“L’EPD’AMORE” di Young Signorino e la mancata consapevolezza di cosa sia la buona musica

© Sara Vitale

 

A cura di Michela Gioia Guerrera

 

Young Signorino

L’EPD’AMORE
(Goodfellas)

 

TRACKLIST  

01_Burrocacao Rosa
02_Che te ne pare
03_Esteticamente
04_Baci fiori demoni
05_Whisky maschio

 

Anche io ascolto musica di merda, lo ammetto.
Sì, perché la musica di merda esiste. Non è vero che la musica è bella tutta, bisogna leggere con la giusta chiave ogni pezzo: certi brani sono pessimi, punto.
Anche io ascolto musica di merda, ma ne sono consapevole.
Quando clicko play, lo so che sta per partire del trash, mi piace, me ne rammarico, me la godo, finisce lì. Non elogio nessuno, non dico che sia bella musica, non dico a chi non ascolta quegli artisti che non capiscono un cazzo. Ascolto, canto, ballo, mi diverto, ammetto le mie debolezze e vado avanti.

Ecco, questo tipo di consapevolezza credo che manchi alla maggior parte dei fan di Young Signorino

“Genio incompreso”.

Mmmh, no. Non mi pare che sia particolarmente intelligente nè sorprendentemente originale: vi ricordo Nella vecchia fattoria con annessi tutti i versi degli animali.

“Se ha successo vorrà dire che è bravo”. 

Successo non è sinonimo di bravura, non serve essere dei geni incompresi per capirlo, per l’appunto (e comunque, tutto questo successo non ce l’ha).

“Alle persone piace”

Torniamo a bomba: alle persone può piacere anche della musica di merda. 

Ma non è mia intenzione screditare nessuno in maniera gratuita e solo per il gusto di farlo, quindi ecco a voi, signore e signorini, una concisa ma puntuale critica costruttiva del suo nuovo EP: L’EPD’AMORE uscito oggi, il 25 ottobre, per Goodfellas.

Partiamo dalla struttura dei cinque brani che Signorino ci propone.

In ogni traccia l’autore ci tiene a precisare che sia lui a cantare con dei ripetuti Sono io, sono io solitamente all’inizio del brano, ma in poche altre occasioni ci sorprende inserendo questi versi a metà canzone. Va bene, grazie. Credevo di averlo capito già a Burrocacao Rosa, ma repetita iuvant giusto?


Il testo vero e proprio parte con un’altra reiterazione: quella del titolo. Questo viene cantato da un minimo di due a un massimo di dieci volte, di solito per quelli più lunghi, così li memorizziamo meglio.
Segue strofa autocelebrativa, un egotrip che spazia dallo stile, alla moda, al vantarsi di essere un drogato (o fumare sigarette quando l’autore vuole dare un tono di umiltà), all’alcol, al proclamarsi consigliere supremo.
Qui troviamo versi privi di un vero e proprio senso logico, e una serie di dissing molto acuti, dove un Sono io il creatore, tu cretino non puoi farlo ferisce quasi quanto uno specchio riflesso.
Il flow dell’artista è unico per tutta la durata dell’EP: ritmo che vince non si cambia?
Infine, ogni brano termina con un po’ di titolo a ripetizione che non si sa mai, almeno si occupa mezzo minuto così. 

Ecco, tutte le tracce seguono questo schema. Ogni singola traccia.
Bello.
Innovativo.
Per nulla ridondante.
Grazie per aver donato cotanta bellezza alla musica italiana.

Ma non temete, ci sono alcuni aspetti positivi. Innanzitutto devo ammettere che alcuni passaggi non sono male: ho apprezzato i riferimenti alla eliminazione delle differenze di genere. Cioè, questa è l’interpretazione che ho dato io, ma può anche essere che fossero frasi formate da termini accostati in ordine casuale.
Infine, per fortuna, si tratta solo di cinque brani.

Concludendo, se volete: ascoltate, cantate, ballate, divertitevi, ammette le vostre debolezze -oppure vivete con questo piccolo segreto- e andate avanti.