LA VERITA’ NASCOSTA. Romanzo breve.

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scritto insieme ad Ada Schettini.

 

CAPITOLO III

Ali, intanto, aveva imparato a conoscere Giammo attraverso Pietro, e Pietro attraverso Giammo. Poi l’ago della bilancia si era spostato leggermente quando Ali e Giammo si erano innamorati, ma erano riusciti presto a trovare un nuovo equilibrio.
-Puoi scendere, Polli, siamo arrivati al pontile.- Giammo chiamava così Ali solo quando erano soli, era il loro modo per non far sentire Pietro fuori dal loro equilibrio quando erano insieme, e per sentirlo fuori,quando erano soli.
Ali scese dalla moto, non senza fatica, l’aveva sempre considerata troppo alta per una bassina come lei, e si avvicinò a Giammo prendendogli la mano.
Era un giorno caldo per una giornata di inizio primavera, sembrava quasi un preludio d’estate. Il pontile era lungo, iniziava dalla strada e sembrava finire in mezzo al mare, e arrivati a metà si iniziava a sentire la brezza di mare, e quella sensazione di essere già abbastanza lontani dalla strada, dalla città. Per questo Giammo e Ali ci andavano spesso.
Passeggiarono in silenzio fino ad una panchina di pietra rivolta verso il mare, a poco più di metà del pontile. Ali si era accorta che Giammo mascherava una certa tensione dietro la camminata sicura e la faccia apparentemente rilassata. Giammo sapeva che Ali avrebbe voluto parlagli, era tipico di lei, parlare tanto, portare ogni pensiero in parola, discutere di ogni parola.
-Ho voluto ridurre le parole, questa volta. A volte ne bastano poche, di parole. A volte solo una. Ti ho portato una cosa. Aprila.- disse Ali porgendo a Giammo un piccolo pacchetto quadrato, avvolto in una carta marrone,grezza come quella della carta riciclata.  Giammo lo prese perplesso, forse proprio questa volta aveva bisogno di parole, di tante parole. Iniziò a scartalo e apparve una scatola blu, l’aprì. Una piccola chiave dorata con sopra una parola, incisa in maniera decisa e sicura: “TE”. Giammo guardò quella chiave, quella parola, come se gli fosse stata regalata la soluzione del rebus a cui lavorava da anni. Abbracciò emozionato Ali, la quale ricambiando felice quell’abbraccio pensava a quanto fosse stato difficile per lei arrivare a quel “TE” che rappresentava una scelta, che sentiva di aver preso. “Ho scelto TE.” Che rappresentava una promessa, dopo il periodo un po’ difficile che avevano passato. “Ricomincio da TE.” Che rappresentava un atto d’amore. “Sono innamorata di TE.” Eppure Ali sentiva in quella felicità, qualcosa che la rendeva inquieta.

Il giorno del concerto arrivò.
Pietro e Giammo erano sul palco a provare, abbondantemente in anticipo rispetto all’inizio della serata.
Ali era seduta vicino al bancone del locale, con una birra di fianco a lei, aveva di fronte i due ragazzi, i suoi uomini, ma tutto faceva tranne che ascoltare i loro accordi. Tamburellava con le dita sul legno del suo sgabello e pensava. Aveva in mente il riflesso di lei negli occhi di Giammo, quando sul pontile lui le aveva detto che l’amava dopo il dono ricevuto. Sapeva che in quegli occhi non si specchiava una persona del tutto convinta, del tutto entusiasta. Riusciva quasi ad intravedere l’alone delle sue incertezze intorno alla sua figura. Si sentiva pesante, portava addosso un fardello troppo grande per lei, così minuta, così indifesa davanti alla verità che cercava di sopprimere ogni volta che questa tornava a bussare alla porta della sua coscienza. Del bacio con Pietro Giammo non sapeva niente, di quel maledetto bacio in un momento di debolezza, un momento che aveva colto entrambi quella sera, mentre chiacchieravano sotto la Luna. Accadeva spesso che i due si incontrassero di fronte casa di lei, abitando molto vicini, solo per il gusto di condividere le ultime ore delle loro giornate insieme, senza malizia, senza pretese. Ma quella volta qualcosa andò diversamente. Pietro l’aveva abbracciata con una tale intensità che Ali ne aveva percepito il battito del cuore contro il suo petto e si guardarono, prima di tornare ognuno a casa propria, con un’intesa inaspettata, un’intimità a cui entrambi non seppero resistere, stando a un palmo di distanza l’uno dall’altra. Marghe quella sera voleva fare una sorpresa a Pietro, ma purtroppo a suo insaputa la ebbe lei. Del resto la realtà, sbattuta in faccia con una tale brutalità, è difficile da ignorare.
– Mi fate schifo, è questo che fai con lei a mia insaputa e ad insaputa di mio fratello! Penosi. –
Sol questo era riuscita a proferire Marghe alla visione di quella scena, facendo cadere ai loro piedi i pasticcini che aveva preparato per Pietro – non gli dirò niente solo perché di lui non mi importa nulla. Abbiate il coraggio di farlo voi e da questo momento in poi non guardatemi neanche più in faccia. Per voi sono morta. –
Ali e Pietro non ebbero neanche il tempo di allontanare i loro corpi l’uno dall’altra, che Marghe era già lontana. Lui corse, la raggiunse, la prese per un braccio tentando di spiegarle, ma fu tutto inutile. Provò ad asciugarle le lacrime ma lei non ne volle sapere intimandogli di non toccarla.
Ali era rimasta lì, immobile, impietrita. Era sconvolta.
Entrambi decisero di non raccontare nulla, perché entrambi non provavano alcun tipo di sentimento reciprocamente. Pietro amava Marghe, alla follia. Ali stava con Giammo.
Sapevano che Marghe non avrebbe mai parlato, del resto lei e suo fratello si salutavano a stento a causa di vicissitudini familiari che avevano tracciato tra loro una linea di indifferenza molto marcata, lui poi viveva con sua madre, lei con il padre.. non condividevano la quotidianità insomma, e, loro, da codardi, ne avevano approfittato.
Più volte avevano provato a parlarle, a farle capire che tra di loro non c’era nulla, che si trattava di una sbaglio, ma lei, ferma nelle sue decisioni, chiuse i rapporti e da quel giorno non parlò loro più.
La cosa strana è che Giammo non si era mai chiesto perché tra sua sorella e Pietro fosse davvero finita: si era accontentato di sapere che fosse dovuto dalla partenza di lei per l’erasmus e che dunque non c’erano più i presupposti per continuare. Quanto ad Ali, le due ragazze non erano mai andate d’accordo quindi c’era ben poco da indagare.
Ali li guardava entrambi su quel palco, guardava la naturalezza di Pietro e si chiedeva perché lei non riuscisse a fare altrettanto. Sapeva che per lui il ciò fosse dettato da una totale mancanza di interesse per lei, che dunque non riusciva a turbarlo e non si spiegava il perché invece per lei non fosse del tutto così.
Il concertò finalmente iniziò, i pensieri di Ali si spezzarono con il rumore delle bacchette del batterista che aprirono la musica. Pietro e Giammo si guardarono con occhio di intesa, lei buttò giù un sorso di birra e li sorrise.
Tifava per loro, sempre.

Informazioni su Fiorella Todisco 56 articoli
Classe '92, laureata in giurisprudenza alla Federico II di Napoli. Ama il diritto, la letteratura, la scrittura, la musica e prova a fare di tutto un po'.