[Live Report] Ballate per piccole iene: dopo vent’anni ancora sotto il palco degli Afterhours. Il live a Reggio Calabria

 Afterhours

  Fatti di Musica Festival

  10 agosto 2025, al Tempietto Arena, Reggio Calabria

 

a cura di Renata Rossi

“Ballate per piccole iene” degli Afterhours compie vent’anni. Per l’occasione, Manuel Agnelli ha deciso di mettere in piedi un tour celebrativo, riportando sul palco la formazione originale che, insieme a lui, aveva dato vita a uno degli album più rappresentativi della storia del rock indipendente italiano.

Dopo tanti anni – considerando che già dal successivo album I milanesi ammazzano il sabato la formazione sarebbe cambiata – tornano insieme Giorgio Prette, Dario Ciffo, Andrea Viti, con l’aggiunta del polistrumentista Giacomo Rossetti. Un piccolo “ritorno a casa”, per citare gli stessi Afterhours, accolto con entusiasmo da un pubblico che ha riempito le date del tour con numerosi sold out.

L’album è nato nel 2005 in provincia di Catania, terra da sempre fertile per l’arte e la musica. La lontananza da Milano, dagli impegni quotidiani, dalle famiglie, ha favorito la nascita di nuove idee ed energie. Tutti i componenti della band ricordano quel periodo come un momento di coesione intensa, fertile, creativa.

Alla produzione, per la prima volta, Greg Dulli – cantante degli Afghan Whigs – capace di dare nuova luce alla musica degli Afterhours, creando un clima stimolante e fornendo nuovi ingredienti sonori su cui lavorare duramente. Il mix di gran parte del disco è stato affidato a John Parish, che ha contribuito a dare coerenza e ordine alla visione artistica del gruppo.

Con Ballate per piccole iene, il suono della band si fa più oscuro, denso. La black music entra nella ritmica di una band con radici punk, i testi di Agnelli diventano sempre più cupi, abbandonando l’ironia e la leggerezza degli esordi. Disillusione e rabbia sono le forze trainanti di ogni brano, mentre il blues tinge di nero l’intero lavoro.

Un esempio su tutti è la title track, Ballata per la mia piccola iena, invettiva spietata contro il modus vivendi dell’essere umano arrivista ed egoista. O ancora il blues malato de La vedova bianca e il dolore nerissimo de Il sangue di Giuda.

Un disco di grande impatto, spartiacque tra un prima e un dopo: gli Afterhours acquisiscono nuova consapevolezza, cambiano pelle, adottano un suono più compatto, deciso, forse a discapito di quella dose di sperimentazione e imprevedibilità che aveva caratterizzato i lavori precedenti. Ma è anche il momento in cui smettono di dover dimostrare qualcosa. Sono semplicemente sé stessi, in una forma più matura.

In primavera la band si è ritrovata per annunciare la ristampa dell’album e un nuovo tour lungo tutto lo Stivale. Un’occasione non solo per celebrare un disco e un periodo, ma anche per mostrarsi vivi, rinnovati, coerenti con ciò che sono diventati.

Sul palco nessun effetto nostalgia, ma un’amalgama istintiva e consapevole tra artisti e compagni di una vita, forti dell’esperienza maturata individualmente e collettivamente. Reggio Calabria è nuovamente protagonista di una grande serata di musica. Il 10 agosto – esattamente vent’anni dopo un altro concerto storico della band in Calabria, quella volta in provincia di Cosenza – mi ritrovo sotto il palco per uno spettacolo unico e indimenticabile. Si parte con l’esecuzione integrale di Ballate per piccole iene: la formazione sul palco, probabilmente la più granitica della storia degli Afterhours, emoziona e coinvolge il pubblico fin dalla prima nota. Basso e batteria creano un magma sonoro potente, il violino di Ciffo è ficcante: urla, graffia, parla, in un dialogo emotivo con la chitarra e la voce di Manuel.

La seconda parte dello show sorprende, a partire dalle cover scelte, dense di significato politico e umano: La canzone di Marinella di Fabrizio De André e una potente rilettura di War Pigs omaggio al compianto Ozzy Osbourne

Il resto è un’esplosione di musica che attraversa i trent’anni di storia della band: si passa dall’esplosiva Germi a Male di miele, per poi pescare anche nel repertorio precedente a Ballate, con Bye Bye Bombay e Quello che non c’è. C’è spazio anche per la più recente Padania, capace di far vibrare le corde più profonde dell’anima, e per Signorina mani avanti, tratta dall’album solista di Agnelli.

Il finale è affidato a due pietre miliari: Non è per sempre e Voglio una pelle splendida, cantate all’unisono da un pubblico che, dopo vent’anni, è ancora lì sotto il palco. Cresciuto, cambiato, ma sempre pronto a lasciarsi travolgere dal suono inconfondibile degli Afterhours.

 

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