A cura di Paolo Cunico
Durante l’anno ci siamo occupati molto poco di recensire dischi al di fuori di quelli nostrani e non volevamo chiudere il 2017 così. Vogliamo quindi proporvi una sorta di calendario dell’avvento dove ogni giorno vi regaliamo una breve recensione di un disco straniero uscito quest’anno descrivendo anche a chi potreste regalarlo.
Questa non vuole essere una classifica e non vuole nemmeno essere un’opera omnia su quanto uscito quest’anno, sono solo un po’ dischi che ci sono piaciuti e che vogliamo condividere con voi!
18 Dicembre: Noel Gallagher’s High Flying Birds – Who Built the Moon?
- Fort Knox
- Holy Mountain
- Keep on Reaching
- It’s a Beautiful World
- She Taught Me How to Fly
- Be Careful What You Wish For
- Black & White Sunshine
- Interlude (Wednesday Pt. 1)
- If Love Is the Law
- The Man Who Built the Moon
- End Credits (Wednesday Pt. 2)
A tre anni dal precedente Chasing Yesterday, e dopo aver aperto agli U2 nella tournée estiva per l’anniversario di Joshua Tree, Noel Gallagher torna con i suoi High Flying Birds con il suo terzo album post Oasis: Who Built the Moon.
Un disco nato in maniera diversa da quello del fratello Liam, che ha usato un nutrito gruppo di musicisti per comporre As You Where. Noel, invece, dopo aver accolto nella band due vecchie conoscenze degli Oasis come Chris Sharrock e Gem Archer, ha cooperato a stretto contatto con David Holmes alla ricerca di nuovi suoni, lontani dalla propria tradizione musicale. Una missione compiuta per Noel che ha sfornato un disco che non sa per nulla di nostalgia ed è anche uno dei lavori più interessanti dell’anno.
La traccia d’apertura, Fort Knox, propone subito un’intrigante batteria, imponente, che dà la giusta carica e mette proprio voglia di ascoltare il disco. La voce effettata di Noel è solo un accompagnamento, nascosta dietro a suoni che spaziano da un jet in decollo ad una campanella come quella che segnava l’ora di ricreazione a scuola, per quella che in realtà è l’introduzione del disco.
Dopo la prima traccia praticamente strumentale arriva Holy Mountain: una canzone che ci restituisce una versione inedita e ballabile di Noel Gallagher, con tanto di fiati a rendere il tutto più sfarzoso. Anche qui la voce non è in primo piano, si mescola con gli altri strumenti in maniera efficace, dando una sorta di effetto rètro molto orecchiabile.
Le danze continuano con Keep On Reaching, dove la voce acquista lentamente il ruolo di protagonista, continuando però a mescolarsi con le ritmiche sfrenate e i coretti, dando luce ad un pezzo mette sia voglia di ballare ma anche di ascoltare, perché la voce di Noel, quando alza il volume, continua sempre ad incantare.
L’album prosegue in questa sperimentazione sonora con le bellissime It’s a Beautiful World e She Taught Me How to Fly confermando come Noel si sia forse finalmente liberato dalla pesante eredità familiare iniziando una nuova carriera musicale con un percorso sicuramente più innovativo e coraggioso di quello del fratello minore.
Un regalo perfetto per…
Questo disco è adatto a far ricredere quelle persone che davano ormai per bollito Noel Gallagher. I primi due capitoli degli High Flying Birds ci avevano mostrato un Noel carente di idee, specialmente nel primo disco. Ma lentamente, il maggiore dei fratelli Gallagher, ha saputo ricominciare a sperimentare dando luce ad un bel disco che restituirà speranza anche i fan più sconsolati.
Nato sotto la stella dei Radiohead e di mani pulite in una provincia dove qualcuno sostiene di essere stato, in una vita passata, una motosega.