Una sensuale, seppur violenta, opera di lussuria: “Innocence” di Lei (no) innocence

 Lei, (No) innocence

Innocence
(A Buzz Supreme – Audioglobe)

 

A cura di Giovanni Graziano Manca

Tracklist

1. Else
2. Windblown
3. Purple
4. Leaves Her
5. Otherwise
6. Almost
7. Speak Low
8. Nice
9. Still
10. Prayer

“Questo disco”, si legge nella terza di copertina di “Innocence”, “è sulla solitudine e sulla purezza”.
Non  è difficile credere alla dichiarazione di cui sopra, l’ampia gamma di suoni, rumori, dissonanze, sprazzi musicali ariosi e profondi, intemperanze noisy, algide “vampate” vocali, suggestioni elettroniche di vario genere, sembrano fornire di volta in volta i risultati di una ricerca intima che nel complesso riesce a mettere in evidenza più aspetti di una personalità, gli esiti di un viaggio nel proprio io, all’interno di un modo di essere, quello proprio degli autori di questa musica oppure quello di chi la ascolta, che a seconda del momento in cui si osserva può apparire buio, solare, pieno di timori, oppure tendente alla solitudine, rimembrante e nostalgico, o anche puro, felice, sereno.

Disco non facile, quello di debutto di Lei, (No) innocence (duo dark ambient operativo a Bologna e formato da Gabriele Chinè Milieri e Giuseppe Cassano), concepito come un’opera unica divisa in dieci movimenti e come un manuale che può essere consultato se si è alla ricerca di emozioni perdute, nascoste o dimenticate.
Un disco però di alto profilo, concettuale, personale, tecnicamente, fin nei minimi particolari, accuratissimo (il disco è stato mixato e prodotto da Lei, (No) innocence, il Mastering è di Matt Colton, Alchemy Mastering, Londra, fonti iconografiche da Library of Congress, Prints & Photographs Division, National Child Labor Committee Collection).
Gli autori definiscono la propria musica “elettronica mutevole; dark ambient, venata di dolcezza.”, il loro album “Innocence” “Una sensuale, seppur violenta, opera di lussuria.”

Da ultimo, informano Milieri e Cassano, il concetto alla base del lavoro viene ampliato dal vivo, tramite l’uso di visual espliciti, pornografici, risalenti alla fine degli anni Sessanta. Il montaggio serrato di queste pellicole, sostengono gli autori, svela e perverte e contemporaneamente crea ulteriori orizzonti di significato.

 

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