoca, la nostra, fatta di ascolti superficiali e parole vuote che suonano bene, il disco di Luca Lezziero piacerà a tutti quelli che, come me, sono cresciuti musicalmente negli anni ’90 e a tutti coloro che cercano della musica da amare prima ancora che da ascoltare.

Lezziero nella presentazione del suo lavoro cita Busi:

Aldo Busi dice spesso che “un libro è una cattedrale di parole”.
Ecco, con questo disco spero di essere riuscito a costruire la mia piccola cattedrale
e che qualcuno senta il desiderio di entrare a visitarla.

Credo che Lezziero questa cattedrale sia riuscito a costruirla e che il suo lavoro meriti davvero una visita attenta e accurata.

 

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