Intervista ai 99 Posse @ Ex Opg di Napoli

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In occasione del concerto organizzato dai ragazzi dell’Ex OPG “Je so’ pazzo” di Napoli, abbiamo avuto modo di fare due chiacchiere con Marco Messina dei 99 Posse.
L’evento, a cui ha partecipato anche Speaker Cenzou, è stato organizzato per aiutare, anche economicamente, due delle tante famiglie proletarie, quelle di Gimmy e Paola che, dopo la protesta a Genova nel 2001, come ha detto O’ Zulù (Luca Persico) durante il live, “la prole l’hanno persa“.

 

Ciao Marco! Quest’anno è uscito il vostro nuovo album “Il tempo. Le parole. Il suono.” Entrando subito nel cuore di questo nuovo progetto musicale, la prima traccia si intitola “Vocazione rivoluzionaria” e direi che voi siete assolutamente emblematici in questo senso. Partendo dalle origini, come è nata la vostra vocazione rivoluzionaria?

Diciamo che siamo un po’ la colonna sonora, perché la vera vocazione rivoluzionaria sono le persone che partecipano alle manifestazioni. Spero che l’ispirazione siano personaggi come “Carletto” Marx o le lotte passate..
Come è nato tutto? Allora, io e Luca, quando avevamo quindici anni e stavamo io al liceo Genovesi e lui al Vittorio Emanuele, ci vedevamo sempre a Piazza del Gesù sotto all’obelisco, come fanno tutti gli studenti, e pensavamo sempre a come poter veicolare le nostre idee in un modo più fresco tale che la gente lo potesse recepire. Noi, in realtà, facevamo già attività politica tramite il volantinaggio e notavamo sempre che la stragrande maggioranza delle persone, anche i nostri stessi compagni, leggevano titolo e firma del volantino e poi lo buttavano subito. Facemmo un primo tentativo in una radio napoletana che si chiamava “Città Futura” realizzando una trasmissione dove passavamo musica che ci piaceva e parlavamo anche di politica. Quindi quello è stato un primo embrione. Poi, durante il periodo della Pantera, andammo ad una manifestazione a Roma e a un certo punto il palco, dopo l’intervento del sindacato, fu occupato da un gruppo di ragazzi con il volto coperto che iniziarono a cantare. Io e Luca ci guardammo e sai quando pensi “
Azz, allora chest è chell c’amma fa!”. Così è andata, in maniera del tutto naturale!

Abbiamo ascoltato tutto il vostro album su YouTube e, come sempre, avete fatto un lavoro in pieno stile 99 Posse, profondo e di grandissima sensibilità verso i problemi e gli aspetti della situazione politica e sociale attuale. Abbiamo letto anche qualche commento sul vostro canale: “Fuoriclasse assoluti”, “Sempre a palla da dieci anni”, “Ci regalate da dieci anni la speranza di arrivare, nonostante tutte le difficoltà”. Dunque.. siete un punto di riferimento per noi giovani, io stessa al liceo ricordo di aver organizzato i migliori cortei con le vostre canzoni in sottofondo. Quanto pesa per voi questo ruolo?

Ovviamente per me è fonte di orgoglio.. per dirti, quando andavo ai cortei sentivo i “CCCP” o gli “Inti-Illimani” e sapere che oggi “Curre Curre guagliò” sta come il “Pueblo unido” degli “Inti-illimani” è ovviamente motivo di orgoglio. Certo senti anche la responsabilità di tutto questo, però non è assolutamente un peso. Sai, a volte è un peso solo quando stai magari in tourné e hai fatto già trenta date e ti chiamano per situazioni come questa. Tu sei stanco e non vedi l’ora di tornare a casa, per non stare sempre buttato in un furgone; c’è un lato di te che si vuole fermare e l’altro lato che invece ti incita a fare anche questo!

Nel corso della vostra carriera, siete sempre stati per la libertà di espressione ed, infatti, i vostri stessi testi sono scevri di censure. Forse per questo avete avuto dei piccoli problemi con la legge? Questa cosa vi ha condizionato per la stesura dei testi successivi?

I problemi che abbiamo avuto sono legati più che altro alle manifestazioni a cui partecipavamo. Una volta ci fu un’interrogazione parlamentare su “Rigurgito Antifascista” e noi rispondemmo che, alla fine, sia la Costituzione che la Repubblica Italiana hanno sparato sui fascisti e che la nostra canzone era comunque, naturalmente, ironica. Poi, vuoi o non vuoi, noi oggi siamo liberi, andiamo a votare e non abbiamo un dittatore grazie a quella gente che ha sparato sui fascisti. Ci sta poco da fare! In ogni caso non ci siamo mai fatti condizionare da questi eventi nella scrittura dei nostri pezzi.

Nel lontano ’93 usciva “Curre Curre Guagliò”. Dopo la separazione e la reunion nel 2009, annunciata in un concerto che organizzaste a Piazza Mercato, “e’ guagliun” continuano a correre. Quanto è cambiato il vostro pubblico in questi venticinque anni?

Ci siamo ibernati per otto anni e ovviamente il pubblico è cambiato. Si può dire che la stessa Italia, dal 2001 dopo Genova, è cambiata. Innanzi tutto voglio dire una cosa: la nostra generazione era diversa. Per esempio io ho memoria delle discussioni che si facevano sul rapimento di Aldo Moro, tu ovviamente sai soltanto che lui fu rapito, ma non hai vissuto quel periodo. Noi abbiamo vissuto un’altra fase politica, una fase in cui la lotta era più diffusa e più dura. Considera che negli ultimi dieci anni è iniziato un processo che ha portato a erodere tante vittorie del passato, cioè è come se stessimo tornando indietro di nuovo. Poi, a mio parere, è passato un messaggio sbagliatissimo: molto spesso quando la gente critica la politica, confonde la politica con il partito, con i giochetti del Parlamento e del Senato.. insomma del potere. La politica però è ben altra cosa, quindi c’è molto più disinteresse e meno gente che partecipa attivamente. Ti dirò di più: io quest’estate ho letto “Metello” di Pratolini, che è un romanzo meraviglioso che racconta delle lotte operaie e dei primi scioperi di fine ‘800. Molte cose, ad esempio, io non le sapevo. Quello che mi ha emozionato tantissimo è che all’epoca, ad esempio, un muratore con una giornata di lavoro guadagnava il necessario per comprare un chilo di pane. Ovviamente per una persona che guadagna così poco, fare uno sciopero a oltranza voleva dire fare la fame e allora ci si organizzava in modo tale che quando scioperavano i muratori, quelli delle concerie, quelli delle manifatture di tabacchi e quelli delle acciaierie mettevano mano ai portafogli e facevano delle collette per mandare un pò di soldi a loro. Così nessuno si sentiva solo. Oggi questo sentimento di solidarietà si è perso. Oggi, se ad esempio sei in treno e ti avvisano che farà due ore di ritardo per uno sciopero, la gente bestemmia non contro chi ha creato le condizioni che hanno determinato lo sciopero, bensì contro i ferrovieri che protestano. Questa per me è una tragedia.

Alla fine dell’intervista, ringrazio Marco per la sua estrema gentilezza e disponibilità e, mentre ci salutiamo, mi racconta l’ultima chicca..

Pensa che quando ero giovane io, mi inventavo che scrivevo per delle testate giornalistiche inesistenti, così chiamavo il gruppo per l’intervista, lo conoscevo e mi sentivo anche il concerto gratis! Questa è l’arte dell’arrangiarsi.. anche questa si è un po’ persa. Prima si partiva alla scoperta di luoghi e di cose nuove.. e l’entusiasmo di conoscere superava le difficoltà, anche economiche. Pensa che io partii nel 1989 per Londra con sole centomila lire senza sapere assolutamente cosa avrei trovato o fatto lì. Oggi tutto questo è impensabile perché ci si blocca alle prime avversità. Io ritengo che l’arte di inventarsi sia fondamentale nella vita.

 

E’ proprio vero il commento su YouTube: “I 99 Posse, sempre a palla” da venticinque anni..!

 

Il live stream

 

Informazioni su Fiorella Todisco 56 articoli
Classe '92, laureata in giurisprudenza alla Federico II di Napoli. Ama il diritto, la letteratura, la scrittura, la musica e prova a fare di tutto un po'.

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