Cicero e Troja: una meravigliosa storia Italiana

Ho un rapporto conflittuale con le premesse, non posso negarlo. Ci sono occasioni in cui detesto non andare dritto al punto altre in cui, al contrario, l’incipit diventa una sorta di trampolino che catapulta chi legge nel mood giusto per il resto dell’articolo.
Stavolta è diverso, stavolta la premessa che sto per fare e di cui, innegabilmente, avete letto una premessa, è quella piccola medaglia che piùomenopop si vanta di mostrare ogni volta che può.
State per leggere un pezzo sull’esibizione dei musicisti siciliani Antonino Cicero e Luciano Troja, fagottista classico il primo e pianista jazz di fama internazionale il secondo, incentrata sul loro disco “An Italian Tale“, un disco di composizioni inedite ispirate dalle canzoni italiane degli anni ’30 e ’40 e in particolare a quelle di Giovanni D’Anzi.
Se vi state chiedendo che c’entriamo noi con questo tipo di musica vuol dire che non avete ancora capito che, in buona sostanza, facciamo quello che ci piace e parliamo della musica che ci piace.

E “An Italian Tale” è una di quelle cose tanto belle che paragonarle a una bella e limpida giornata di primavera non è per nulla azzardato, e i motivi sono tanti.
Innanzitutto il leit motiv dietro al disco: realizzare un disco di inediti ispirati a un tempo, a un’Italia che non c’è più, un’Italia che si rialzava dalle ceneri della Prima Guerra Mondiale e si incamminava verso il buio del Fascismo, un’Italia in cui veniva a galla un approccio moderno alla canzone, in cui la tradizione musicale italiana si lasciava contaminare dall’ eco dello swing americano. Erano gli anni, appunto, in cui Giovanni D’Anzi scriveva alcune tra le canzoni che hanno segnato la quotidianità dell’Italia: da “Bellezza in Bicicletta” a “Ma l’amore no” passando per “Ma le Gambe” e “Voglio vivere Così”. Canzoni che sono rimaste nella storia e che hanno ispirato Luciano Troja nella composizione di brani orginali cuciti addosso al fagotto di Antonino Cicero, definito dallo stesso pianista siciliano “un fagotto che canta“.

In “Radio” e “Nel ventoTroja riprende anche una cellula musicale rispettivamente di “Abbassa la tua radio” e “Ma l’amore no” e la varia creando atmosfere magiche e sognanti che sembrano realmente trasportarti in un’epoca, in un vissuto che è probabilmente quanto di più lontano riusciamo ad immaginare ai giorni nostri.

Rabagliati” è un divertente omaggio al Re della musica di quegli anni, quell’Alberto Rabagliati che cantò molti dei maggiori successi di D’Anzi, mentre “Bici” e “Gambe” si rifanno nel titolo a “Bellezza in Bicicletta” e “Ma le Gambe“.

Il risultato globale è esattamente quello desiderato dai due musicisti: un tappeto di note intarsiato da Troja sul quale Cicero ricama magistralmente le sue trame, che nella riproposizione dal vivo acquista ancor più valore.
Cicero e Troja sono indubbiamente due fuoriclasse della musica, il loro carisma sul palco è indiscutibile, la loro affabilità e simpatia rende il loro concerto una gioia per il pubblico.
Seguire una loro performance è un vero privilegio, non fatevi fuorviare da inutili pregiudizi sul genere: la musica, quella Bella, quella che emoziona e riempie animo e cuore non ha distinzioni perchè è una, unica e sola.

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