Psiker: elettropop al Maximo

psiker-maximo

Ascoltare “Maximo”, il nuovo disco del cantuautore milanese Massimo Curcio in arte Psiker, è un po’ come salire su una DeLorean che invece del flusso canalizzatore del Dottor Emmett Brown ha lo stereo della mia prima auto.

Un disco dal suono decisamente elettropop, costruito (volutamente) come quello delle band che negli anni 80 facevano furore, dai Pet Shop Boys ai Depeche Mode passando per i Talk Talk, impreziosito dalla presenza di una manciata di ospiti che definire d’eccezione è dire poco. Ma andiamo per gradi.

Psiker si approccia al synth pop scegliendo una via differente rispetto a quella di tante altre band che popolano il panorama del pop italiano contemporaneo, pescando sì nei suoni caratteristici degli anni 80 ma rielaborandoli a suo uso e consumo per creare canzoni del tutto personali, grazie anche a testi che raccontano in maniera lieve la vita di tutti i giorni.
Non è un caso se come primo singolo è stato scelto proprio “Metropolitana”, in cui Psiker disegna un affresco di una ordinaria (e folle?) corsa della metro milanese: tutte le canzoni parlano di vita quotidiana con ironia, senza prendersi per nulla sul serio ma al contempo riuscendo a porre l’accento su molte di quelle piccole storture che accompagnano le giornate di tutti.

A impreziosire questo disco è senza dubbio il coinvolgimento di quattro artisti in  altrettante canzoni: Francesca Gastaldi degli Zerozen, Raffaella Destefano dei Madreblu, Luca Urbani dei Soerba e Odette Di Maio dei Soon.
Una sorta di dream team del pop italiano della golden age degli anni 90, in cui le loro band sembravano destinate a un radioso futuro, grazie anche all’appoggio delle major discografiche, allora disposte a scommettere tanto su un prodotto di qualità quanto sulle boyband.
La storia racconta che le cose sono andate diversamente ma tant’è…

Psiker spiega la scelta di averli nel suo disco con, fatto che “hanno tutti influenzato il mio stile musicale. Sentirli oggi insieme nel mio album è per me la realizzazione di un sogno, che mi catapulta a circa vent’anni fa, in quello che considero uno dei periodi discografici più ricchi e coraggiosi”.
Proprio per questo motivo il featuring di ognuno di loro contiene un piccolo omaggio al loro passato: infatti tutti gli ospiti cantano nelle tracce del disco delle piccole citazioni dai loro brani più famosi.

Un disco proprio per tutti questi motivi che si può definire “retrocontemporaneo”, intriso di nostalgia ma che guarda alla vita di tutti i giorni senza disdegnare, nell’ultima traccia “Attento” uno sguardo al futuro, da vivere con serenità ma senza distogliere lo sguardo dalle piccole cose importanti che ci circondano.