A cura di Paolo Cunico
“Bar Mediterraneo”
Tracklist
- Straniero
- Gelbi
- Tienatè
- Marechià
- Vesuvio
- Bar Meditterano
- Rire
- La Crisi
Se siete fra gli estimatori delle lezioni del professor Barbero saprete a memoria che se potessimo chiedere ad un cittadino dell’impero romano quali siano i confini dell’Europa lui o lei ci darebbero una risposta molto diversa di quella che darebbe un italiano oggi. La Francia, la Germania? Troppo freddo! Figuriamoci la Scandinavia dello hygge e della gastronomia d’avanguardia. Un suddito dell’impero romano guarderebbe a Sud, Sud-Est: guarderebbe al Mediterraneo; lo stesso mare in cui i Nu Genea si sono tuffati con Bar Mediterraneo.
In un viaggio con partenza ed arrivo a Napoli Massimo Di Lena e Lucio Aquilina navigano con sicurezza nelle acque del Mare Nostrum, con talento e gusto, dando vita ad un album accattivante e godibile da tutti, ma proprio tutti. Bar Mediterraneo può far ballare sia i bimbi alla baby dance dei villaggi turistici che i loro genitori, senza disturbare chi nel frattempo si dedica all’acqua gym, al gioco aperitivo o perfino gli anziani che giocano a bocce all’ombra della pineta vicina alla spiaggia.
Se del primo singolo Marechià avevamo già apprezzato la seducente eleganza con cui trascinava la mente sulla pista da ballo, magari in spiaggia al tramonto, il resto di Bar Mediterraneo non è da meno: ogni traccia è un ammiccamento sensuale per spingerti ad alzarti, mollare tutto e ballare, lasciando alla spalle due anni dove abbiamo ballato troppo poco. Dal gentile incalzare di Straniero, che introduce l’album, si passa subito all’ipnotica Gelbi, perfetta nel mescolare sonorità nord-africane sfruttando la musicalità della lingua araba.
Ma l’epicentro di questo viaggio è Napoli, in cui si ritorna fin da Tienatè che da il via ad un trittico di hit pronte ad infiammare i dance floor nostrani e non solo nella prossima estate. Si passa poi a Bar Mediterraneo, che riporta a quelle atmosfere che si possono trovare scavando nella discografia di Alan Sorrenti, a Rire, un pezzo che invoca quella malinconia fanciullesca un po’ alla Brunori s.a.s. (sarà che la voce di Marco Castello me la ricorda) che porta alla mente quel magico viaggio Milano-Gallipoli di Tre Uomini ed una Gamba. L’album si conclude con il groove jazz-funk di La Crisi, che sembra uscito da Nuova Napoli, lo scorso album dei Nu Genea.
C’è tanta Nuova Napoli in questo Bar Mediterraneo, forse troppa. Non fraintendetemi, siamo davanti ad un bel disco, piacevole e ballabile, con arrangiamenti curati e raffinati. Manca però quella ventata di novità che l’inizio dell’album, sopratutto con Gelbi, sembrava presagire. Naturalmente questo disco è una freccia da mettere in faretra per chiunque ami cimentarsi in dj-set, però sembra quasi che i Nu Genea abbiamo voluto giocare nella loro meravigliosa confort zone, perdendo un’occasione per stupire come con i precedenti lavori.
Più che un’odissea fatta di tumultuose emozioni Bar Mediterraneo è una comoda e lussuosa crociera nel mare nostrum: bella e divertente, però con poca avventura.
Nato sotto la stella dei Radiohead e di mani pulite in una provincia dove qualcuno sostiene di essere stato, in una vita passata, una motosega.