[Live Report] Chi si spaventa quando sente dire “rivoluzione” forse non ha capito: Rumiz – online – e l’accoppiata Massimo Zamboni/Vasco Brondi all’ottava edizione dello Sponz

A cura di Giuseppe Visco

 

“Serenamente contemplava la corrente del fiume; mai un’acqua gli era tanto piaciuta come questa, mai aveva sentito così forti e così belli la voce e il significato dell’acqua che passa. Gli pareva che il fiume avesse qualcosa di speciale da dirgli, qualcosa ch’egli non sapeva ancora, qualcosa che aspettava proprio lui.”

Parole con cui Hermann Hesse parla del fiume e dell’acqua nel Siddhartha – italianizzato in Siddharta. Considerato uno dei capolavori di Hesse – insignito del Nobel nel 1946 – Siddhartha è un romanzo di formazione in cui il Buddha storico, Siddhartha Gautama, vive tormentato dai dubbi esistenziali e sono alla fine troverà la liberazione. Il Siddhartha di Hesse fu tradotto in italiano da Massimo Mila – compagno di scuola di un certo Cesare Pavese, orgoglio nazionale di cui ricorrono oggi i 70 anni dalla sua morte – durante gli anni trascorsi nelle prigioni fasciste e poi durante la resistenza. Antifascista, musicologo, critico musicale, intellettuale italiano di Mila si potrebbe parlare all’infinito. In uno dei suoi scritti più importanti, La mia opposizione, fa un riferimento all’acqua parlando della sua famiglia: “veleggiava nelle placide acque d’un patriottismo carducciano, nutrito d’ingenui entusiasmi nazionalistico-sabaudi”.

 

L’ottava edizione dello Sponz Fest ha come tema centrale quello dell’acqua. Il direttore artistico Vinicio Capossela sul tema: 

“Parlare di acqua è parlare di ambiente. È parlare di plastica, di cambiamento climatico, di bene pubblico, di dissesto idrogeologico. È parlare di ponti, di guerra e di storia, geografia e scienze. È giocare con la pozzanghera, è indagare il fantastico, nelle creature mitiche che l’acqua nasconde, dal leviatano al drago. È parlare dell’anima dei fiumi, degli animali da cui prendono l’anima, come l’Aufidus tauriforme, l’Ofanto cantato da Orazio nelle odi, come lo Scamandro che si adira con Achille per l’orrenda strage che gli ha arrossato di sangue umano le acque. Le acque che penetrano il cuore di tenebra dell’interno della terra. Parlare di acqua è parlare di mito e letteratura. È parlare di inconscio collettivo. Proprio ora che si profetizza la sesta estinzione di massa, mentre l’acqua sale per effetto del discioglimento dei ghiacci, gridare la chiamata per allestire l’arca e mettere in  salvo il nostro mondo, uomini bestie, clandestini e poveri cristi.”

La genesi del nome Sponz viene sempre descritta da Vinicio: 

“Da sette anni Sponz Fest cerca di essere una piccola zattera di salvataggio nel selvaggio, in una realtà sempre più astringente e claustrofobica, una zattera di fisicità e natura nel mare magnum dell’individualismo collettivo delegato alla rete. Sponzare è allargare la forma e perderla. Sponz viene dall’espressione paesana sponzare, che significa ammollamento e perdita della rigidità.”

Ospiti dell’ottava edizione Rumiz e l’accoppiata Zamboni/Brondi. Proprio il triestino Rumiz, esperto conoscitore della natura, dei fiumi. Nel 2012 compie un viaggio completo sul Po evitando, volutamente, di iniziarlo dalle sorgenti sul Monviso per non omaggiare i tristi e vuoti rituali “nordisti” della Lega Nord, giungendo, dopo peripezie varie, al delta nel mare Adriatico, per poi toccare anche la Croazia. Il viaggio è stato raccontato da Paolo Rumiz a puntate su La Repubblica ed è stato creato il film Il risveglio del fiume segreto, che ne ripercorre le tappe principali e che è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel breve – ma interessantissimo – collegamento web con Paolo, il giornalista ha spiegato come la toponomastica dei fiumi sia mutata nel corso degli anni, tendendo a cambiare il genere dei fiumi, da femminile a maschile. Emblematico il caso dell’odierno (il) Piave – simbolo della vittoria italiana durante la prima guerra mondiale – un tempo la Piave. Rumiz in 4 parole “Il nazionalismo è idrofobo”. 

Non si poteva lasciare un nome femminile al simbolo della patria, si decise così di cambiare il nome, divenuto il Piave, passato da emblema italiano a fiume sfruttato all’estremo. Una cartina, esplicativa, sullo sfruttamento della Piave:

Dopo lo straordinario intervento di Rumiz sul palco dello Sponz è toccato a Zamboni e Vasco Brondi. Il primo: leggenda italiana – e non solo – chitarrista e compositore dei CCCP e CSI (non credo ci sia bisogno di aggiungere altro!) e Vasco Brondi – ex Le Luci della Centrale Elettrica – col loro “Anime galleggianti”: due musicisti, una zattera e un canale che collega Mantova al Delta del Po.

“Questa storia galleggia in un tema incantato: il viaggio sulla zattera. Infantile sogno da ragazzini che tutti hanno fantasticato poi abbandonato. La deriva. L’approdo. E quella pianura tutta attorno. Scenderemo il Tartaro. Perché? Già: perché? Mi verrebbe da rispondere come fanno i ragazzini. Perché sì.”Massimo Zamboni 

“È stato sorprendente, dove pensi che non possa succedere mai niente succede sempre qualcosa.”Vasco Brondi

Oltre alle letture – fantastiche – c’è stato qualche brano sia di Zamboni che di Vasco Brondi. A chiusura di una serata fantastica un piccolo extra, i due decidono di cantare un brano “di altri”: Vasco sceglie “Oceano di gomma” degli Afterhours – già contenuto in C’eravamo abbastanza amati – e Zamboni che introduce la canzone come “suonerò anche io un pezzo di altri” e improvvisamente “Annarella” dei CCCP, dei suoi CCCP. Atmosfera surreale, il pubblico intona sottovoce, come una solenne preghiera, i versi del capolavoro dei CCCP. Momento di una carica emozionale incalcolabile: il pubblico era davvero divenuto un insieme di “Anime galleggianti, spogliate di tutto”.

Come ultimo collegamento – un po’ travagliato – quello con l’artista a tutto tondo Jacopo Leone “maestro dei polipi e dei buchi nell’acqua” che ha spiegato il senso delle sue ultime opere (fatte con nero di seppia o di polipo), spaziando infine dall’intelligenza dei polipi alla loro vita sessuale.

Un festival che fa bene al corpo e alla mente.

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