[Recensione] Blues DIY , il ritorno di King of the Opera

A cura di Serena Coletti

 

King of the Opera

“Nowhere Blues”
(A Buzz Supreme)

 

Tracklist:

  1. Monsters in the Heart 
  2. I’m in Love 
  3. Nowhere Blues 
  4. Never Seen an Angel 
  5. Find Me 
  6. The Final Scene 
  7. Places 

 

Nowhere Blues è il nuovo album di King of the Opera, progetto con cui Alberto Mariotti ha rimpiazzato, ormai nel lontano 2012, il fu Samuel Katarro. Possiamo dire che, sempre da quel lontano 2012, questo blues senza luogo è anche il primo lavoro “più impegnativo” pubblicato dal cantautore toscano, essendo le due uscite del 2014 e del 2016 rispettivamente un EP (Driftwood) e un album di cover (Pangos Session).

Con il passare del tempo, però, King of the Opera si è avvicinato ad una concezione della produzione musicale tipica dei giovanissimi, degli esordienti che non hanno soldi né esperienza per permettersi uno studio professionale. Nowhere Blues è stato infatti registrato a La Villa Strangiato, che altro non è che la cameretta di un amico dell’autore. Ecco, in questo album si incontrano la voglia di lasciare il segno con un grande ritorno dopo un lungo silenzio creativo con la leggerezza e la capacità di non prendersi troppo sul serio tipica degli inizi, di chi ha appena scoperto il meraviglioso mondo della musica ed è carico di curiosità ed entusiasmo. 

I primi due brani (Monsters in the Heart e I’m in Love)  mettono subito in chiaro alcune caratteristiche fondamentali. In primis la presenza dell’elettronica, imposta come necessità pratica dalla scelta di una produzione casalinga. Alberto Mariotti ha visto i limiti scaturiti da questa condizione (per fare un esempio, in Nowhere Blues non c’è la batteria acustica) come un’opportunità per sperimentare e cercare soluzioni innovative.  C’è poi l’estrema eleganza con cui l’intero lavoro è confezionato. Tutte e due le canzoni di apertura si sviluppano a partire da un’idea, che esaminano, manipolano ed elaborano a lungo per poi tornare al punto di partenza, ma senza mai perdere la pulizia degli arrangiamenti.

Poi arriva la title track che con la sua apertura rock allucinata si lascia alle spalle qualsiasi rigore costruttivo. Non c’è tempo, non c’è luogo, c’è solo un flusso di musica che ci travolge e fa girare la testa. Da questo momento tra me e Nowhere Blues è stato amore.

Bisogna riconoscere a questo album  la capacità di giocare con elettronica, sintetizzatori, campionamenti, mantenendo allo stesso tempo il calore tipico del blues, il profumo del legno degli strumenti. Questo è quanto mai evidente in The Final Scene, 10 minuti di creazione e decomposizione elettronica che allargano definitivamente gli orizzonti di King of the Opera, in quello che speriamo sia solo il primo passo di un nuovo cammino.

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