[Recensione] “Naples Calling”, piuomenopop risponde

© Gaetano Massa

 

A cura di Vincenzo Noletto

‘A 67

Naples Calling

(Full Heads)

 

TRACKLIST  

01 – Zero alibi

02 – Brava gente feat. Frankie Hi-Nrg Mc

03 – Il male minore feat. Caparezza

04 – Blue moon

05 – Viola

06 – Nì

07 – Fuori luogo

08 – I colori

09 – Core e penzieri feat. Franco Ricciardi

10 – L’ammore nun tene paura feat. Dario Sansone (Foja)

11 – Naples calling

12 – Tuyo

 

Nuovo album per i ‘A67, Naples Calling, che sono riuscito a ricevere solo qualche giorno fa, a ridosso della quarantena.
Quale momento poteva essere migliore di questo per poter fare una recensione di un disco?
Mi ci butto dentro, lo ascolto in maniera ininterrotta per qualche giorno, in modo da poter fare un’analisi prima “di getto” e poi “matura”, sia in cuffia che sull’impianto.
Al netto di tutto, credo sia un buon lavoro, ma aspetto di avere la possibilità di ascoltare dal vivo questo album per poter davvero dare un giudizio complessivo a questo progetto.
Sono 12 le tracce che compongono questo disco, con 4 featuring importanti e 1 cover, quella di Tuyo, che è messa a chiusura.
Si presenta con un impatto grafico niente male, con l’uso massiccio del colore rosso, che rievoca sia il sangue che il magma del nostro Vesuvio, ed un bel paio di “corna” in bella vista, per scacciare quelle che noi indichiamo come “uocchie sicc” e invece oltremanica indicano come “bad vibes”.
Dalla prima all’ultima traccia si alternano timbri e stili totalmente diversi, si va dalla ballata su chitarra classica alle sonorità da Planet Funk, da chiari riferimenti alla dance anni 70-80-90 a cenni di rap old school, è come se questo disco fosse uscito da un frullatore.
In certi casi i pezzi mi sembrano musicalmente grezzi, come se fossero diamanti prima di essere lavorati (ad esempio, non mi piace per niente il lavoro fatto sulla voce di Caparezza ne “Il male minore”).
Ho apprezzato molto di più la seconda parte del disco: da “Nì” in poi è un’altra cosa, e ho come l’impressione che sia questo il vero cuore degli ‘a67.
“Fuori luogo” credo sia un omaggio a Gigi D’Agostino in salsa ‘a67, lento ma violento, come in “L’amore nun tene paura”.
Il pezzo che credo valga l’intero disco sia “I Colori”: una denuncia, un bel racconto, musicalmente è semplice ed essenziale quanto un pugno in faccia: fa male dal momento 0, lascia spazi ad un bellissimo testo dove niente è più del dovuto.
Sento, forse a torto, le fondamenta di “Odissea” de La Famiglia, che ha fatto crescere nel napoletano tutti quelli della nostra generazione.
Si arriva poi al pezzo che dà il nome all’album, ovvero “Naples Calling”. L’idea alla base è pregevole, ma le sonorità sono tanto elaborate e cheap che sfaldano quello che poteva essere un bel pezzo.
Ho visto anche il video, per quanto sia molto bella l’idea di fondo (e so quanto lavoro ci sia nella costruzione di un video d’animazione lungo quanto il pezzo), mi sento di dire che danneggia l’ascolto. Meglio, molto meglio, sentirlo e non vedere il video.
Non mi dilungo su “Tuyo”, sono così innamorato di questo brano che se anche lo sentissi cantato in giapponese e suonato su un violino mi andrebbe bene. Bella l’idea di cantarlo in napoletano, meno bella la realizzazione della parte musicale. 

Insomma, un disco da ascoltare, a cui darei un 6 su 10 per la bontà del progetto, ma che se fosse stato realizzato meglio avrebbe potuto essere un 7 che si avvicina tanto ad un 8.

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