Stephen Steinbrink è un songwriter americano nato e cresciuto a Phoenix. Da anni in giro per la west coast, si dedica anima e corpo alla musica e, senza cedere a compromessi pur di ottenere da subito il successo, riesce a pubblicare, alla giovane età di 27 anni, ben sette album, anche se per piccole etichette.
È nel 2014 che acquista una certa visibilità grazie alla Melodic Records che pubblica “Arranged Waves”, album che suscita consensi sia nel pubblico che nella critica americana.
A luglio è uscito, sempre per Melodic Records, distribuito in Italia da Goodfellas il suo ultimo lavoro “Anagrams”, un album dolce e raffinato che pone Stephen a cavallo tra il cantautorato americano, la musica anni ’60 (grazie ai vocalizzi alla ‘Beach boys” e all’utilizzo del falsetto) e l’indie pop più moderno. La voce esile, diafana e dolce ricorda molto il grande Elliott Smith. Il richiamo è rintracciabile anche nei testi, nelle storie che vuol raccontarci che, se pur meno tragiche e intime rispetto a quelle di Smith, parlano di depressione, allontanamento, solitudine. Gli episodi più felici sono probabilmente rintracciabili nelle canzoni apparentemente più “easy”, orecchiabili e radiofoniche: la title track “Anagrams” e “Absent Mind”. Molto interessante ed originale è anche la copertina dell’album, in cui forse vi si può leggere la ricerca e la volontà di Stephen di voler superare le barriere (ben rappresentate dal filo spinato) sia nella musica che nella vita.