[Intervista] I John Qualcosa: “Sopravvivere Agli Amanti” e imparare dalle piante per adattarsi

© Nicolò Puppo

A cura di Lucia Cirillo

Premetto che ho conosciuto AmbraMarie Facchetti e Raffaele D’Abrusco, qualche annetto fa in una veste diversa da quella di “intervistatrice”, quando il duo non era ancora quello che ora sono i John Qualcosa. Mi piaceva far conoscere ai “più o meno popper” uno dei duo più particolari del momento, così ho fatto un paio di domande ad AmbraMarie e Raffaele. 

 

Nella notte dell’8 Aprile 2020, in piena quarantena e con una super Luna, usciva il vostro primo singolo “Sopravvivere Agli Amanti” e il 15 Aprile è uscito l’album omonimo. Come è stato per voi poter finalmente realizzare un sogno? 

Diciamo che la super Luna ha reso tutto più poetico, come se fosse un segno. E’ stato molto emozionante vedere il nostro disco apparire su tutte le piattaforme streaming allo scoccare della mezzanotte; allo stesso tempo siamo anche un po’ dispiaciuti: aspettavamo questo momento da quando abbiamo iniziato a registrare il disco, ovvero tre anni fa, e di certo non ci saremmo mai immaginati che sarebbe uscito in un contesto storico del genere, dove ovviamente la promozione è congelata per lo stop ai concerti e dallo strabordare di notizie sui vari social. Fortuna esiste lo streaming (e non avremmo mai nemmeno pensato di pronunciare questa frase!). Ma come in tutte le cose, bisogna imparare dalle piante ed adattarsi. Sicuramente ci ricorderemo ogni dettaglio di questa uscita per tutta la vita, come il fatto che abbiamo festeggiato in videochiamata! 

Ve lo avranno già chiesto in molti, ma ve lo chiedo anche io, da dove nasce il nome del vostro duo? 

Ti raccontiamo la storia come fosse un ritornello imparato a memoria. 🙂
Da tempo avevamo in testa l’idea di questo duo-acustico-malinconico, finché un pomeriggio, mentre eravamo in viaggio sul nostro furgone, Raff mi chiede: “Senti Ambra, ma chi è quel tizio che stavi ascoltando prima, che mi ha fatto venire il latte alle ginocchia?” (scherzando “simpaticamente” sui miei ascolti tutt’altro che allegri) e io ho risposto “Uhm…non mi ricordo….John…Qualcosa!” come quando butti lì un “qualcosa” perché non ricordi il nome effettivo. Ci siamo guardati, abbiamo riso dicendo che era il nome perfetto per il nostro duo e la sera stessa abbiamo scritto il primo pezzo, “Questioni Irrisolte”, contenuta anche nel disco. 

Da quanto tempo state realizzando questo progetto e da dove è partita questa vostra esigenza di “distaccarvi” dal vostro gruppo già collaudato degli AmbraMarie? 

“Questioni irrisolte”, di cui ti accennavamo prima, è nata nel dicembre del 2011. Da lì in poi in realtà siamo stati poco produttivi, o meglio, ci è sempre piaciuto prenderci il nostro tempo. Realizzavamo una canzone all’anno, così, senza impacchettarla troppo, poi giravamo un videoclip (anche quello sempre “homemade”) e la buttavamo su YouTube. Ci piaceva l’idea di non sapere bene dove stavamo andando, ma di farlo giusto per piacere personale. “AmbraMarie” è un progetto rock con quattro teste, più duro a livello di sonorità e impatto live. Noi due invece sentivamo il bisogno di trovare anche un altro contenitore dove riversare tutta la nostra malinconia e l’amore per le ballad composte anche solo semplicemente da un pianoforte, un violoncello e una voce. Poi dopo ci siamo fatti prendere la mano e nel disco c’è il Mondo! 

© Lucia Cirillo

Il 10 Aprile avete aperto le prevendite per il vostro primissimo cd, volevo chiedere ad AmbraMarie quale significato abbiano tatuaggi che hai sulle tue mani e che ho visto anche sulla copertina? hanno a che fare con qualche tuo/ vostro credo / ideologia? 

Quei tre simboli in realtà sono personali e rappresentano la mia famiglia: la luna è mia madre, l’occhio è mio fratello e la croce è mio padre. Sul disco invece abbiamo voluto ricreare un’estetica che in qualche modo fosse riconducibile a noi personalmente, quindi questi simboli sono diventati anche una sorta di nostro codice. 

Io vi seguo da un po’ di anni, e alcuni dei pezzi che avete messo nel cd, come ad esempio 15 MILLION MERITS, SFACELO AZZURRO, UN SECOLO DI POLVERE, li conosco ormai a memoria e mi chiedevo come mai avete aspettato così tanto a pubblicarli visto che sono pezzi molto particolari ma orecchiabili? 

In realtà è solo una questione di tempo e possibilità. Fare un disco da indipendenti autoprodotti quali siamo richiede impegno e impiego di soldi propri, quindi portare avanti due progetti diventa difficile per chi si guadagna il cibo facendo il musicista. Avendo dato sempre la priorità al progetto “AmbraMarie” ci siamo ritrovati spesso ad accantonare i John Qualcosa. Poi ho incominciato a tormentare ciclicamente Raff sul fatto che avremmo dovuto prendere in mano seriamente questo disco ed eccoci qua…con un tempismo perfetto, come vedi! (riferendomi sempre alla pandemia!) 

© Lucia Cirillo

La scelta della data di lancio del disco, 15 aprile 2020, è una scelta casuale oppure è stata presa per qualche particolare ricorrenza, congiunzione astrale o altro? 

E’ stata totalmente casuale, poi il giorno stesso della pubblicazione abbiamo scoperto che il 15 aprile è la giornata mondiale dedicata all’arte. E’ stato puro culo, ma per noi la data ha acquisito un significato ancora più bello! 

Il progetto John Qualcosa nasce come duo, in questo disco vi siete avvalsi della collaborazione di qualcuno in particolare e se sì per quale ragione? 

C’è stata una collaborazione molto importante per noi, ovvero quella con Filippo Cornaglia, batterista di Niccolò Fabi e Andrea Laszlo De Simone, che ha prodotto le batterie e le percussioni del disco. Amando particolarmente questi artisti per noi è stato un onore. Poi in realtà tutto il disco è stato prodotto insieme alla collaborazione di Mattia Degli Agosti, nostro batterista in “AmbraMarie” da 16 anni. Non potevamo non portarlo con noi in questo viaggio: è “nostro fratello, non di sangue, ma per scelta”. 

© Lucia Cirillo

Sicuramente in questo periodo di quarantena Raffaele avrà “sfornato” qualche altro capolavoro per il vostro secondo album, vi piacerebbe fare un featuring con qualche artista famoso e se si con chi, oppure è un progetto troppo “intimo” per poterlo anche solo pensare? 

Ci piacerebbe eccome, ma sarebbe un elenco troppo lungo e improbabile! Ti spariamo comunque qualche nome: Verdena, Afterhours, Iosonouncane, Damien Rice, Beirut e poi mandiamo anche il nome “Radiohead” nell’iperspazio. 

Ultima domanda, sperando di non risultare banale, ma da dove nasce il vostro particolarissimo stile, direi ipnotico ed orientaleggiante del pezzo che dà il nome all’album? Sono presenti tamburi, bastoni della pioggia, campanelli, nacchere, maracas ben miscelati ai classici strumenti musicali, sono frutto solo di gusto personale o di una ricerca fatta negli anni? 

“Sopravvivere agli amanti” si ispira alle atmosfere di “Only Lovers Left Alive”, il film di Jim Jarmusch. Questo film ci ha colpito molto per la sua poetica, ci siamo rispecchiati nelle personalità dei due protagonisti, che ricercano bellezza e arte costantemente per arricchire il tempo che scorre. Credo che il nostro innamoramento per questo film arrivi dalla scena in cui Adam e Eve vanno a visitare un meraviglioso ex teatro di Detroit, del quale è rimasto solo il soffitto, mentre il sotto è stato trasformato in un desolante parcheggio. Noi ci sentiamo dalla parte di quelli che non avrebbero mai trasformato un teatro in un parcheggio. Il film è ambientato in parte a Tangeri, quindi abbiamo voluto ricreare il suo profumo e il suo labirinto di vie attraverso i suoni. Poi ovviamente è entrato in gioco anche il puro gusto personale, associato al nostro animo e al nostro modo di vedere la vita, seguendo sempre in qualche modo quell’idea di non volere una strada ben precisa da percorrere, ma di vagare senza meta, come piace a noi. 

 

Grazie AmbraMarie, grazie Raffaele per avermi sopportato in questo mio insolito ruolo… Vi prometto che appena finirà questo periodo di restrizioni, tornerò sotto palco per darvi il mio supporto, ma soprattutto rivestirò il mio ruolo classico … quello di fotografa … 😉 

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