Nell’imperfetto e astratto: il viaggio nello spazio di Paolo Benvegnù

TRACKLIST

  1. Victor Neuer
  2. Macchine
  3. Goodbye Planet Earth
  4. Olovisione in parte terza
  5. Se questo sono io
  6. Quattrocentoquattromila
  7. Boxes
  8. Slow Parsec Slow
  9. Astrobar Sinatra
  10. No Drinks No Food

Puoi ascoltare decine di dischi, come è capitato a me negli ultimi tempi, e scoprire venature nuove, sentieri musicalmente inaspettati da artisti che magari avevi sottovalutato.

Puoi pensare che questi tempi così virtualmente frenetici e realmente inconsistenti, non consentano altro scenario musicale che quello che abbiamo ora: l’acclamazione popolare per le nuove indie piuomenopop star, le infatuazioni che colgono gli ascoltatori al primo ascolto di un brano su Youtube, gli urletti e le frasi ricopiate nelle bacheche, i video in cui con una chitarrina scordata coverizziamo litanie bubblegum.

Puoi pensare ogni cosa, anche che questo sia un discorso di retroguardia, di uno che non vuol accettare nulla di quello che è nuovo e “giovane”. Magari è così…molto banalmente, allora, dovresti smettere di leggere questo articolo, anche se parla di un’altra cosa.

Questo articolo parla di quella cosa che io e te e tutti gli altri abbiamo in comune, che ci fa stare trepidanti mentre aspettiamo di scartare il nuovo cd o, più semplicemente, malediciamo lo spot che precede il primo ascolto di quel nuovo pezzo che attendevamo da tempo. E che già sappiamo che ci regalerà quella sensazione unica e imperdibile chiamata emozione.

Ecco Paolo Benvegnù è proprio questo, pura emozione, una persona speciale, unica, vera, con una sensibilità artistica straordinaria.
Ogni disco di Paolo, che sia a nome suo o degli Scisma, finanche gli album in cui mette il suo zampino, come quello, bellissimo, di Fabio Cinti, trasuda di una raffinatezza estetica, di una sensibilità umana, prima che artistica, che ha pochi, forse nessun eguale in Italia.

“H3+”, il nuovo album appena uscito per Woodworm Label, non solo non viene meno a questa premessa ma la amplifica, ambientando l’intero disco nella dimensione che più di ogni altra si presta ad esaltare l’ ipersensibilismo di Paolo: lo spazio.

“H3+ è dedicato alla perdita, all’abbandono e alla rinascita, un’antologia di visioni, dove la grazia, la molecola alla base della vita, riempie gli spazi tra le emozioni, conservando la memoria di quello che siamo stati e quello che saremo.”

H3+ è una sorta di Space Opera in cui lo spazio, immenso, affascinante, silenzioso e a suo modo spaventoso, non è quello che cerchiamo di scrutare puntando in alto telescopi transdimensionali e ultratecnologici ma quello, infinitamente più vicino a noi e altrettanto immenso, affascinante, silenzioso e, proprio per questo spaventoso, che è la vita.
Lo Spazio è la nostra vita, noi siamo i pianeti e le stelle. I nostri affetti i soli che ci riscaldano e che fanno sì che tutto, che il viaggio, la ricerca continua della comprensione e della verità, dell’amore, abbia un senso.
Solo Paolo Benvegnù poteva scrivere un disco del genere, in questa maniera, quasi come una odissea nel cosmo dell’anima umana.

E cerco ciò che è intatto, esatto, sommerso
Sconfitto, diverso
Nell’imperfetto e astratto

L’incipit è perfetto, “Victor Neuer”, “Macchine” e “Goodbye Planet Earth” introducono l’ascoltatore verso il cuore del disco, affascinandolo con atmosfere a volte rarefatte a volte più decise, aperte, come fossero i razzi propulsori di un’ astronave che va in orbita. Una volta qui è sufficiente lasciarsi cullare dalle armonie, incantare dalle parole, abbandonarsi al naufragare nel vuoto. L’eleganza pervade i brani di “H3+” dall’inizio alla fine delle canzoni è la grazia a dominare incontrastata.

La musica è, ancora una volta, il perfetto letto su cui le magnifiche liriche si adagiano, l’evidenza che “I Paolo Benvegnù”, come da sempre il cantante presenta se stesso e la sua band, sono un’ “imperfetta” macchina da musica, sempre alla ricerca di soluzioni che amplifichino e valorizzino le idee artistiche alla base del processo creativo.
Un disco assolutamente imperdibile, un disco che più lo ascolti e più ti rendi conto di quanto importante sia certa musica, certe canzoni, per riempire lo spazio che ci circonda, per farci spalancare gli occhi dinanzi alla bellezza delle cose che abbiamo, dei colori che vediamo, delle parole che ascoltiamo.
Perché magari la NASA un giorno ci farà sapere che non siamo soli, non lo siamo mai stati, non lo saremo mai.

Ma Paolo, questo, lo sa già e, ogni volta non fa altro che ricordarci, qui nella meravigliosa “No Drinks, No Food”, che come in un dolce atterraggio segna la conclusione del viaggio, che non siamo soli perché da soli non sapremmo dove andare.

“Rinasceremo ancora come luce nel riflesso di un diamante”.

 

Leggi tutti gli articoli su Paolo Benvegnù

6 Trackback / Pingback

  1. Il Karemaski di Arezzo gremito per la prima data del tour H3+ di Paolo Benvegnù | | Piu o Meno POP
  2. Paolo Benvegnù torna con l"H3+ Club Tour" | Piu o Meno POP
  3. “Chissà chi mi accompagnerà (l’ingegnere)”, l’inedito di Paolo Benvegnù | | Piu o Meno POP
  4. Il Tour estivo di “H3+” di Paolo Benvegnù | | Piu o Meno POP
  5. MOTTA e PAOLO BENVEGNU' il 25 Luglio a Villa Ada Roma Incontra il mondo | | Piu o Meno POP
  6. PAOLO BENVEGNU' – dal 18 Novembre in teatro lo spettacolo "H3+" Dai primordi della terra al mondo vegetale | | Piu o Meno POP

I commenti sono chiusi.