Il progetto ⁄handlogic nasce a Firenze nel 2016. Trio di appena ventenni sviluppa un sound elettronico e minimale che rimanda alla scena alternativa britannica e a quella r&b e neo soul contemporanea. Dal vivo sono accompagnati da una rodata sezione ritmica.
Volendo descrivere la vostra musica a qualcuno che non vi ha mai ascoltato, cosa direste?
Musicalmente proveniamo tutti e tre da esperienze (tanto di creazione quanto di ascolto) abbastanza eterogenee: Lorenzo affonda le sue radici nel jazz ed è sempre da sempre attento alla musica black (sia essa un certo hip hop contemporanea o il soul e neo-soul), Vieri scava alla ricerca delle piccole finezze di scrittura che si possono trovare (e scrivere) nel pop contemporaneo più ricercato, Leonard è un pianista classico prestato al mondo delle sperimentazioni elettroniche. Ci piace pensare che tutte queste sfaccettature si riflettano in quello che suoniamo: da arrangiamenti che possono ricordare gli Alt-J o alcune tendenze dei Radiohead fino all’R&B odierno di entrambe le sponde dell’Atlantico, dall’IDM a Thundercat.
La nostra speranza è di essere riusciti di “riassumere” tutto questo in un prodotto che resti il più possibile semplice e minimale, e a questo fine abbiamo intrapreso un grosso lavoro nello “spogliare” i brani: agli ascoltatori decretare se è andato a buon fine.
Il Rock Contest nasce con l’intento di dare un palco e la possibilità d’espressione alle giovani band, ben prima dell’esplosione dei talent. Avvertite in qualche modo il “peso” di rappresentare quest’espressione culturale più vera e meno patinata?
Conosciamo e seguiamo il Rock Contest da anni – e vi abbiamo tutti e tre partecipato in passato, con altri progetti e alterne fortune. Ci è da sempre sembrato espressione sincera e naturale del “sottobosco” musicale in cui viviamo, fatto di band che sperimentano di più o di meno, che suonano meglio o peggio, ma che hanno ognuna una propria ricerca e una propria direzione portate avanti con convinzione. Per questo arrivare alla fase finale è un’occasione d’oro per farsi sentire e per condividere un palco importante, ma non ci sentiamo caricati del peso di rappresentare “altro” da quello che siamo, cioè figli dell’underground fiorentino e italiano.
Quant’è importante confrontarsi con altre band e altri talenti musicali e condividere le stesse esperienze?
Per noi è vitale e, di nuovo, lo testimonia la nostra biografia: proveniamo da tre diversi gruppi dei tempi liceali e abbiamo imparato a conoscerci proprio condividendo quei palchi e quelle esperienze.
Questo rimescolamento forse – e il Rock Contest, edizione dopo edizione, lo evidenzia – è tipico in particolare di Firenze: diverse sono le formazioni che, “combinando” in maniera nuova gli stessi musicisti, hanno creato occasioni di arricchirsi per loro e per il panorama musicale cittadino. A noi questo fenomeno, lungi dal sembrare la riproposizione delle “stesse facce”, piace e ce ne sentiamo stimolati!
Quali sono i vostri riferimenti musicali? Qual è la musica che amate di più?
Come detto prima, i nostri riferimenti musicali sono abbastanza disparati. Se dovessimo cercare dei nomi che mettano d’accordo tutti, sicuramente troveremmo James Blake (con tutte le sue influenze tanto nell’electronica quanto nell’R&B), i Radiohead (nelle loro diverse incarnazioni nostra passione di lungo corso), la scena Brainfeeder (Thundercat, Flying Lotus e compagnia) e Kendrick Lamar.