9 maggio: San Liberato. Il miracolo si ripete

A cura di Vincenzo Noletto

Ore 23.59 del 9 maggio.

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Non mi dire che è…LIBERATO!

È tutto il giorno che mi aspettavo qualcosa, il 9 maggio oramai è diventato di fatto “San Liberato”, festeggiato da tutti, credenti e non.
Ed è così che si ripresenta, dopo un anno di silenzio.
Con una serie di notifiche, tra Instagram, Spotify e YouTube.

Che cazzo avete combinato?
Mi fiondo su YouTube e il link è…di una playlist?
5 video, vuoi vedere che a ‘sto giro Liberato esce con un album?

Si apre con un movimento di camera su un formato strano, e parlo del video, molto quadrato, granuloso…che sia girato in pellicola? Mi viene in mente il super8 se non il super16.

Poi l’immagine cambia, e l’inseguimento diventa “più digitale”, in bianco e nero, ma la scena è comunque ambientata negli anni d’oro del cinema italiano, della bella vita, dove quest’uomo in smoking viene inseguito mentre una donna lo aspetta a bordo di un motoscafo Riva.
Un scena da film e infatti…lo è! Primo colpo di scena.
“Che cazzo di figata”, è la prima cosa che dico, tra me e me.

Poi all’improvviso mi ritrovo davanti allo snodo della scena, diventa cinema che parla del cinema, ma riconosco subito un riferimento a Gogard, a quell’avanguardia nel modo di pensare, all’uso del montaggio che non segue più una linea retta, alle sue inquadrature…e mi fa un sacco sorridere, soprattutto perché l’ultima volta che ho visto “Fino all’ultimo respiro” è stato una settimana fa. Dino parla a Marì, rispettivamente regista e attrice del film che stavamo vedendo all’inizio, inizia un discorso sul tempo, sul cinema, e sulla differenza tra l’eterno e il presente.  Truffaut e Godard, insieme.

Ed è nel secondo video in cui si presentano meglio i 2 personaggi principali, primo snodo, e Nouvelle Vague all’ennesima potenza.
E mentre tutto succede, mi rendo conto che il primo pezzo che ho ascoltato non è intero, ma solo una parte.
Lei lo obbliga a portarla con la barca sotto ai Faraglioni invece di andar dritti verso l’albergo, 2 chiacchiere cercando di trovare un punto d’incontro tra 2 persone che non conoscono la lingua dell’altro, lei si butta in mare in un’acqua gelida, lui la riporta in acqua…e il freddo fa diventare la situazione “calda”. Giochini prima di scoccare un bacio, malizioso e leggero, scherzoso, come quei baci che ritroviamo nei film della fine degli anni 60 (e infatti i primi due video sono ambientati nel 1966).

Finisce il secondo video, sull’immagine che si allontana dalla coppia e che lascia intendere che i due “passeranno del tempo insieme”.

Terzo video, ci troviamo nel 1977, all’interno di una discoteca vip in cui Carmine (è questo il nome del ragazzone) e 3 amici che fanno parte della Capri “normale” vogliono semplicemente passare una serata diversa (e la ragazza all’ingresso mi ricorda un sacco Demetra Avincola, l’attrice che ci ha accompagnato negli altri video di Liberato) .
Mentre si parla dei “chiattilli” (le persone coi soldi e la puzza sotto al naso, così li chiamiamo a Napoli) e di chi ci chiama “terroni”, Carmine rivede Mary, dopo 11 anni.
Guarda caso, il pezzo si chiama “Nunn’a voglio ‘ncuntrà”, ovvero “Non la voglio incontrare”). Interno della discoteca, tutti ballano, band che suona dal vivo con logo enorme sulla batteria RCS (Radio Capri Stereo – Altissimo Gradimento, con lo zampino del buon Antonello Colaps del progetto napoletano “Dopolavoro”), slowmotion e fotografia che gioca con le luci su 4 soggetti: il proprietario del locale, che chiama lo champagne per Marì, che è entrata col suo compagno attore pretendente all’Oscar, che la bacia davanti a Carmine.
Lui fa per raggiungerla, ma quando li vede baciarsi, si allontana. Marì non lo guarda mai direttamente, ma si accorge di lui e ci rimane male.
– “Che c’è Marì?”
– “Rien”
e poi bombardamento di foto da parte dei paparazzi.

Quarto video, 1993.
Carmine è con quella che è la sua compagna, forse sua moglie, mentre va al lavoro notturno che gli permette di mantenere la famiglia (ha anche un figlio).
Contemporaneamente l’immagine sfocata di una figura femminile inizia a creare casini in un bar, ubriaca e sottomessa all’alcol. Non si capisce quello che dice…ma Carmine sembra aver capito tutto.
“Signorina vuol venire con me?”
L’ha riconosciuta, è Marì. La accompagna a casa, tra i fumi dell’alcol, e l’aiuta anche a vomitare.
Una volta entrati in casa, la stende sul divano e fa per andar via, quando Marì gli dice “Carmine”. Lo ha riconosciuto anche lei, forse fin dall’inizio.
Gli dice che vorrebbe recuperare, cancellare tutto, ricominciare, lo vuole a Los Angeles, gli promette cose che a Carmine non interessano, i loro mondi sono diversi e il mondo reale chiama a gran voce (Carmine fa il vigile urbano), lei fa i capricci e quasi vengono alle mani. Lui la lascia nei suoi capricci.
Ma all’ultima richiesta di Marì, di voler fare l’amore con lui, Carmine non resiste.
È sposato, ma si sfila la fede e le dice si per l’ultima volta.

Il quinto video è qualcosa che fa di tutto per farsi guardare in silenzio.
È un insieme di foto, montate in sequenza.
Non dice niente e dice tutto.
Mi viene da piangere fin dal momento numero 0. È una roba troppo emozionale che già mi fa presupporre il plot twist.
Una donna anziana, che mostra una bellezza di un tempo, con un enorme cappello blu.
Si mischia tra i turisti che prendono l’aliscafo per Capri, calzini nei sandali, occhi blu.
È troppo complicato anche scrivere.

Trascina il suo trolley tra la gente, con lo sguardo quasi spento, di chi ricorda cose, di chi legge quante le cose siano cambiate e rimaste uguali.
Avrete capito anche voi, spero.
La musica diventa un pugno nello stomaco.
Si, perchè non si capisce più dove comincia la musica e comincia l’immagine.
Sola, raggiunge la sua abitazione, tra le foto degli attori di una volta, tra i paesaggi in cui i turisti si scattano le foto.
È tutto un ricordare, fino a quando la protagonista arriva al cimitero. Ai piedi della tomba, facce conosciute e sconosciute, amici di una vita, facce care, pacche sulla spalla.
Dino Linetti, è il suo funerale.
Dino, il regista del primo video, quello con cui Marì aveva legato e lavorato quando era giovane. La donna è Marì, se prima c’era qualche dubbio…s’è sciolto qui. Ma non torna subito a casa, cerca tra tutte le tombe quella di un’altra persona.
Carmine Vuotto, scomparso nel 2007.

Ed è assurdo come possa una persona mai esistita se non per 20 minuti di finzione, diventa l’amico di tutti.
Io ho pianto come se fosse mio.

Anche durante i ringraziamenti, in cui ho letto i nomi che mi sono venuti in mente durante tutti e 5 i video.

Ho parlato troppo poco di musica, ma semplicemente perchè in questi 5 video lanciati da poco meno di 10 ore non si riesce a dividere l’immagine dalla musica: è un corpo solo nella narrazione.

E se mai vi dovessero dire che Liberato è un progetto musicale, voi fermateli.
È un prodotto audiovisivo, se dobbiamo tornare freddi e distaccati, ma che entra sottopelle a tutti quelli che per un motivo o per un altro hanno avuto a che fare con questa terra.

Figuriamoci per chi ci è nato.

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