Castagneto, circonvallazione esterna. Afterhours al Bolgheri Festival.

A cura di Marlene Chiti

Marina di Castagneto Carducci, esterno sera, 10 agosto.

«Mi apra lo zaino signora, tolga il tappo alla bottiglia
Ho troppa roba in mano, fiduciosa mi rivolgo ad A.: «Mi aiuti a tenere…Ma dove
A. si è smaterializzato, è là davanti che fa il vago e se la ride godendosi la scenetta.
Momento di solidarietà femminile: «Seee, figurati», sbotta la poliziotta.
«Allora lei mi tenga questa», e le smollo il bicchiere di birra ancora pieno.
«Pensa se mi fotografassero adesso con una birra in mano, in servizio!», dice fra l’irritato e il divertito, ma sono ancora troppo impacciata, non riesco ad aprire la bottiglietta
«Ecco, lo faccia lei», dico porgendo l’oggetto contundente al secondo poliziotto.
«Ehi, ci sono anch’io», – interviene uno della security, – «Posso fare qualcosa anche io? Le accendo una sigaretta?»
«Grazie, non fumo». Si liberano del tappo contundente e di me.
Sollievo generale, cambio scena.

Con un inizio del genere avrei dovuto presumere che sarebbe stata una serata sui generis.
Alle 21:30 la venue, un campaccio recintato appena fuori Marina di Castagneto Carducci, location usuale del Bolgheri Festival, è ancora semivuota.

Sono le 22:00 passate quando si parte e si parte invero col botto. Ad aprire, Strategie. E non posso fare a meno di immaginarli mentre montano la scaletta:

La facciamo Strategie, sì? E dove la mettiamo?“… “La suoniamo SUBITO “!

Così si disinnescano gli urlatori molesti che da anni appestano tutti i concerti richiedendo a gran voce proprio questo pezzo. Infilano una dietro l’altra anche Germi, Male di miele, Rapace e Sangue di Giuda, e sarebbe bellissimo se tutto funzionasse a dovere, invece i suoni sono impastati, il basso è troppo forte, della batteria si sente solo la cassa, Agnelli non si sente, Pilia chiede aggiustamenti che non paiono arrivare.

Dietro di me un signore canta con voce potente, nemmeno fosse dotato di naturale amplificazione e, per fortuna, è intonato; invece Agnelli continua sentirsi poco, tanto che dopo il quarto, quinto pezzo, si porta lato palco e, stizzito, dà indicazioni per risolvere la situazione. Migliorano i settaggi, ma ancora ci sono problemi: «Senti, il rullante! ».

Sul palco suonano Nè pani nè pesci, ed arriamo ad un buon terzo del set. Tutta la parte centrale della prima sezione del concerto è dedicata agli ultimi due lavori, i pezzi paiono sentiti sul palco e ben ricevuti sotto palco. La scenografia è essenziale: i pannelli, i led e l’artwork di copertina a sottolineare i brani di Folfiri o folfox, sono funzionali e permettono di concentrarsi sulla musica. Il gruppo ripesca brani da molto tempo non presenti nelle scalette live, come Il paese è reale e chiude la prima sezione con un’altra rarità: Tutto domani.

Dopo una breve interruzione, il rientro è accompagnato da un ficcante commento di Manuel riguardo al tornare sul palco per eseguire dei bis non richiesti, e la musica riprende con una splendida serie di pezzi da Ballate per piccole iene, chiusa da Voglio una pelle splendida ( HPDB?). Anche alla fine di questo troncone, registriamo di non aver ascoltato ancora niente da Non è per sempre e Quello che non c’è.

Puntualmente, la band riprende con Bungee Jumping, accontentando i presenti. Si susseguono poi 1.9.9.6, La verità che ricordavo, per passare al ripescaggio di Bianca, ultimamente eseguita quasi esclusivamente nei tour teatrali, e di È solo febbre. C’è spazio per qualche altro siparietto. «Voi chiamate, noi usciamo» commenta un Agnelli più rilassato, che si trova anche a dover raccogliere un reggiseno lanciato sul palco. «Una terza abbondante», esclama prima di attaccare con la graditissima La sinfonia dei topi.
Ci si avvia sul finale e, la chiusura con Quello che non c’è, Pelle e Bye bye Bombay, non può che farci felici.

Sono stati suonati una trentina di pezzi i e, circa due ore e mezzo di concerto, sono trascorse dall’inizio. Non possiamo dire di aver assistito al migliore dei concerti possibili, gli inconvenienti tecnici hanno parzialmente rovinato godimento e fruibilità di gran parte della sezione iniziale del live.

Va però riconosciuta la professionalità di chi, in condizioni tutt’altro che ottimali, ha tenuto il palco per tanto tempo, senza tagliare la scaletta, nel rispetto del pubblico, questa volta meno numeroso rispetto ad altre occasioni.

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