“L’anno della luce” e quattro chiacchiere con LUSTRO

A maggio 2016 è uscito il nuovo album di LustroL’anno della luce“, così abbiamo pensato di fargli qualche domanda, non solo per approfondire i contenuti del disco, ma anche per sapere qualcosa in più su Luigi Totaro.

“Fuggi da Foggia, non per Foggia” è una delle frasi che mi ha più colpito della quinta traccia. Quanto ti ha ispirato e al contempo limitato la tua città? “E quando tornerò voglio che sia tranquillo”, a cosa ti riferisci? Nel senso, quali aspettative hai per il futuro della tua terra?
E’ importantissimo il rapporto con le proprie origini. Porto sempre nel cuore la mia città natale, amo Foggia come si ama una donna di cui conosci tutti i difetti ma ti va bene lo stesso. Infatti la mia strofa in “Scappa” è scritta come fosse dedicata a una persona in carne e ossa.
Sono cresciuto tra le sue strade, è una città incredibile, piena di bellezze e altrettante brutture. Eppure i suoi figli, costretti ad andare fuori per crescere e trovare la propria strada, si fanno valere ovunque vanno nel mondo. E’ un po’ la storia di tutte le città di provincia, soprattutto del centro-sud, che si stanno letteralmente svuotando delle nuove generazioni.
Il video è molto emozionate, credo sia il migliore tra quelli che ho pubblicato.
L’abbiamo dedicato a un nostro carissimo amico che purtroppo non c’è più.

“Prima il rispetto, poi il denaro”, questo è il messaggio lanciato nella decima traccia dell’album. Ci sono stati momenti del tuo percorso lavorativo in cui non ti sei sentito rispettato o sei stato poco rispettoso tu?
Ho una bella vita e un bel lavoro autonomo. Mi sento fortunato e in generale percepisco molto rispetto nei miei confronti. Però ci sono stati momenti della vita, come accade un po’ a tutti, in cui ti senti poco rispettato. Per esempio da un proprietario di un locale o da un organizzatore di eventi poco professionale.

“Sei artefice del tuo destino o solo artificiere?”, domandi nel pezzo “Cerco”. E tu? Come ti senti? Quanto ha contato la tua forza di volontà? Cosa cerchi ora?
Ognuno è artefice del proprio destino, però spesso siamo molto bravi ad autosabotarci, anche solo inconsciamente. Ci vuole molta forza interiore per portare a termine un progetto come un disco, o qualsiasi altro progetto non solo artistico. Bisogna focalizzare tutte le proprie forze sul proprio obiettivo, ma è difficile soprattutto perché viviamo in un modo specializzato nel distrarci e intrattenerci. Quindi le nostre menti sono costantemente distratte e si passa da una cosa all’altra sprecando una marea di tempo. Io vivo una costante ricerca della giusta concentrazione per portare a termine bene uno step alla volta. Cerco la mia strada, il mio posto nel mondo, cerco brevi attimi di felicità. L’azione della ricerca crea molta più dopamina dell’arrivare a trovare ciò che cercavi.

“Crisalide” è uno dei pezzi forse più introspettivi dell’album. L’ho letta come una sorta di dichiarazione di intenti, di confessione di ciò che è stata la tua strada sino ad ora. La traccia si conclude con un pezzo di un film in cui si recita la frase “Perché è così buio? All’inizio è sempre buio”. Quanto è stato ‘buio’ per te l’inizio della tua carriera nel mondo della musica?
La citazione è de “La storia infinita” un film che ho visto decine di volte da bambino, lo adoravo, poi mi è capitato di rivederlo da adulto è ho trovato una quantità di messaggi nascosti incredibile. Quel buio non rappresenta solo l’inizio di una carriera artistica, ma il vuoto interiore che si crea quando si smette di sognare, quando ci si dimentica come desiderare, non il nuovo iPhone o la Ps4, ma quel desiderio che ti porta in un processo di miglioramento personale, il desiderio di essere in un percorso di crescita, il desiderio della scoperta.

Cosa pensi del panorama musicale attuale? Kiave, con cui hai anche collaborato, Guè, J Ax, Fedez, Marracash, Ghemon, tanto per citarne alcuni.
Siamo in un periodo molto florido per il rap in Italia. Finalmente. Ovviamente c’è molta varietà di genere, e il pubblico è stato “educato” ad un certo tipo di rap. Gli artisti che hai citato vedono la musica e vendono la propria musica e la propria immagine in maniera diversa. Non voglio criticare nessuno in particolare, ma sicuramente ci sarebbe bisogno di far arrivare la musica di Kiave, Ghemon, Mista, Mecna, Hyst (solo per citarne alcuni) ad un pubblico decisamente maggiore.

“Tutti ti dicono cosa fare, non vogliono le tue risposte, vogliono le loro”, con questa frase si conclude la settima traccia dell’album. Quanto hanno contato i condizionamenti degli altri nella tua vita?
Siamo circondati da persone che cercano di farti credere di avere proprio la soluzione che ti serve a portata di mano, chi ha la nuova dieta perfetta, chi la nuova pillola miracolosa, il metodo migliore per psicoanalizzarti, per dormire, per viaggiare. Dall’altro lato ci siamo completamente disabituati ad ascoltare noi stessi, a cercare le risposte dentro di noi. Molti non riescono a stare in una stanza in silenzio senza sentire il bisogno di prendere in mano il telefono, accendere la tv o mettere su della musica a caso. Cerchiamo sempre di occupare il vuoto con qualcosa, quando in realtà in quel vuoto possiamo trovare tantissime risposte.

Dopo l’esperienza con i Microphones Killarz, hai lanciato i tre EP della serie “The Experiment”, in cui ti discosti dai canoni classici dell’hip pop made in Italy. Ti sei ispirato a qualcuno? Come mai ha sentito il bisogno di provare questo nuovo ‘esperimento’ musicale?
E’ stata una mia esigenza. Quando sei in un gruppo ti vedi sia come individuo ma anche come parte di un qualcosa di più grande. Con Mecna e Totò era bellissimo, e quando ci ritroviamo lo è tuttora. Dovendo continuare da solo ho sentito il bisogno di sperimentare per trovare il vero me. Capire qual era il sound e l’approccio che volevo avere in futuro.

Che progetti hai per il futuro e, soprattutto, ti senti soddisfatto dell’ “Anno della luce”? Noi ti facciamo i nostri complimenti perché è davvero un bel lavoro. Soprattutto, ciò che ci ha colpito è la tua volontà di far confluire nel disco forme diverse di rap, rispettando gli artisti con cui hai collaborato, basta pensare a Fotocopie” con Jesto e “Crisalide” con Hyst, due approcci totalmente diversi tra loro.
Vi ringrazio per i complimenti. Sono molto soddisfatto per l’Anno della Luce, è un disco completo e vario che mi rispecchia molto, su cui ho messo tante risorse personali, sia a livello emotivo che di tempo, impegno, dedizione. Le collaborazioni hanno sicuramente dato un tocco di verità e qualità maggiore. Sono contento ma sicuramente vorrei fare di più, meglio, continuare a crescere e migliorarmi. E’ un buon primo step fondamentale.
Ora sto già lavorando per far uscire qualcosa con un sound ancora più deciso.

Dunqe, non ci resta che continuarlo a seguire, aspettando di ascoltare questo nuovo sound!

TRACKLIST:
1. Facciamo finta
2. Crisalide (feat. Hyst)
3. Il nulla
4. Mai sazi
5. Scappa (feat. Mecna & Totò Nasty)
6. La bella addormentata
7. Che gelo sia (feat. Giancarlo)
8. Cerco
9. Linea gialla
10. Prima il rispetto (feat. Mistaman)
11. Fotocopie (feat. Jesto)
12. Rex
13. Qui con me
14. Alla fine del giorno (feat. Soulcè)
15. Dentro di noi

Informazioni su Fiorella Todisco 56 articoli
Classe '92, laureata in giurisprudenza alla Federico II di Napoli. Ama il diritto, la letteratura, la scrittura, la musica e prova a fare di tutto un po'.