Salvini chiama, il rap risponde: piccola antologia per non scordarsi di essere umani

Roma, 29 lug. (askanews) - "Tanti nemici, tanto onore". A seguire della citazione mussoliniana, l'emoji del bacio che ormai tutti leggono "un bacione", il classico della retorica salviniana. Così su Twitter il ministro dell'Interno Matteo Salvini che rituitta e commenta un articolo uscito su affaritaliani.it dal titolo "Abbasso Salvini: Sinistra, cattolici, tutti contro. Ma il suo consenso sale", corredato da una foto con il volto del vicepremier sovrastata da un mirino.

A cura di Serena Coletti

Notizia degli ultimi giorni è l’annuncio dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, intenzionato a “Inviare personale in Italia per valutare il riferito forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro i migranti, persone di discendenza africana e Rom.”
Ma com’è possibile che quando il ministro dell’interno della nostra nazione arriva ad attirare le accuse dell’Onu non ci sia nessun musicista che prende posizione con le sue canzoni? Almeno nel rap, un genere nato dagli afroamericani che vivevano nei ghetti come altoparlante per la denuncia sociale, un genere che in Italia è approdato passando per i centri sociali, acquisendo quindi un’ulteriore coscienza politica, un genere i cui principi sono espressi in un documento presentato alle Nazioni Unite che dichiara

Hip Hop è un termine che descrive l’indipendenza della nostra coscienza collettiva. Come stile di vita consapevole, noi riconosciamo l’influenza che abbiamo sulla società, specialmente sui giovani. Per sempre terremo i diritti e il benessere di entrambi a mente. La cultura Hip Hop incoraggia la fratellanza, la cooperazione tra uomini, donne, ragazzi e la famiglia. Siamo consapevoli di non essere portatori intenzionali di qualunque forma di disprezzo che potrebbe compromettere la dignità e la reputazione dei nostri figli, anziani o antenati.”

Possibile davvero che il boom commerciale del rap abbia fatto dimenticare a tutti gli amanti della cultura hip hop quale sia il vero senso di questa musica? Certo che no, esiste ancora chi fa rap rispettando dei sani principi e non certo pronto a chiudere la bocca per comodità di carriera. Qui di seguito ci sono alcuni brani, piuttosto recenti, di rap italiano da ascoltare e far ascoltare per ricordarsi che i diritti umani sono i nostri diritti. L’hip hop è un veicolo importante per diffondere messaggi, è, come direbbero Principe e Kento, “una responsabilità condivisa”. Smettiamo di lamentarci con chi tradisce tutto ciò per la copertina di qualche rivista e un disco d’oro, continuiamo piuttosto a supportare chi usa la musica per prendere posizione, perché queste persone ci sono e non sono poi così poche.

 

 

Kento & The Voodoo Brothers, H.I.P. H.O.P. (Ho Idee Potenti, Ho Obiettivi Precisi)

A suggerire questa scelta è stato il rapper stesso, che qualche giorno fa ha pubblicato su Facebook il brano, scrivendo:

“Poco più di un anno fa, facemmo uscire questo video che immaginava un futuro distopico dove gli immigrati sono tutti nemici e la repressione colpisce chi non la pensa come i potenti. Oggi questo video assomiglia pericolosamente alla realtà: solo quello che succede nel finale non si è ancora verificato…”

 

 

Tommy Kuti, #Afroitaliano

Questa canzone risale al 2017, al dibattito sullo ius soli, al quale il giovane rapper Tommy Kuti rispondeva con questo neologismo, che rappresenta contemporaneamente il suo essere cresciuto in Italia le sue radici africane. Ancora oggi però sarebbe bene che venisse diffusa perché il suo messaggio sembra essere arrivato davvero a pochi.

“La prima volta che ho detto ti amo, giuro l’ho fatto in italiano!”

 

 

Murubutu, Sull’Atlantico

Un brano leggermente più vecchio questo, risalente al 2014, all’album “Gli Ammutinati Del Bouncin’, Ovvero Mirabolanti Avventure Di Uomini E Mari”. Il titolo lo spiega già benissimo, questo disco narra storie di mare; “Sull’Atlantico” in particolare è la storia di un giovane che parte dalla Sicilia per cercare un futuro dignitoso negli Stati Uniti. Il viaggio si svolge su una nave perché questa è “Una storia d’altri tempi, ma una storia di sti tempi”. Murubutu, con il suo stile unico, sempre condito da tecnicismi incredibili e da un vocabolario vastissimo, decide quindi di tornare indietro nel tempo per ricordarci quando i migranti, che rischiavano la vita durante un viaggio in mare, che all’arrivo venivano disprezzati e insultati, eravamo noi italiani. Geniale il finale, questo sì ambientato nei giorni nostri, con il protagonista che, ormai tornato in Sicilia, vede arrivare un barcone.

“Gianni sulla spiaggia di casa, sotto il sole che scalpita
Guarda il mare che guarda la costa che guarda l’Africa
Poi all’orizzonte scorge un barcone, è fitto di corpi e dolore
Gianni rivede sé stesso: il migrante ha un solo colore, un solo nome”

 

 

Kappa-O & Virux, Aquarius

 

Entriamo di peso nell’attualità con i due rapper della Hard Squat Crew, che a luglio hanno fatto uscire un pezzo che non lascia spazio a equivoci. Il duo prende una posizione ben precisa, firmando un testo diretto e con la giusta dose di violenza verbale, non solo verso Salvini ma anche verso l’ipocrisia di chi, rapper o meno, si rifiuta di prendere posizione per comodità. Per capire l’andamento del primo brano basta l’incipit, chiarissimo:

“C’ho un paio di cose da dire, e non mi converrebbe farlo, ma senti
Non mi sono mai vergognato così tanto del mio stato”

 

 

Raffaele Casarano feat. Danno, Oltremare

Oltremare è il primo singolo tratto dall’album omonimo di Raffaele Casarano, talento della New Jazz Generation italiana, che in questo disco, pubblicato dallaTǔk Music di Paolo Fresu, abbraccia una grande varietà di stili, come dimostra appunto la collaborazione con Danno, storico rapper dei Colle der Fomento. Nella title-track tutti gli elementi sono curati alla perfezione: dagli arrangiamenti, a cura ovviamente di Casarano, al video, realizzato con il patrocinio del Comune di Lampedusa e a sostegno della campagna #Umani di Medici Senza Frontiere dall’artista Augusto Murgia, al testo, opera proprio di Simone Eleuteri, in arte Danno.
La storia è quella di un “viaggio della speranza”, il rapper si rivolge a dei migranti che stanno attraversando il mare sui tanto noti barconi con una delicatezza unica nel panorama rap, riuscendo però allo stesso tempo a infondere speranza e coraggio.Impossibile non commuoversi.
Questo brano ha un potere magico, dovrebbe essere assunto come fosse un medicinale ogni volta che il futuro vi sembra troppo nero. Ci ricorda il potere che la musica ha di emozionare e far riflettere al tempo stesso, ci ricorda che le cose migliori nascono quando culture diverse si incontrano e comunicano fra loro. Ma, soprattutto, è un balsamo per l’anima, è l’arte che, in un’epoca in cui si fomenta violenza solo per attirare qualche voto o qualche click, i cui tutti si odiano e si insultano senza mai provare ad ascoltarsi, parla con i modi gentili di chi sa di essere superiore e lascia tutti a bocca chiusa.

“Oltre un sogno rubato e pagato col sangue
Che ti riga le guance
Ci sta un mare che inghiotte la vita di notte
C’è una bocca che piange
Oltre il filo di spine che segna il confine
Oltre un sole di ghiaccio che uccide
C’è la fine del viaggio e c’è
Una bocca che ride”

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