[Recensioni] Messe sporche: l’anima rock di Edda

EDDA

Messe sporche

 

TRACKLIST
1. La Diavoletto
2. Giorni di gloria
3. Dixan
4. Mucca rossa
5. Family day
6. 5 meno meno
7. Belisotta
8. Ezechiele
9. Macchia

 

A cura di Renata Rossi

Messe Sporche è il titolo del nuovo album di EDDA, aka Stefano Rampoldi, uscito il 17 ottobre per Woodworm/Universal Music Italia. Il  settimo disco da solista del cantante milanese, uscito solo in edizione fisica, cd e vinile sta andando benissimo, i preorder con gli LP in edizione limitata autografati da EDDA, sono terminati in pochissimo tempo. Una scelta chiara quella di Stefano, che limita l’ascolto mordi e fuggi, allontana dalle piattaforme online, ponendo l’attenzione solo sulla musica.

Sembra una vita fa, quando, intorno alla metà degli anni ’80, l’ex Ritmo Tribale vagava sbandato per il Leoncavallo di Milano, incosapevole dell’impronta indelebile che stava tracciando con la sua musica. Tre album, poi l’abbandono delle scene, una pausa lunga e difficile, il ritorno nel 2009 con “Semper biot“, il suo primo disco solista, che spiazza tutti mostrando un nuovo volto e una nuova anima del cantante.
Da lì Stefano non si ferma, usciranno diversi suoi lavori ogni volta diversi: ciascun disco è unico, e, come un tassello di un puzzle, ricostruisce le diverse anime del cantante.
Se “Illusion”, del 2022, è intenso e sentimentale, “Fru Fru” possiede un suono moderno e sintetico, con “Messe Sporche” si torna al principio, al rock e all’istinto, alla consacrazione di un mondo schizofrenico e folle, ripescando suoni dei Ritmo Tribale e quelle di “Stavolta come mi ammazzerai?“, album del 2014.

In “Illusion” il buon Maroccolo smussa gli spigoli e a calma la rabbia, questa volta la produzione è affidata invece a Luca Bossi (già con EDDA per i precedenti album “Graziosa utopia” e “Fru fru”) che non fa che esaltare il carattere istintivo della musica, con chitarre, basso e batteria sempre il primo piano. E poi c’è sempre la voce di Stefano, unica, senza filtri, senza mezze misure. Una voce che racconta in maniera diretta tutto quello che passa per la testa del cantante, come un flusso di coscienza, un fiume che sta straripando. Ogni volta Edda entra nell’anima di chi lo ama, creando ferite aperte, difficili da rimarginare.

La copertina del disco mostra delle mutande femminili indossate, da qui “Messe sporche“, una trovata geniale che sottolinea l’ambiguità e l’ironia contenuta già nel titolo. I testi, al solito, sono dissacranti e ironici. Spesso sembrerebbe non abbiano senso, lo stesso Edda ammette di adattare le parole al suono, senza voler per forza dare un significato a ciò che scrive, ma, pur non prendendosi mai sul serio, talvolta riesce a creare immagini, a fotografare storie e situazioni.

E così Diavoletto, che apre il disco, racconta un rifiuto ma anche l’amore di Stefano per la chitarra, la sua Diavoletto. Una presa di posizione di un lavoro che si annuncia rock, Giorni di Gloria urla“Oggi è il giorno di dire no”, quasi uno slogan politico.

Oggi è il giorno di dire no, e si liberano, oggi è il giorno di dire no, essi evitano. Sprofonda nei tuoi peccati… difficile tirare avanti la vita, si scherza con i santi e i fanti.. la vita, la vita…

Dixan omaggia Quelli della notte e il Cacao Meravigliao e li mescola ad una folle storia personale,

Lavo meglio del Dixan: amore tu non mi conosci. Lo sao woh woh o non lo sao: ho ancora i tagli sui ginocchi.

Della propria esperienza passata parla anche Mucca Rossa. Le immagini più forti con una chiara presa in giro alla famiglia tradizionale escono fuori da family day.

La tua bocca sa di cazzo, adesivo come il sole scioglie il ghiaccio, aggressivo come il sale. Il piacere che mi hai dato, punitivo come un angelo fissato, e cattivo meglio il sale.

Gli episodi più intensi vengono lasciati alla fine dell’album: Ezechiele ha i un suoni evocativi e psichedelici di Illusion, mentre Macchia è il pezzo musicalmente più complesso, con un finale sospeso, in cui trombe e fiati si rincorrono e la  voce diventa anch’essa uno strumento che urla, si dispera, emoziona.

Vedrai vedrai come un istante cambierai, ti sento identico, la vita la dimentico, comico quello che è tragico, vedrai. Cos’hai cos’hai che non mi stavi bene mai?

A quanto pare, c’è stato il rischio che quest’album non uscisse, e sicuramente sarebbe stato un vero peccato. Queste sono le parole che Edda ha utilizzato per raccontare Messe Sporche:

“Non volevo fare un disco, ma Luca mi ha “costretto” e credo che sia stato un miracolo per tanto bene che è venuto. Al di là delle mie più rosee aspettative. È proprio vero che l’uomo propone e Dio dispone, o per dirla in termini meno pomposi e parafrasando sempre i grandi del cinema: sta mano po’ essere fero o po’ essere piuma! Oggi è stata Rock!“.

Sul palco EDDA sarà accompagnato da: Luca Bossi (basso e synth), Diego Galeri, compagno nei Ritmo Tribale (Batteria), Francesco “Killa” Capasso (chitarre) e Davide Tessari (fonico).

Queste le prossime date:

05.12 Lido Adriano (RA) – CISIM
06.12 Roma – Monk
07.12 Caserta – Lizard
12.12 Milano – Arci Bellezza
19.12 Torino – Spazio211