[Recensione] Il nuovo album di Tricky e il ricordo di un’epoca

 

A cura di Renata Rossi

 

Tricky

Fall to Pieces

(False Idols/!K7)

Tracklist

1. Thinking Of

2. Close Now

3. Running Off

4. I’m In The Doorway

5. Hate This Pain

6. Chills Me To The Bone

7. Fall Please

8. Take Me Shopping

9. Like A Stone

10. Throws Me Around

11. Vietnam

 

Il Trip hop è il ricordo di un’epoca, il figlio meticcio degli anni ’90, l’accompagnamento di sogni e incubi di un’intera generazione.
Il Trip hop è stato protagonista indiscusso in club fumosi e rave party, ha messo d’accordo la musica pop e il blues, il ritmo dell’hip-hop e il delirio narcotico. E se questo stile musicale ha avuto grande successo, è anche merito di Tricky, all’anagrafe Adrian Thaws, che, insieme a Massive Attack, Portishead, Morcheeba e altri artisti ha contribuito al diffondersi di un nuovo sound.
Tricky, nato a Bristol nel 1968, ha avuto una vita difficile sin dall’infanzia: l’abbandono paterno e il suicidio della mamma subito dopo, episodi di violenza domestica, uso di droghe in tenera età sono esperienze che segneranno la sua esistenza e la sua arte.
L’esordio come DJ avviene da giovanissimo, in seguito la collaborazione coi Massive Attack che da subito si accorgono di un talento vocale e compositivo straordinario come il suo. Nel ’95 arriva il successo con “Maxinquaye“, pietra miliare della discografia degli anni novanta, disco dedicato sin dal titolo alla madre che non smetterà mai di esser ricordata nelle sue canzoni. Anche se il successo iniziale non si è mai ripetuto, Tricky non ha smesso di lavorare: tra cambiamenti e ritorni, guizzi e riimpasti, collaborazioni importanti e implosioni artistiche, il cantante bristoliano è ancora qui.
Esce il 4 settembre Fall to pieces, quattordicesimo album in studio per il cantante di Bristol ancora una volta segnato da una tragedia personale che ha travolto la sua vita, la perdita della figlia Mazy.
Succede così che la musica si trasformi per Tricky in una valvola di sfogo, in un contributo nell’elaborazione del dolore. Questa la sua dichiarazione di intenti:

‘You’ve gotta fucking get up and fight. Right now I’m in fight mode. And I feel really good. I do’

Al solito Tricky sceglie una voce femminile per raccontare le sue storie: è la volta di Marta Złakowska, cantante scoperta durante un tour polacco, e sicuramente un giusto tassello nel mondo di Tricky.

Il disco pur non vivendo nel passato, ha però nel passato forti radici, dunque non riesce a sorprendere, pur essendo un lavoro ricco di personalità ed esperienza. Tricky mescola ad arte pop e oscurità, beat metallici e densità fosche: ogni traccia è ipnotica come sempre, riesce a graffiare, ma poi svanisce, forse troppo velocemente. Le tracce d’altronde sono brevi, non superano mai i tre minuti e mezzo e alcune volte sembrano quasi falciate prima del dovuto (Close now) salvo poi avere una sorta di proseguo in quella successiva.
Fall Please e I’m In The Doorway sono, come dichiara lo stesso autore, pop, ma un pop conturbante in pieno Tricky-style, Hate This Pain è puro dolore e tormento, un sussurro tragico tra le note di un pianoforte e di un violoncello. “Chills me to the bone” dal groove metallico, fa uscire fuori l’impronta soul della voce di Marta.
La personalità borderline di Tricky è ancora intrisa nella sua musica ed esce fuori anche in questo nuovo lavoro, che ha il sapore di nostalgia per chi lo ha seguito in passato e rivela la sensualità ambigua di un grande artista.

27 febbraio 2021, unico live italiano, a Milano. Segnamoci questa data, chi non ha voglia di andare a un concerto?

 

 

 

 

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