L’ AGO DELLA BILANCIA. Romanzo breve.

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scritto insieme ad Ada Schettini.

 

CAPITOLO II

– Non sei concentrato, mi scambi il sol con sibemolle! – Giammo, spazientito, staccò il jack della chitarra di Pietro dall’amplificatore, sganciò il basso dalla fibia che lo legava alla sua spalla e si aprì una birra, sedendosi su uno sgabello. In sala prove quel giorno erano soli: il pianista aveva la febbre e il cantante un imminente esame al conservatorio e quindi aveva bisogno di preservare la voce.
– Sono giorni che sei strano e non dirmi che è un problema di femmine, perché se proprio vogliamo parlare, io allora sto messo peggio di te! – sospirò Giammo fissando lo sguardo sui lacci delle sue scarpe.
– Ma chi io? – Pietro sembrò sceso dalle nuvole, era impalato con la chitarra in braccio, il ciuffo scapigliato davanti agli occhi gli copriva lievemente la visuale, ma gli andava bene così, evidentemente – Ma quali femmine? Non se ne vede una, a parte Ali, che mi è evidentemente off limits. Non vanno bene le cose Giammà?-
Giammo fece cenno con la mano come per volere interrompere quel discorso, si alzò lentamente dallo sgabello, buttò giù l’ultimo sorso di birra e inizio a riporre spartiti, matite e plettri nel suo zaino a scacchi neri e bianchi. – Va be’, per oggi penso che basti, Piè.. Devo andare a prenderla. Ha detto che dobbiamo parlare. Ti prego, la prossima volta che torniamo in sala sii più presente, non mi va’ di suonare da solo. Ci sentiamo dopo. –
Pietro fece spallucce, non ebbe il tempo di proferire parola che Giammo era già giù per le scale, dopo poco si sentì il motore della sua moto scoppiettare. Era letteralmente volato via.
– Questo clima disteso mi mette in pace col mondo – Sarcastico, disse sotto voce a se stesso Pietro, dopodiché mise insieme le sue cose e andò via lasciandosi alle spalle la porta della sala.
“Sono qui, scendi.” Ali lesse il messaggio di Giammo, si infilò il solito giubbotto grigio, cappuccio alzato, sciarpa messa alla buona e scese. Giammo era li che l’aspettava seduto sulla moto, lei lo vide dalle vetrate delle scale del suo palazzo che davano sulla strada, si fermò ad osservarlo per un po’: sembrava teso, giocava con la barba facendosi passare dei ciuffetti tra l’indice e il pollice in modo frenetico. Tirò un sospiro e scese l’ultima rampa di scale, aprì il portone e corse verso di lui. Giammo la accarezzò dolcemente in viso che lei avvicinò ad un palmo da quello di lui esitando per qualche istante nei suoi occhi cerulei.
– Andiamo a fare una passeggiata sul pontile?-
– Naturalmente – rispose Giammo offrendole il casco. La strada da fare era un po’ lunga ma a lui faceva piacere.. In fondo avrebbe avuto Ali addosso per un po’. Poco male.
Giammo e Ali erano fidanzati da un paio di anni, ma l’inizio esatto della loro storia non avevano mai saputo individuarlo, e a loro piaceva così. Ali aveva conosciuto Giammo e Pietro ad una festa, nella quale si era ritrovata a dividere quei due sconosciuti alticci durante un accesso litigio che era finito in rissa tra i due. L’avevano colpita subito, perché le era parso di vedere in quel litigio violento e spontaneo qualcosa di fraterno, come delle regole di fondo che comunque nessuno dei due si sarebbero permessi di violare. Pietro, irruento, aveva cercato di colpire Giammo, muovendosi confusamente, ma con una grinta e una foga che sembravano venirgli dagli anfratti più profondi della sua anima. Ma in quei gesti arrabbiati e confusi si riconosceva ugualmente l’attenzione che Pietro mostrava nell’evitare di colpire gli occhiali dalla montatura nera, che portava Giammo. Giammo, invece, aveva cercato di sfruttare l’irruenza dell’avversario per schivare i colpi, senza reagire, lasciando che questi si neutralizzassero nell’aria. Ad Ali era parso di riuscire quasi a intravederne i caratteri, diversi, in quella rissa tutta singolare, che a tratti sembrava quasi una danza. Fu quando Pietro colpì Giammo in pancia, costringendolo ad accasciarsi dolorante, che Ali intervenne per dividerli. Da quel momento Ali si era sempre sentita un po’ il ponte delle diversità dei due amici, l’ago della bilancia delle loro incomprensioni, il collante dei loro due mondi, quasi come se il momento della loro conoscenza avesse racchiuso in sé un certo significato profetico.
Dopo quella festa era nato tra i tre un legame intenso, esclusivo.
Pietro e Giammo avevano permesso,come un tacito assenso che si erano prestati a vicenda, a quella ragazzina estrosa e vivace di entrare nella loro intimità.

 

… To be continued, al prossimo appuntamento del mercoledì!

Informazioni su Fiorella Todisco 56 articoli
Classe '92, laureata in giurisprudenza alla Federico II di Napoli. Ama il diritto, la letteratura, la scrittura, la musica e prova a fare di tutto un po'.