Edda è un Fru Fru da mangiare in un boccone!

Edda

Fru Fru

(Woodworm label)

A cura di: Antonio Bastanza

TRACKLIST

01. Abatjour
02. E se
03. The Soldati
04. Italia Gay
05. L’amore No
06. Ovidio e Orazio
07.Samsara
08. Vanità
09. Vela Bianca

Stefano “Edda” Rampoldi ritorna dopo due anni dalla Graziosa Utopia con la quale aveva conquistato pubblico e critica, con un nuovo lavoro che è esattamente quello che chi lo conosce e lo ama si aspetta da lui e sforna un disco che non è rock, non è pop, non è cantautorato: è un disco Fru Fru.
In che senso, direte voi.
Semplice: Stefano fa il disco che gli va di fare, spostandosi ancor di più verso sonorità decisamente più solari rispetto al rock del passato remoto e del ritorno da solista, con un approccio che, come lo definisce lui stesso è da “Musica Leggera”.
E non vi sembri strano se in questo disco i suoni sono molto lontani da quelli di Semper Biot o di Odio i Vivi: queste sono le canzoni che lo rappresentano in maniera assoluta e se lo avete ascoltato dal vivo nelle date dell’ultimo anno e mezzo non potevate non aspettarvelo.
Onesto e sincero come mai prima, Stefano unisce due anime solo apparentemente in contraddizione. Se infatti per quanto riguarda i testi il disco si può definire un lungo monologo, un flusso di coscienza in cui domina quell’apparente nonsense, suo marchio di fabbrica, che nasconde idee e concetti, tutt’altro che banali, che arrivano al cuore di chi ascolta senza intellettualismi, i suoni sono freschi e accattivanti, e non deve stupire se in queste nove tracce per meno di mezz’ora di musica i riferimenti siano non solo gli Strokes di Comedown Machine ma anche Raffaella Carrà o Caterina Caselli.
In fondo quello che Edda ha chiesto al fido produttore Luca Bossi era proprio questo: rivestire i provini chitarra e voce che il cantante milanese aveva realizzato di un suono limpido come il cielo e colorato come l’arcobaleno, fresco come una mattina di primavera e soprattutto che trasmettesse tutta la positività possibile.

“Chant and be happy” è un motto del movimento Hare Krishna dei primi anni 70, ma va benissimo per descrivere l’obbiettivo che mi sono preposto con Fru Fru. I suoni sono molto importanti e anche se non ce ne rendiamo conto, influenzano in modo determinate la nostra esistenza. Vanno scelti bene. Di solito i dischi che faccio alla fine non mi piacciono tantissimo, ma questo ancora non mi ha stufato e forse mi rappresenta”

E il grande successo di questo lavoro è proprio l’esser riuscito a unire un suono così aperto a testi che lasciano il segno dimostrando che anche in Italia è possibile fare Pop con la P maiuscola senza essere pretese intellettualoidi (“non c’è molta distinzione tra un cantante e un coglione” canta in The soldati, e se il titolo vi dice qualcosa molto probabilmente non è un caso) ma riuscendo a dire e trasmettere ciò che si vuole nel modo in modo semplice e diretto.

Dall’Italia (tutta) gay alla ricerca della felicità a Samsara, che tra richiami religiosi e un San Francesco amico degli animali è una sorta di inno al vegetarianesimo, dal primo, ballabilissimo, singolo E se al sesso secondo Edda, mai volgare, mai pudico, di Vanità, fino al meraviglioso ricordo della madre del cantante milanese, recentemente scomparsa, in Edda (“giovedì è il giorno giusto per andare via da me”),  Fru Fru rafforza l’idea che Edda lo si ama o lo si odia: è un pasticcino da mangiare in un sol boccone la cui dolcezza sarà difficile da dimenticare.