[Live Report] STRATEGIE DI SOPRAVVIVENZA: An Evening with Manuel Agnelli @ Tuscany Hall Firenze

© Roberto Fontolan - An Evening With Manuel Agnelli Venezia, Teatro Goldoni

An Evening with Manuel Agnelli

Tuscany Hall Firenze

6 Dicembre 2019

 

A cura di Marlene Chiti

 

Ad Aprile, raccontando una delle prime serate dello spettacolo An Evening with Manuel Agnelli, avevo espresso la convinzione che la coesione interna e la gestione dei tempi sarebbero andati migliorando con il rodaggio e il susseguirsi delle date e questa tranche autunnale di concerti ha confermato la predizione. Se da una parte, dato che la formula è rimasta invariata, poteva legittimamente esserci il dubbio di incorrere in uno spettacolo fotocopia, dall’altra era viva la curiosità di scoprire se e come questo pericolo potesse essere evitato.
Un’intelligente rotazione nei brani in scaletta sia dal repertorio degli Afterhours, riarrangiato per l’occasione, che delle cover, in buona parte rinnovate rispetto non solo a quelle dello spettacolo primaverile ma anche a quelle proposte da anni con la band, nonché la scelta per le letture di due brani pregnanti ma sintetici quali La Vipera Convertita del poeta dialettale romano Trilussa e un estratto dalla dichiarazioni di Hermann Göring al processo di Norimberga, si sono rivelate indovinate e hanno permesso anche a chi aveva già assistito al precedente spettacolo di godere appieno della serata.
Nota di merito va a Manuel Agnelli che, oltre ad un’eccellente forma vocale, dimostra anche di aver maturato notevole consapevolezza e padronanza delle doti affabulatorie che già gli riconoscevamo.

L’apertura, una Berlin voce e piano, induce subito a veleggiare sulle ali dei ricordi: racconti di gioventù incoscienti, fameliche di musiche e nuovi trend, giornate accampati in alloggi di fortuna a sentir scopare rumorosamente i vicini.
Poi le asperità della gavetta prima del successo, prima dello scoppio di HPDB?, i fallimenti sentimentali, la miseria materiale e una versione, l’ennesima da pelle d’oca, di Pelle che ci lascia tutti un po’ annichiliti per la sua intensità.
Con Musa di nessuno e L’odore della giacca di mio padre si accennano argomenti spinosi e si aprono spiragli su momenti dolorosi e potentemente trasformativi. Grazie alle riletture di Video Games di Lana Del Rey e True Love Will Find You in the End di Daniel Johnston si racconta affettuosamente del processo di crescita della figlia ormai sulle soglie della piena adolescenza.
Una splendida e applauditissima versione di Lost in the Flood di Springsteen offre lo spunto per parlare di quelle canzoni che divengono figliastre, carichi opprimenti per i loro stessi autori che rischiano di rimanerne prigionieri; non può che trattarsi di lei, invocata senza requie ad ogni occasione, croce e delizia dei concerti afterici:
STrAateEGggIEeeeeeeee!!!
Irrompe il racconto di una fan irriducibile divenuta suo malgrado talmente molesta da meritare di avere la vista in transenna impallata da una cortina di piante. Risuonano scrosci di risate ma io non posso fare a meno di ricordare quanti di noi nelle nostre post adolescenze e gioventù ruggenti spese alle calcagna degli Afterhours, dagli Abruzzi alle Alpi, si siano ritrovati sullo stesso baratro che separa la passione dall’ossessione. Le sempre più pressanti incombenze della vita adulta, l’impigrirsi dell’età matura e, per taluni, una vorace curiosità che ha portato all’ampliarsi degli ascolti ci hanno salvati e hanno liberato Agnelli consegnandolo comunque ad orde di nuovi ammiratori.
Rodrigo D’Erasmo si dimostra in queste occasioni non solo prezioso collaboratore dal punto di vista musicale ma anche ottima spalla per le parti colloquiali.
Sul finire della prima parte, Non è per sempre si trasforma in un karaoke collettivo e la sorprendente cover di Skeleton Tree, dal penultimo album omonimo di Nick Cave, è un tributo all’artista e punto di partenza di una riflessione sulla necessità di ricominciare ad uscire di casa e vivere esperienze significative e unificanti nonostante sia divenuto sempre più complicato in una società condannata al precariato in cui un mese di Netflix costa meno di un paio di birre al pub con gli amici.
Nei bis si fanno notare L’Aquila, cover di Lucio Battisti tratta dall’album Il Mio Canto Libero del 1972 e la coppia Quello che non c’è Bye Bye Bombay, accompagnate da un esilarante aneddoto relativo ai tempi del viaggio in India con Emidio Clementi, viaggio che fu protagonista, ormai più di una decade fa, di uno spettacolo intitolato Bombay Tapes a doppia firma Agnelli-Clementi che, se un giorno fosse rispolverato, potrebbe interessare molti.
Il concerto si chiude sulle note di Ci sono molti modi e con il pubblico tutto i piedi per applaudire il duo D’erasmo-Agnelli che anche questa volta è riuscito a mettere in piedi una serata coinvolgente, a tratti sinceramente emozionante.
Da poco è uscito anche un LP che presenta in 11 pezzi un estratto della tournée teatrale primaverile.

Scaletta live autunnale:
Berlin
Male di Miele
Musa di nessuno
Né pani né pesci
La vipera convertita (poesia di Trilussa)
Non voglio ritrovare il tuo nome
Pelle
True Love Will Find You in the End
Shadowplay
Lost in the Flood
Strategie
Lettura della dichiarazione di Goering al Processo di Norimberga
Padania
Video Games
Non è per Sempre
Skeleton Tree

Bis1
The Long and Winding Road
Ballata per la mia Piccola Iena
L’aquila
L’odore della giacca di mio padre

Bis 2
Quello che non c’è
Bye Bye Bombay
Ci Sono Molti Modi

 

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