
Sabato 5 aprile, in occasione del decimo compleanno dell’etichetta cosentina DIY M.A.D. Production, all’Auditorium popolare di Cosenza si è festeggiato a dovere.
Per l’occasione, già dal tardo pomeriggio, presso la saletta L.A.M.A è stata allestita una mostra per ripercorrere la storia di M.A.D. Production e offrire ai visitatori uno sguardo sui dieci anni di attività attraverso fotografie di concerti, locandine e dischi prodotti e co-prodotti. Poi la proiezione del secondo “volume” del documentario “M.A.D’s Report” curato da Francesco Aiello.
A seguire quattro band della scena musicale underground italiana hanno animato la serata.
A dare il via ai festeggiamenti sono i nostrani Aphelio: giovani, belli, autentici, spigliati come sempre ci fanno ascoltare il loro hardcore punk con “Souls in black”, “Afraid”(il brano è “un grande vaffa alle paranoie che ci bloccano dalle cose che più ci piacciono”), “Break the silence”, “Noone”, “Pausa paglia”, “Noname” e, last but not least, “RGM” (per chi ancora non lo sapesse è l’acronimo di Roggiano Gravina Merda). Il riccioluto frontman Antonio dopo il live lascia sul mio taccuino una dedica personalizzata e un “auguri e grazie mille” dedicato a M.A.D. Production. Cazzutaggine sul palco e tenerezza senza fine sotto.
Proseguono i locals Kjümmo, con il loro sound che è un misto di punk rock e metal e la sicurezza tipica di chi fa musica da mille anni. Aldo D’Orrico (chitarra e voce), Anthony W. Calabrese (basso e voce) e Francesco De Napoli (batteria) hanno tutti e tre esperienze pregresse in gruppi e progetti noti (in città e non solo) come Al The Coordinator, Muleskinner Boys, N.I.A. Punx, The Blatters, La Fine, The Malgioglios e Miss Fräulein. Il set è un mix fra i pezzi dell’EP del 2020 “Kjümmo” e quelli del secondo album del 2024 “The Universe is rock’n’roll”. “Pretty rabbit eyes” è presentata (sarcasticamente ma non troppo) da Aldo come un “ballabile danzereccio”, l’intera serata è definita “una festa danzante” e il monito al pubblico è “potete anche danzare!”. Unica cover presente in scaletta è “I hate you”, suonata alla maniera degli Slayer. Non mancano gli auguri a M.A.D. sulle note di una celebre intro dei Pantera che apre il pezzo “Angelina”.
É la volta dei Radsters, da più di dieci anni nel circuito punk hardcore napoletano. La scaletta è lunga, i pezzi che ci fanno ascoltare arrivano a raffica uno dopo l’altro dritti nei denti e anticipano l’LP in uscita nel corso del 2025, ma non mancano brani già apprezzati come “Hipsciem” e “Faster than Police” presenti nell’omonimo album del 2019 “Faster Than Police”. Per tutta la durata del set il sound è coeso, nonostante lo stile risulti essere una sorta di miscuglio di diversi generi. Di certo i Radsters mettono d’accordo tutti. Per certi versi ricordano i D.R.I. (gruppo texano anni 80 acclamato all’epoca dagli amanti dell’hardcore come da quelli del thrash e dell’heavy metal più tradizionale). Se il sound guarda oltreoceano, l’augurio a M.A.D. arriva dal palco alla maniera partenopea: “auguri pe’ cient’anni!”.
L’ultima band della serata sono gli Arturo da Torino. Gruppo storico della scena hardcore italiana (la prima formazione risale al 1993), sono guidati nell’attuale formazione da Luigi Bonizio (ex C.O.V.), che affronta quasi l’intera scaletta con un personal fra le dita. Scioltissimi cinquantenni vecchia scuola, storici e stoici, vari e svarionati, da “Conversazioni” del 2001 ci regalano “Verde”, “Nel film”, “Indecifrabile”, “LaMi&Re”, “Pretese”, “Alcolica”, “Limpido”, “Velluto”, “Semaforo”, “Sbagliato”, “Settembre”, “Mildred” e “Nel vuoto”, tutti titoli concisi e diretti che rispecchiano perfettamente l’essenza delle loro ritmiche: brevi, velocissime, intense, esplosive in pochi secondi. Colpisce molto anche la sezione ritmica definita da qualcuno “super stilosa” e senza fronzoli. Del resto gli Arturo non hanno bisogno di orpelli per lasciare traccia. Dal più recente “Riflessioni” del 2012 ascoltiamo “Uovo”, “Invano”, “Etica”, “Minimizzare”, “Comme tu veux”, “Decostruzione” e “Ultimo scatto”. Quando dietro le quinte chiedo a Luigi “Chi è Arturo?” mi risponde “Non lo so…ma chissenefrega!”. Dunque Arturo sarà anche un nome senza persona, ma di sicuro ha personalità da vendere.
Auguri anche da parte nostra a M.A.D., motore di questa e di tante serate passate (e future!) sotto ai palchi della nostra città o, per meglio dire, dell’ estrema periferia dell’Impero”!

di +o- POP