IL BANCONE

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{…} Aspettavo il mio bicchiere di Martini seduta al bancone. Di sottofondo Bowie cantava di una giornata da eroe, una sola. Intorno a me numerose solitudini si raccontavano, raccolte in vari tavoli, delle loro avvincentissime vite. Percepivo di tanto in tanto una sguaiatissima risata di una vecchia megera provenire alle mie spalle e ogni volta mi si chiudeva la mano, che avevo poggiata su una coscia, in un pugno, desideroso di essere sferrato sulla sua faccia cosparsa di stucco.
Fissavo con incredibile interesse l’oliva affondata sul fondo di cristallo della mia coppa, quando un tizio si avvicinó a me con aria da grande uomo di affari: calvo, camicia bianca, pantalone nero lucido e scarpe che mi fecero immediatamente dubitare della sua sessualità.
“Cosa ci fa una donna attraente come te sola in un posto come questo?”
“Rifletto sul primo principio della termodinamica” gli risposi, facendo un sorso “l’energia in un sistema chiuso non si crea e non si distrugge, però si trasforma. Non fare in modo che la mia energia, dopo una giornata decisamente di merda, si trasformi in un flusso di pensieri negativi contro di te.”
“Oh oh, un’altra donna bisognosa di sfogare.. Hai trovato la persona giusta.” disse convinto, battendo la destra sul petto, come per accompagnare una dichiarazione patriottica.
Lo guardai con lo stesso disprezzo con cui un gatto guarderebbe una bacinella piena d’acqua, quindi afferrai il mio drink, scavallai le gambe e scesi dallo sgabello rivolgendogli la mia schiena coperta da un vestito di pizzo poco ortodosso.
Lui, di rimando, mi afferró un braccio per non farmi andare via e in quel momento pensai che la repulsione nei confronti del mondo aveva ormai raggiunto livelli esponenziali. Mi spaventai, non ero mai stata così poco umana, non avevo mai desiderato di voler arrecare del male fisico a qualcuno per il sol fatto di avermi rivolto la parola. Mi sentii incredibilmente crudele, poi mi sentii sola.
Quell’uomo aveva toccato la solitudine più vuota del locale, aveva spolverato una gestualità che mesi prima mi aveva fatto cadere in una vita parallela che conducevo per inerzia aspettando di trovare una porta per uscire.
Tempo addietro qualcuno mi aveva presa per un braccio cercando di convincermi di essere cambiato, per poi continuare a sbagliare con qualche biondina, senza provare alcun rimorso per me.
Dopo tanta fatica per trovare la giusta prospettiva con cui guardare il mondo insieme, ero rimasta a guardare il panorama da sola, di nuovo.
Nessuno avrebbe più potuto trattenermi e impormi un modo di vedere diverso dal mio.
Ho sempre amato il confronto, la potenza delle parole, il fascino di una carezza.
Ho sempre amato.
Gli scrollai la mano dal mio braccio e mi allontanai verso la metropolitana.
Casa mia distava numerosi isolati da lì.. {…}

You can be hero just for one day.
riscoprire, riscoprirsi.

Informazioni su Fiorella Todisco 56 articoli
Classe '92, laureata in giurisprudenza alla Federico II di Napoli. Ama il diritto, la letteratura, la scrittura, la musica e prova a fare di tutto un po'.