I Camillas – Taverna dal Conte, Monzambano (MN), 30 settembre 2016

Appena scopro che i Camillas suonano alla Taverna dal Conte non ci sono dubbi: si va. Avverto anche mia mamma che canticchia le loro canzoni in macchina e ritiene le portino fortuna nella ricerca di parcheggio, ne è entusiasta.
Il tragitto verso il posto del concerto è surreale: sto andando ad un concerto vicinissimo casa (ben 15 minuti in auto) e con mia madre. Ancora più surreale è quando imbocchiamo questa stradina sterrata in mezzo al bosco tra Cappuccetto Rosso e The Blair Witch Project, poi finalmente quando vedo il parcheggio e la Taverna mi rendo conto di esserci già stata in quel locale per qualche appuntamento romantico con un ragazzo dalla clavicola fratturata.
Qualche abbraccio, saluti e birra nell’attesa, i collant che prudono un poco, il tempo che non si capisce, il naso colante e il riconoscere già cinque persone del posto con cui hai ricordi preadolescenziali/adolescenziali.
Ecco che arriva anche Zagor, momentaneamente disperso, altri abbracci e sorrisi, mi dice che Monzambano è importante per loro perché fu proprio qua che fecero una delle prime date fuori da Pesaro, a casa di amici, prima che andassero di moda i Sicretsciò/House Concert come vanno adesso. Il palchetto attorniato di sedie e soliti tavoli, le panche, tutti in attesa dell’inizio. Quando stai per assistere ad un concerto dei Camillas non sai mai che aspettarti ed è questo il bello: la loro imprevedibilità. Dopo una breve presentazione e Ruben che gioca affascinato con la vetrata si inizia a snocciolare canzoni come Cuscini, Il gioco della palla, Il bel pomeriggio, se le annunciano tra di loro a fior di labbra durante le brevi pause tra i brani.

24860018Sono in due, uno alla chitarra, l’altro alla tastiera ma bastano e avanzano. Qualche problema tecnico sfruttato come aneddotto, spostamenti di casse, trafficare di cavi, la quiete, di nuovo il rumore, poi si risolve. Tra qualche canzone e l’altra alcuni racconti di uccellini che spiccano il volo anche se non sanno volare, fidanzate che dicono che escono un attimo ma poi non tornano, chiavi scaldate con accendini strette nelle mani, il tutto accompagnato dalla musica, che segue il crescendo del discorso, una sorta di colonna sonora che ci accompagna nella narrazione e nei finali un po’ dolci un po’ amari. Qualche allontanamento di Zagor, ritrovato attaccato alla porta.

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24860007Rovi, la sigla di Colorado, Stella, la mitica Gina 666 ti telefono domani per vedere se ci 666 poi di nuovo qualche problema tecnico e allora si va di live acustico tra i tavoli, il legno che stride contro i tavoli al loro spostarsi,  Zagor armato di maracas canta El mito, ci infiltra un po’ di Piromane e Magico Mondo con Battisti che mette su i dischi.

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24860002Finalissimo con quella che almeno mi è parsa una cover super acustica di The Robots dei Kraftwerk (forse me sbajo perdonateme), ritentata quache volta in più perché un po’ si era stanchi e un po’ scappava da ridere, non riusciva come si deve e Zagor la voleva fatta bene perché era l’ultima.
Live ricco, magnetico, travolgente spensierato che se vi capitano vicini andateli a vedere, anche se vi capitano non troppo vicini andateli a vedere.
Andateli a vedere.

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Foto scattate con una Pentax ESPIO 738 analogica