La storia del rap napoletano: il bambino cattivo è tornato

A cura di Fiorella Todisco

Era il 1996 quando Speaker Cenzou ci portava “per mano verso un altro mondo”, quello del rap, di cui è stato il primo esponente a Napoli.
Oggi, dopo più di vent’anni trascorsi a contatto con la sua gente, a suonare i suoi beat e ad essere sempre presente nelle maggiori manifestazioni sociali, Cenzou ci invita nuovamente a seguirlo in questo nuovo progetto musicale, frutto della commistione tra il “bambino cattivo” e l’uomo che è diventato.
Il disco BC20 rappresenta un vero e proprio ponte tra passato e presente, attraverso il quale Vincenzo Artigiano, di nome e di fatto, ha plasmato le sue influenze musicali e noi gli abbiamo chiesto di fare due chiacchiere per scoprire qualcosa in più del disco, ma non solo..

 

 

Enzuccio è tornato (non è mai andato via, in realtà). Lo si sente nei vicoli del centro storico di Napoli, a Mezzocannone Occupata a suonare i suoi beat, tra i ragazzi vicino all’Orientale che cantano “Stay come il merlo”. Il New Slanc si è realizzato e ha fatto il boom, come venti anni fa. Come stai adesso Enzù, te lo posso chiedere?

Ciao Ciurilla (ndr: “ciurillo”, in napoletano, significa “fiore”; ho la fortuna di avere un soprannome assegnatomi direttamente da Speaker Cenzou) come sto… è un domandone! Sono alle prese con la promo di Bc20, stiamo valutando il secondo singolo da far uscire per settembre e stiamo organizzando il tour autunnale.
Nel frattempo stiamo chiudendo le ultime cose del secondo album di PeppOh, che è il primo artista che Sodo Studio produce in maniera abbastanza totale e radicale e sto facendo un bel po’ di dj set in giro. Nei ritagli di tempo sto spedendo le ultime poche copie rimaste del libro, insomma.. sto tirando le somme di questi ultimi 2-3 anni di lavoro intenso su più fronti e, come sempre, sto pensando in parallelo ai passi successivi per far che lo Slancio diventi un Decollo a tutti gli effetti.
In sintesi sto abbastanza con la capa “nella cascetta” come si usa dire a Bergamo alta.
Spesso vorrei avere 4-5 “maxi me” per fare ancora più cose, perché comunque ho la sensazione che non sia ancora abbastanza. Per molti anni della mia vita-carriera sono stato, in quanto Bambino Cattivo, un po’ discontinuo e quindi non sono quasi mai riuscito a darmi dei programmi di lavoro strutturati e consequenziali nel tempo.
Ora, con la maturità, questa cosa fortunatamente è cambiata ed ho dei piani, almeno a livello teorico, fino al 2021, dopo poi si vede…..

 

Hai scritto un libro che ha avuto molto successo, in cui racconti la tua storia, personale ed artistica, sin dagli esordi. Io l’ho letto e ho avuto modo di conoscere più a fondo il bambino cattivo. Mi è sembrato di camminare con te tra i vicoli di San Gaetano.. Hai una capacità descrittiva così efficace da consentire una totale immedesimazione nelle tue storie in chi legge. Questo, chiaramente, lo si evince anche dai tuoi testi. Sappiamo che tutte le tue ispirazioni hanno un “tempio”: il SODO STUDIO. In molti siamo curiosi di sapere di più su questo posto, cosa rappresenta per te, quando è nato tutto, perché proprio “Sodo Studio”?

In pratica, quando uscii dallo studio, finito il mio primo album “Il bambino cattivo” nell’ormai lontanissimo 1996, ero molto frustrato e “sgoduto”, perché non ero assolutamente soddisfatto del risultato a livello sonoro; del resto, il primo disco di solito è quasi sempre il risultato di una serie di tentativi che tu fai, spesso con poca cognizione di causa.
Sia io che Marco Messina (che in quel tempo mi diede una grande mano per la realizzazione del disco) eravamo alle primissime armi.. a questo aggiungi che all’epoca l’Hip Hop era una cosa molto sconosciuta ai più e quindi anche quando andavi in uno studio non c’era il know how e la conoscenza per far suonare la tua musica e valorizzare il tuo lavoro al massimo del suo potenziale.
C’è comunque da dire che sia le vendite che il feedback della critica mi smentirono, ma, essendo notoriamente un “capatosta” decisi che questa sensazione non avrei voluto provarla mai più nella mia vita e quindi iniziai lentamente a mettere qualche soldino da parte per investire in attrezzature per costruirmi una postazione tutta mia e diventare più bravo anche a fare le basi, i mixaggi e tutto il lavoro sui suoni che col tempo poi è diventato il “Sodo Studio” che nei fatti è l’ex soggiorno di casa mia! Si è trasformato nel mio home studio, dove partono quasi tutti i miei lavori e il nome Sodo Studio, veniva dalle infinite session di Winning Eleven (la versione giapponese di Pes) dove, grazie al gioco basato sullo schema del “pedalare e picchia sodo” delle mie squadre, vincevo tornei su tornei.

immediatamente mi illuminai di imm-Enzo dopo un gol di testa del mio Camerun e il nome “Sodo Studio” venne a me così come lo conoscete

Addentrandoci “funditus” nel nuovo album BC20 Director’s Cut, emerge immediatamente la commistione tra presente e passato. Vecchi pezzi rivisitati in chiave moderna e sei inediti. Perché questa scelta?

Per certi versi, ti dirò, avevo bisogno di fare “i conti” con il mio passato: per molti anni ho sempre rifiutato di fare le vecchie canzoni perché mi sembrava che fossero di un’altra persona che vedevo ormai lontana anni luce da quello che ero diventato; allo stesso tempo, però, ai miei concerti, molte persone continuavano a chiedermi con insistenza di fare quei pezzi, che, alla fine, vuoi o non vuoi, sono comunque i pezzi del primo album di Rap uscito da Napoli, quindi dei passaggi importanti per chi ama o ha amato questo genere musicale.
Nel corso di questi anni mi sono interrogato molto su come rispondere all’esigenza delle persone che mi seguivano e, durante il boom che avemmo con il progetto Sangue Mostro, le nubi iniziarono a diradarsi.. pensai che l’unico modo per dare nuovamente vita a quelle cose fosse riaprire tutto, salvando però soltanto il sapore e condividendo, collettivizzando l’album con tutte le persone che nel corso degli anni mi hanno tributato amore e rispetto (confessandomi di essere cresciuti artisticamente e umanamente con quel disco).
Piano piano, poi, le cose sono venute fuori e tutti gli artisti a cui ho chiesto di partecipare sono stati felici di condividere con me questa pazzia.

avevo bisogno di fare un disco che fosse una specie di ponte dimensionale fra il passato ed il futuro, citando il classico ma senza rimanerne intrappolati

Per me è stato molto bello ed anche terapeutico fare questo disco: come ti dicevo prima, per certi versi è stato come se stessi reinterpretando non più il mio disco ma un disco che mi ha formato al pari di altri mille che ho ascoltato e da lì la scelta di mantenere solo le metriche originali, cambiando le parole e i testi e, con riguardo alla musica, mantenere le intenzioni melodiche portanti, modificando le ritmiche e gli
arrangiamenti.
In verità, questo non mi sembrava ancora abbastanza e ho pensato che dovevo sostituire comunque delle cose che non erano neanche più “aggiornabili”, inserendo degli inediti che in realtà dovevano essere già in “Bc96” come ad esempio “A San Gaetano”, oppure pezzi “antologici” come “Tre sedici e mezzo” o “Sta nu fatt asott” e novità assolute come “Siamo a Casa” o “Da mo in poi” per dare proprio il senso di questo “ponte temporale”.

Kiave, Di Bella, Ntò, Ghemon, PeppOh e altri hanno contributo in questo nuovo disco. Tu le cose non le fai mai a caso, quindi siamo sicuri che hai profonda stima di questi artisti per aver collaborato con loro. Cosa pensi del panorama Rap – Trap attuale?

Massima stima e rispetto reciproco; con alcuni c’erano appuntamenti di collaborazione che oramai rimandavamo da troppo tempo e in questo disco, finalmente, c’era la possibilità di mettere le cose apposto, con altri piacevoli conferme di grande sinergia e compatibilità.
Va da se che senza il fondamentale apporto di tutti gli ospiti, dal primo all’ultimo, questo disco non avrebbe avuto ragione di essere e colgo l’occasione per ringraziarli ancora una volta.
Rispetto al panorama attuale e alla musica dei giovanissimi, dei nativi digitali, ci sono cose che mi piacciono e altre meno, come in tutte le ere ed in tutte le correnti; il pensiero che mi viene rispetto al trend attuale, se proprio vogliamo fare dei paragoni con il passato, è che prima c’era una netta distinzione, sia come contenuti che proprio come musicalità, tra tutto quello che è mainstream e tutto quello che non lo è.
Di buono c’era che si aveva comunque la possibilità di scegliere, c’era più caratterizzazione, più varietà, c’erano più circuiti e più attenzione per la musica che per scelta cercava di distinguersi dagli standard proposti.
Oggi vedi che più o meno il 75% degli artisti fanno tutti la stessa cosa e i media danno attenzione solo a questo, come un supermercato dove negli scaffali trovi una sola marca e quindi non hai possibilità di scegliere.
Non sono per nulla contro questa musica, ti ripeto, molte cose le trovo interessanti e trovo interessante anche confrontarmi musicalmente con delle ambientazioni sonore differenti; trovo però sicuramente sbagliato il fatto che non si abbia varietà di scelta, come negli altri Paesi dove convivono e si esprimono più correnti musicali, dal bombap , al rap soulful, al raprock, fino ad arrivare alla trap o al drill.
Credo fermamente che nelle differenze ci sia arricchimento, mentre negare o occultare gli altri aspetti sia anti-storico e anti-musicale.

 

Chi ti segue sui social lo sa, sei “fissato” con Star Wars. Ci spieghi in che modo e se ti ha condizionato la filosofia di vita della saga?

Ovvio che sì, sono stato forgiato dagli insegnamenti e dalle vie della forza, anche se, recentemente, da dopo l’acquisizione della Lucasfilm da parte della Disney, moltissime cose sono cambiate, ma fa parte del discorso più vasto che affrontavamo prima rispetto alla musica.
Ti faccio un esempio: per chi è nerd della saga come me, vedere nell’ultimo Episodio 8 (“Gli ultimi Jedi“) per quasi due ore e mezza di film un continuo rimarcare sul concetto di “uccidere il tuo passato” è sembrato quasi una sorta di revisionismo indotto.
Io credo che bisogna ovviamente andare avanti e non stare tutto il tempo a idolatrare e mistificare un passato che sappiamo non tornerà, ma al contempo non dimenticare le grandi lezioni che il passato ci offre, come non ripetere gli stessi errori.

sappiamo che chi dimentica totalmente il passato è destinato a ripeterlo…

Spero che anche alla Disney capiscano questa grande verità e nonostante sono stato abbastanza deluso da Episodio 8 e dallo spin off  “solo”, ho ancora buone aspettative sul capitolo finale della saga, in cui tornerà JJ Abrams alla regia, che, giusto per dirtene una, con il suo “Il Risveglio Della Forza” è stato una grandissima fonte di ispirazione per Bc20.

 

“A San Gaetan o tiemp’ è or”. Che progetti hai adesso?

Come sempre ne ho troppi , rimanendo sulle cose più imminenti, 2\3 video per Bc20, un tour autunno\invernale, far uscire l’album di PeppOh e promuoverlo per bene, ho già realizzato vari pezzi per il mio disco di inediti, varie produzioni Sodostudio in uscita per altri artisti, ho un bel po’ di beat nuovi in cottura e, sottovoce, a te posso confessare il mio sogno più segreto.. quello di riuscire ad evolvere il mio libro “Ammostro” in un film. Per tutto il resto delle mie “pazzarie” potete consultare i miei canali social (Instagram, Facebook, YouTube) e vedere questo viaggio, partito a San Gaetano tanti anni fa, quali galassie ci farà toccare nel futuro.

 

 

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