THE JESUS AND MARY CHAIN
Glasgow Eyes
Fuzz Club – Cooking Vinyl
A cura di Renata Rossi
TRACKLIST
Venal Joy
American Born
Mediterranean X Film
Jamcod
Discotheque
Pure Poor
The Eagles And The Beatles
Silver Strings
Chemical Animal
Second Of June
Girl 71
Hey Lou Reid
Una miscela unica, un assemblaggio fortunato di fragore, rumori, rimbombi, echi, strati densi come la nebbia, disagio, tutto in una romantica veste pop. Questi sono The Jesus and Mary Chain. Se qualcuno pensava fossero spariti dalla circolazione, sazi della musica già prodotta, ha sbagliato di grosso: la band di Glasgow, nata quarant’anni fa dalla mente dei fratelli Jim e William Reid, è tornata il 22 marzo con ‘Glasgow Eyes’.
Uno dei gruppi più influenti della loro generazione, capostipiti di un genere, lo shoegaze, che continua ancora oggi a scuotere gli animi di tanti fan in tutto il mondo. Il loro album di debutto, Psychocandy, è dai più considerato una pietra miliare della musica anni ’80, opera di un talento puro e genuino, capace di mettere insieme brani dalla giusta commistione di rumore, voce e melodie.
Di tempo da quell’album ne è passato tanto, la band ha visto alti e bassi di una carriera non sempre facile, e uno scioglimento sembrato definitivo nel 1998. Tuttavia, dopo un graditissimo ritorno nel 2017 con Damage and Joy, oggi The Jesus and Mary Chain si mostrano nuovamente in splendida forma, una fenice capace di rinascere ogni volta dalle proprie ceneri.
Basti pensare al concerto del 17 APRILE a Milano, ai Magazzini Generali, che sembra abbia davvero entusiasmato il pubblico presente, o ai fan scatenati alla notizia del loro prossimo live in Italia, al Medimex di Taranto, il prossimo 23 giugno.
A proposito del nuovo disco, che è anche fulcro dei loro spettacoli dal vivo, queste sono le parole di presentazione di Glasgow Eyes di Jim:
“La gente dovrebbe aspettarsi un disco dei Jesus and Mary Chain e questo è certamente ciò che è Glasgow Eyes. Il nostro approccio creativo è come quello del 1984, basta venire in studio e vedere cosa succede. Siamo entrati con molte canzoni ed abbiamo lasciato che facessero il loro corso. Non ci sono regole, è una sorta di telepatia, siamo quegli strani gemelli che finiscono le frasi a vicenda”.
Il titolo stesso è una dichiarazione d’intenti: tornare lì dove tutto è nato, non allontanarsi da se stessi e dalle proprie radici.
O forse è solo una rassicurazione per i fan, una pacca sulle spalle, qualcosa che possa non farli allontanare da quel porto sicuro che è la loro musica: un rassicurante approdo melodico cui si arriva facendosi catturare dal vortice del rumore e dalle chitarre. La formula è rassicurante, il risultato graditissimo ai fan. Forse un po’ troppo autoreferenziali, autori di un disco che sa tanto di operazione nostalgia, che non regala grosse sorprese, riescono comunque a far centro ancora una volta, e a farlo alla loro maniera. Vortici onirici e trasognati, ballate languide e narcotiche, melodie, sono i tratti che disegnano l’album.
Un album pop in cui spesso i synth diventano protagonisti, ammorbidendo gli spigoli delle chitarre, come succede nel brano di apertura Venal Joy. Suoni stratificati e ritmi accattivanti sono invece la ricetta di American Bord.
Ciò che sono oggi i JESUS AND MARY CHAIN è racchiuso nel loro primo singolo pubblicato, Jamcod: un pezzo magnetico, corrosivo, sintetico, ma con le chitarre dirompenti a marchiare in modo chiaro un sound cercato e ritrovato. Psichedelia e ipnosi, Silver Strings è invece un pezzo che trasporta in altre dimensioni in cui ballare senza sosta in una dark room fumosa. Si parlava di ballate ossessive e seducenti, Chemical Animal catturerà già al primo ascolto.
Hey Lou Reid è il modo giusto di chiudere un cerchio: si saluta e si omaggia così una delle band da cui la loro musica trae ispirazione, da cui movenze, ossessioni, turbamenti prendono forma e da cui si muovono per far scuotere ogni volta i cuori fragili di chi ascolta.
Presente e passato sono un tuttuno, la musica continua a vivere perchè loro sono tornati.
Non è questa, forse, l’unica cosa che conta?