Come suona il “GROWN MAN RAP” di LUCCI & FORD78

A cura di Serena Coletti

LUCCI

Shibumi

(Overdrive)

 

TRACKLIST

INTRO
KHAN
FLOP feat. WHITEBOY
SATORI
UNDERDOG
BICKLE feat. DANNO
SHIBUMI
BOOMBAP

Il 16 aprile è uscito l’ultimo disco di Lucci, seguito per la prima volta da un’ etichetta che è Overdrive; qualche giorno prima il rapper romano aveva pubblicato il video di una strofa in freestyle sui suoi social, dichiarando

“Ascolto il jazz, le canzoni d’amore, la musica d’autore, ma quando sto sul palco faccio solo rap hardcore”.

Forse non era sua intenzione ma in questi versi ha riassunto perfettamente l’atmosfera del suo ultimo lavoro, Shibumi, prodotto da Ford 78, storico compagno di  Lucci dai tempi della loro attività nella crew Brokenspeakers.

L’album infatti è caratterizzato dai beat prevalentemente malinconici ma non necessariamente tristi, uniti  a testi che evocano immagini classiche dello scenario hip hop, affrontate però con una nuova maturità che permette di articolare anche le strofe più critiche e aggressive senza scadere nel banale o nel volgare. Un merito che senza dubbio va riconosciuto a Lucci è poi quello di aver inserito in questo contesto il tema amoroso, spesso lasciato in secondo piano nel rap, mostrando così le infinite possibilità di adattamento che ha questo genere. Sono due le tracce nelle quali l’amore può veramente essere considerato il fulcro, “Kahn” e “Satori”, di cui è anche uscito il video, che, a differenza dei precedenti, non può essere definito street, segnando così  ancora più evidentemente l’allontanamento rispetto a un tipo di approccio, che probabilmente ormai risulterebbe poco credibile.

“Tu prepara tutto che si parte, dai si va

Amarsi è un arte e non si studia, la si fa”

Questa elasticità nell’affrontare il genere non significa affatto rinnegare l’essenza e le origini del rap, tanto che il brano successivo, “Underdog”, è forse uno dei più carichi dell’intero album, più vicino al classico rap hardcore sia per il ritmo che per il testo. Il titolo infatti è un termine usato nello sport per indicare l’atleta sfavorito nei pronostici, sul quale però Lucci si sente pronto a puntare tutto. Anche la partecipazione in un brano ciascuno di Danno e Whiteboy, esponenti illustri della scena romana rispettivamente della vecchia e nuova generazione, indica la volotà dell’artista di puntare a un disco di qualità che riesce ad andare oltre la severità inutile di alcuni confini. L’argomento sportivo torna insistentemente nelle varie canzoni, spesso declinato nell’identificazione con un pugile, tracciando così una connessione tra la lotta che la vita ci spinge ad affrontare e quella sul ring. Immagine questa non nuova nella retorica di Lucci, che aveva anzi già affrontato nel brano “Cingolati” dell’album precedente, prendendo sempre le parti di quegli under dog, con il “guantone in alto pure se l’incontro è truccato”.

“Da solo all’angolo con l’occhio spaccato

Mentre rimbombano in testa i consigli che non ho ascoltato

Il male che ho fatto, l’amore che ho dato

Imparato negli anni a giocare, ignorando il risultato”

Ma la forza di questo disco sta nel riuscire a mantenere un’unità e una coerenza stilistica che lo rendono estremamente godibile pur spaziando tra temi apparentemente molto distanti. Così nella title track, “Shibumi”, posta quasi alla fine dell’album, l’artista ci spiega finalmente il significato di questa parola. Per riprendere la citazione fornita nel video di questo brano:

“Come sai, shibumi allude a una grande raffinatezza sotto apparenze comuni. È un’affermazione così precisa che non ha bisogno di essere ardita, così acuta che non dev’essere bella, così vera che non deve essere reale. Shibumi è comprensione più che conoscenza. Silenzio eloquente. Nel modo di comportarsi, è modestia senza pruderie. Nell’arte, dove lo spirito di shibumi prende la forma di sabi, è elegante semplicità, articolata brevità. Nella filosofia, dove shibumi emerge come wabi, è una serenità spirituale non passiva; l’essere senza l’angoscia del divenire. E nella personalità di un uomo, è… come dire? Autorità senza dominio? Qualcosa del genere.”

(da “Il ritorno delle gru”, Trevanian)

Questa definizione inquadra perfettamente il lavoro dell’album, che si presenta puro, essenziale, con una scrittura semplice ma piena di immagini evocative, basi originali che però non si distaccano mai eccessivamente dai canoni del bombap ai quali questo genere fa riferimento, un flow preciso, mai forzato. I brani hanno subito una dura selezione, ne sono stati pubblicati solo 8, permettendo così all’intero lavoro di rimanere centrato e diretto, e questa semplice raffinatezza si ritrova anche nella grafica del disco fisico, all’interno del quale, dove generalmente viene inserito il libretto con i testi, si trovano otto illustrazioni, una per ogni traccia, pensate e realizzate dall’artista Luca Maleonte.

“Shibumi, bellezza modesta

La verità se è vera non gli serve essere espressa

È quando impari ad ignorare l’albero che arrivi a concentrarti

Fino a quando tu riesci a vedere la foresta”

 

Lucci TOUR 2018

12.05 @ Cosa La Strada – ROMA
17.05 @ Nautilus – BOLOGNA
18.05 @ Loggia del Leopardo – VOGOGNA (VB)
19.05 @ Sun Valley Festival – MALVAGLIA (CH)
26.05 @ Terra di Nessuno – GENOVA
09.06 @ Ex OPG Occupato – NAPOLI

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