Il calore sudafricano nella fredda Germania del nord: Alice Phoebe Lou al Pumpe di Kiel

© @jamestuft

A cura di Giuseppe Visco

Ogni nazione ha i suoi stereotipi, si sa. E la Germania idem, così come l’Italia. Uno dei luoghi comuni più diffuso riguarda i tedeschi del nord, indicati da tutti come persone poco socievoli e molto freddi. Beh, l’8 Maggio per verificare o smentire quest’idea mi sono armato di coraggio e sono andato a Kiel – capoluogo dello Schleswig-Holstein – dove Alice Phoebe Lou era in concerto al Pumpe.

Prima della descrizione del concerto ci sarebbero da spendere giusto due parole per il Pumpe. Innanzitutto molti di voi nemmeno immaginano dove possa essere Kiel: cercatelo su Google Maps e capirete che è non lontano dai confini danesi. L’introduzione geografica è solo per far capire quanto la città sia distaccata “dalla Germania centrale” e quanto possa essere difficile portare in luoghi così “difficili” artisti di fama. Beh il Pumpe è dal 1979 – 1979, c’era ancora il muro di Berlino, destinato a cadere ben 10 anni dopo – che promuove la cultura in tutte le sue forme in quel di Kiel. Sembrerebbe qualcosa di ordinario, ma per capirlo torno al punto sopra citato, andate su Google Maps e fatevi un’idea.

Ad accogliere appunto la cantante sudafricana che sta ribaltando il concetto di musica negli ultimi 2 anni c’era un pubblico accorso in massa a vederla. Ormai non fa più notizia: Alice Phoebe Lou è “diventata grande”. Il locale rispecchia alla grande la tradizione del posto: all’apparenza spartano ma molto ospitale e che fin dal primo istante riporta alla mente gli ambienti di mare e marinai, tipici della città di Kiel.

Ad aprire il concerto i Loving gruppo che non avevo mai sentito nominare in vita mia ma dal quale sono stato colpito positivamente, “preparando il campo” ad Alice restando fedele al tipo di musica della sudafricana. Mi è sembrato davvero di assistere a un susseguirsi di poesie cantate. La sala però acclamava la cantante che si è presentata con l’intera formazione sul palco, pronta a dare vita all’ennesimo spettacolo. Come già vi descrivevo nel report di Osnabrück, assistere ad un concerto di Alice è una di quelle cose che nella vita va fatta, per capire davvero cosa c’è dietro quella che sembrerebbe una ragazzina di 15 anni: un’artista incredibile, fedele alla sua linea e dotata di un’intelligenza e un pensiero sopraffino, tutte qualità che la stanno affermando sui palcoscenici mondiali. Va però detta una cosa, per me non era la prima volta a un suo concerto, né la seconda – ma bensì dubito basterebbero due mani per tenere il conto – ogni concerto trasmette qualcosa di differente. Il modo dell’artista di tenere il palco, di tenere viva l’atmosfera, di relazionarsi col pubblico crea ogni volta una sfera intima, mistica.

Il concerto di ieri si è svolto sulla falsariga degli ultimi, quasi tutte canzoni del nuovo album – immancabili Skin Crawl, Galaxies, Nostalgia e Fynbos, annoverabili tra i tormentoni – alternate a qualcuna del vecchio album. Con molta schiettezza e col sorriso stampato sul volto Alice ieri si scusava per la voce “della me fra 30 anni” dovuta al raffreddore ed alla carente energia dovuta al ciclo. Ebbene sì, lei parla del suo ciclo sul palco, della sua sessualità, del suo modo di vivere la vita, senza freni e senza limiti.

E ogni volta è uno spettacolo incredibile.

– a presto Alice, ci vediamo a Berlino! –

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