“Per ogni cosa che finisce, ce n’è un’altra che comincia” – Intervista a Flaco Punx

Flaco Punx ci racconta il suo nuovo progetto artistico.
Il 15 Giugno è uscito Bubblegum, primo singolo dell’album “Coleotteri” che porterà in giro a partire dal prossimo Novembre.
flaco estragon
–   Ascoltando  il  materiale nuovo  di Bubblegum” si  sente subito aria   di cambiamento, suoni   nuovi   ma   col   medesimo   spirito,   influenze  Surf  e Alternative  si  fondono    alle classiche   sonorità   Punk  che  anche  in  passato  hanno   sempre   caratterizzato il tuo  songwriting.
In che contesto e con quale spirito nascono i nuovi brani? 
Il contesto è nuovo e in trasformazione. Parlo del contesto storico, geo-politico e in generale dello “spirito del tempo”. Temo che per capirci qualcosa bisogna fare un passo indietro, studiare le logiche precedenti alle 2 guerre mondiali. E poi aggiungere il mondo arabo, le nazioni emergenti e le possibilità rivoluzionarie aperte da digitale e nanotecnologia. Ho cercato di affrontare alcune di queste questioni, riportandole ad un quotidiano più o meno immaginifico e innestandole su un tessuto sonoro semplificato, che punta tutto sull’efficacia di riff e ritornelli. Più pop che non pop.
– Collaborazioni,  aneddoti   divertenti,  attitudine,  aspettative  per  questo  nuovo  album e  nuovo  corso  artistico
Il Mastino, mio fratello e batterista dei Punkreas fino a “Pelle” è stato il primo a risvegliarmi dal torpore. Grazie a lui ho reincontrato Carlo, che è diventato la voce della band. A Carlo devo molto della mia “rinascita”: il suo lavoro e il suo entusiasmo per le mie proposte ha sostenuto in maniera determinante il progetto. Abbiamo lavorato così tanto fianco a fianco, e con tanta sintonia che alla fine gli amici hanno cominciato a chiamarci “fidanzatini”. Ovviamente come tutti i fidanzatini ci mandiamo volentieri a quel paese. Via via si sono aggiunti gli altri, a volte in maniera casuale. Le voci femminili di Bubblegum sono di Lara, una cugina di Carlo capitata per caso a trovarci. Le seconde voci sono di Flavio, un mio amico d’infanzia che passava di lì.
–     La   fine  di  un era  con  i  Punkreas, il  nuovo progetto e la  campagna  su  Musicraiser, come  hanno  reagito  i  tuoi  fan? In  che  rapporti  sei  rimasto  con  i tuoi vecchi compagni di  palco  e  quali  difficoltà  hai  riscontrato  nell’approcciarsi  alla  scena  musicale attuale con  un  progetto solista ed inedito?
Uh, ma queste sono almeno 5 domande. Come faccio a sintetizzare? E’ presto per fare consuntivi. Ho lasciato una situazione molto solida che ho contribuito a rendere tale in 25 anni di lavoro. Non penso che la gente possa veramente farsi un’idea di cosa significa perdere tutto quello che avevi. A meno che non ci sia passata. In questo momento non ho particolare desiderio di ricordare il passato. Sono ripartito quasi da zero, con la mia chitarra, la mia scrittura e la mia determinazione, o ostinazione se preferisci. Ho presto incontrato nuove persone con cui ho scoperto il piacere di rimettermi in gioco. Eugenio di Maninalto! (che si occuperà di booking ma intanto mi aiuta un po’ su tutto), Ettore e Roby al Real Sound Studio di Milano, mi hanno fatto sentire a mio agio e ho potuto lavorare al meglio delle mie possibilità. La campagna crowdfunding è stata pensata anzitutto per dare visibilità al progetto, in un triste panorama in cui non ci sono quasi più né riviste né negozi di cd. D’altra parte, qualche soldo da investire nel prossimo video e per coprire una piccola parte degli investimenti fatti finora non farebbe affatto male. Temo però che il pubblico non sia ancora preparato alla nuova situazione. Ho dovuto fare un post per spiegare il senso della cosa. Naturalmente poi qualcuno si sente molto figo a trattarti come un accattone. Di solito gente che canta le tue canzoni anche se non ha mai comprato un disco e viene ai concerti solo se a ingresso gratuito. Bizzarra esperienza quella in cui dei parassiti ti danno dell’accattone.
  Il messaggio, la critica sociale, divertente, dissacrante   ma  aspra   sono   da   sempre   il  tuo  modus operandi  per  quanto riguarda le liriche dei  brani, che temi affronta l’album  e  in  generale   quali   pensi  siano  i  temi  più   caldi   che   andrebbero   affrontati dall’opinione  pubblica ?
Ho molta meno facilità a presumere di avere capito tutto e comincio a trovare insopportabili i grilli parlanti. Credo che in realtà nessuno ci capisca molto, per esempio dubito fortemente che le categorie marxiane siano facilmente applicabili al mondo arabo, che non ha praticamente conosciuto la rivoluzione industriale nella sua forma classica, e quindi non ha sviluppato nessun proletariato rivoluzionario. In Occidente invece mi sembra che ormai siamo tutti Lumpenproletariat, cioè precari senza consapevolezza né coscienza di classe. A prescindere da quanto guadagniamo, ci accomuna un identico senso di dispersione e assenza di progettualità collettiva. Però io scrivo canzoni, e quindi cerco di non farne un dramma. Per ogni cosa che finisce, ce n’è un’altra che comincia. Vale anche per le ideologie, le visioni del mondo, le culture, politiche e non.
–  Da  sempre  sei  un  esempio  per  moltissime  delle  nuove  leve, sia  a  livello   musicale che  come  attitudine,  come  vedi  la  scena  musicale  attuale in Italia, nell’ambito  Punk e non  solo,  cosa  ti  piace  e  cosa  no,  segnalaci  qualche  realtà che  ritieni  interessante.
La scena boccheggia. Qualsiasi progetto serio deve essere economicamente sostenibile, e qui di economia non ne gira molta, soprattutto da quando il disco non ha più un valore economico. Purtroppo una somma di microcomportamenti apparentemente razionali, hanno prodotto effetti contrari e devastanti. Dopo anni ad acquistare al mercato magliettine prodotte in estremo Oriente, con il comprensibile intento di tagliare sul bilancio personale e familiare, non abbiamo più manifatture. Cioè non abbiamo più lavoro e invece che risparmiare ci ritroviamo più poveri. Dopo anni di download gratuito che ci ha fatto risparmiare sulla musica e sul lavoro dei musicisti, non abbiamo più una scena indipendente forte. E anche qui, ci ritroviamo più poveri. Non so cosa potrebbe salvarci, ma so che le difficoltà aguzzano l’ingegno.
–  Grazie  Flaco  siamo   alla  fine   quindi  direi:   ringraziamenti,   saluti,   prossime date   e progetti  per  il  futuro.
Bhe, non posso non citare Dario e Mattia, che si sono aggiunti a me e a Carlo in corso d’opera, e che hanno registrato rispettivamente batteria e basso nel disco. Anche il loro apporto è stato fondamentale. Insieme a loro, e probabilmente ad un chitarrista che andremo ad aggiungere prossimamente, da settembre ci prepariamo a portare Coleotteri sul palco. Per novembre dovremmo essere pronti. Non vediamo l’ora!

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