[Intervista] Per Asperax, band tarantina in apertura ai concerti degli Afterhours

Manuel Agnelli, leader degli Afterhours, è in tour per i vent’anni di Ballate per Piccole Iene, uno degli album più importanti e osannati della band. Per l’occasione ha riunito i musicisti che allora avevano suonato nell’album, Ciffo, Prette e Viti e scelto di far aprire i suoi spettacoli ad alcune band emergenti del panorama rock italico.

Un concerto diventa così anche l’occasione per scoprire musica nuova e supportare talenti emergenti. Ho avuto l’occasione di ascoltare i Per Asperax, band post punk tarantina, a Napoli. La loro energia, la loro irrequietezza, la loro voglia di mangiarsi il palco, mi hanno colpito, e sono sicura siano piaciuti ai tanti che erano con me sotto il palco.

Ho pensato, dunque, di fare quattro chiacchiere con loro…

 

 

Salve ragazzi, come state?
Ciao, un po’ rotti come al solito ma bene <3

 

Raccontatemi un po’: perché vi chiamate proprio Per Asperax? Fa pensare al motto latino… o c’è dietro una passione segreta per le lingue morte? 😄
Tutto nasce da un graffito che avevamo fatto anni fa su una scuola a Taranto. Ognuno di noi aveva disegnato la propria lapide, con la data in cui “è morto dentro”, e sopra c’erano due angioletti che tenevano un drappo con scritto Per aspera ad infernum – tipo: “attraverso le difficoltà, per finire all’inferno”. Niente salvezza, insomma.
Giuga (il cantante) ha preso il “Per Aspera” e l’ha tenuto così, lasciando sottinteso tutto il resto. Poi quando ha provato a registrare il nome e si è accorto che era già preso, ci ha messo una X finale, come faceva già online. E così è nato PER ASPERAX, rigorosamente in caps perchè ti devi spaventare.

 

Vi ho visti a Napoli con gli Afterhours, ed è stata una bella botta. Com’è andata per voi? Raccontatelo a chi non c’era.
È andata alla grande, davvero. Eravamo super carichi, ma non ci aspettavamo un’accoglienza così calorosa. Il pubblico ci ha travolto.
Napoli è una città speciale: ha un amore viscerale per l’arte, ma anche rispetto, attenzione. Lo percepisci subito appena ci metti piede. È stato un concerto che ci porteremo dentro a lungo.

 

Cos’è per voi il progetto Carne Fresca? E com’è secondo voi lo stato attuale della musica in Italia?
Carne Fresca, sulla carta, è una rassegna curata da Manuel Agnelli, Giovanni Succi e lo staff del Germi di Milano. Scelgono alcune delle band emergenti che ritengono più interessanti e le fanno suonare al locale, creando nuove occasioni per farsi conoscere.
Ma per noi è stata molto di più: l’occasione più importante che ci sia mai capitata.
Venendo da Taranto, la nostra musica qui non si incastra mai bene: troppo melodici per i centri sociali, troppo incazzati per i club. E in Italia si ha spesso paura di quello che non si può subito etichettare o vendere.
Proprio per questo iniziative come Carne Fresca sono fondamentali: ce ne vorrebbero almeno altre venti, se davvero si vuole dare spazio a proposte nuove, che non seguono uno stampino. È uno dei pochi segnali concreti che ci fa ancora credere che, anche in un paese dove le major campano di diritti da musica usata come rumore di fondo nei supermercati, la musica autentica possa ancora avere un futuro.

 

Cosa ascoltate nel quotidiano? E da chi vi sentite influenzati nei vostri pezzi?
Ascoltiamo di tutto, veramente. Dal black metal al rap italiano, passando per la fusion giapponese e il neomelodico. Se ci emoziona, va bene.
Nei nostri pezzi, però, queste influenze diventano più che altro sfumature. Non partiamo mai da un riferimento preciso.
Piuttosto ci chiediamo: che sensazione ci comunica questo riff, testo o idea e da lì costruiamo tutto il resto per comunicarlo al meglio.
Certo, poi siamo un po’ nerd: ci fissiamo su un pedale usato dai Deftones nel 2003 o sul suono della chitarra di In Utero. Ma alla fine sono dettagli che probabilmente non nota nessuno tranne noi. E ci sta. AHAHAHA

 

State aprendo i concerti degli Afterhours. In futuro, con chi vi piacerebbe condividere il palco?
Sarebbe bello salire sul palco con band europee che ci piacciono un botto, tipo IDLES, Fontaines D.C., Viagra Boys…
Ci piacerebbe far vedere che anche dall’Italia – e dal sud Italia – si può portare un certo tipo di rock senza complessi.

 

Pensate che essere una band del sud oggi renda tutto più difficile?
A livello logistico, sì. Muoversi da qui è complicato e costoso. I locali del nord, per quanto aperti, spesso non riescono a coprire i costi per portarci su.
Ma dal punto di vista artistico, il sud è un’enorme ricchezza. È sofferto, intenso, teatrale, un bagaglio emotivo che ti porti addosso e che, se fai arte, diventa oro puro.

 

Che consiglio dareste a un giovane che vuole buttarsi nella musica?
Non fatevi fregare. È pieno di trappole: etichette fantasma, corsi a pagamento, contest finti, agenzie che vi dicono cosa dovete fare per “emergere”, è melma.
Il punto è: se hai qualcosa da dire, trova il modo migliore per registrarlo e fallo uscire. Il resto arriva.
Ascoltate voi stessi, imparate dai vostri errori e continuate a provare. Nessuno ha le risposte giuste per voi, men che meno chi si propone come “esperto” e poi ha suonato solo alla sagra di paese.

 

Queste le prossime date del tour degli Afterhours. A Locorotondo e Reggio Calabria, in apertura, ci saranno i Per Asperax.

 

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Locorotondo, ven 19:00 · Masseria Ferragnano

ago10
Reggio Calabria, dom 21:30 · Piazza Castello

ago13
Zafferana Etnea, Italiamer 19:00 · Teatro Falcone e Borsellino