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Zu, un viaggio celeste oltre la vita

2 Maggio 2017 Antonio Bastanza Jazz, Nuove uscite, Post metal, Progressive, Psichedelia, Recensioni 0

Tracklist

  1. Jhator: a Sky Burial
  2. “The Dawning Moon of the Mind”

Gli Zu sono tornati e sono tornati per lasciare il segno, come spesso è capitato nella loro ventennale carriera.
“Jhator”, quattordicesimo disco della band è un taglio con il passato, una sorta di rinascita che conduce a un viaggio verso lidi inesplorati, composta da una suite sonora divisa in due lunghi atti, che altro non sono che facce della stessa medaglia, come la vita e la morte.
Proprio alla morte fa riferimento il titolo del disco, che è il nome di un’antica pratica funebre tibetana, chiamata anche Sepoltura Celeste, un crudo passaggio dalla vita alla morte, un nuovo inizio metafisico e la fine della vita terrena, indispensabile per l’acquisizione della consapevolezza. Musicalmente questo lavoro risente in maniera inequivocabile  dell’influenza della tradizione tibetana, lontana anni luce dai suoni tipici della musica occidentale.
Registrato nel corso di sei mesi fra Bologna, Roma, Trondheim, Parigi e Tokyo, il disco prende le mosse con i tre stadi della Sepoltura Celeste e prosegue il suo viaggio attraverso suoni ora rarefatti e ipnotici ora più densi e impattanti, che portano l’ascoltatore ad immergersi lentamente e sempre più profondamente in un oscuro mare psichedelico. 
La seconda traccia, “The Dawning Moon of the Mind” prende invece direttamente ispirazione dall’omonimo libro di Susan Brind Morrow, che spiega come i geroglifici e l’arte egiziana siano alla base del pensiero moderno, della religione e della storia che a loro seguirà.
“Jhator” primo lavoro del trio romano per House of Mythology (casa madre degli Ulver), vede, come già in passato, uno stuolo di collaborazioni di primo ordine: Jessica Moss dei Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra, Kristoffer Lo dei norvegesi Highasakite, Lorenzo Stecconi dei Lento, Stefano Pilia (gia al lavoro con Afterhours, Massimo Volume, Mike Watt, David Grubbs e Rokia Traorè) e la nota musicista Michiyo Yagi virtuosa del koto, strumento giapponese (gia al lavoro con Mark Dresser, John Zorn, Elliot Sharp e molti altri).

Antonio Bastanza
Antonio Bastanza
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