Lydia Lunch Retrovirus @ Exenzia (PO) 3/12/2016

Odio le code e le lunghe inutili attese.
Odio quando i concerti ritardano l’inizio e devi aspettare due ore nel nulla, bombardato da musica spesso fastidiosa.

Stasera, per la prima volta, l’attesa del piacere è stata essa stessa un piacere.

In una sala semi oscura il tempo è scandito da musica che penetra il cuore e la mente in un crescendo di emozioni mentre dal mixer escono God’s Zood dei The Cult, Hot For Christ degli Ausgang59 to 1 dei Tuxedomoon, She’s in Parties dei Bauhaus, giusto per citarne qualcuno.

Seduto sulle poltroncine davanti ad un tavolinetto in vetro ner,  illuminato da un lumino, mi ritrovo catapultato indietro nel tempo, sui divanetti del Ritz di Novellara nella metà degli anni ’80. Stessa musica, stesse silouette nere che si mimetizzano nella semioscurità.

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Così è trascorsa un’ora di piacere, di ricordi, di amicizie nate, evolute, molte perse, altre ritrovate.
Sarà stato piacere vero o semplicemente l’effetto Pavlov di quella musica?
Che importa, non ho né il tempo né la voglia di pensarci perché le luci diventano meno soffuse e sul palco.
Sale Bob Bert, batterista della band, e già batterista negli anni ’80 con i Sonic Youth e Pussy Galore.
Poi è il turno dell’incontenibile, scatenato polistrumentista Weasel Walter (The Flying Luttenbachers, ecc.) in questa band come chitarrista.
Seguito a ruota dal bassista Tim Dahl (Swans, Foetus) a preparare l’entrata in scena della tanto attesa Lydia Lunch, in una sala rossa e nera, esattamente come il progetto Retrovirus.

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Ho visto Lydia Lunch spesso, ogni volta che ne ho avuto l’occasione, apprezzando l’evoluzione nei suoi tantissimi progetti.
Questa è la prima volta che la vedo esibirsi col progetto Retrovirus, mentre l’ultima volta è stata poco meno di 2 anni fa insieme a  James Johnston, Terry Edwards e Ian White dei Gallon Drunk  a formare i Big Sexy Noise.

E anche stavolta quello di qui abbiamo potuto godere non è stato un concerto ma una performance ininterrotta di un’ora, senza soluzione di continuità.
Fresco del concerto dei Tuxedomoon di cinque giorni prima, dove i componenti dello storico gruppo erano molto statici, dove tutto sembrava studiato, qui invece è tutto molto più reale, più vero, più vivo.
Il concerto performance, non aveva la tipica set-list scritta su carta ai piedi dei musicisti, spazio lasciato libero invece per liberare i movimenti, librare i corpi su un palco fatto per saltare, agitarsi, rotolare, urlare, dove gli strumenti diventano generatori di suoni e allo stesso tempo oggetti di scena, dove la voce, le urla, i rantoli trasmettono appieno il messaggio che vogliono comunicare.
Lydia e il progetto Retrovirus riesce ad essere veramente punk, nel senso più profondo e bello del termine.

Gli organizzatori e i gestori dell’Exenzia sono stati super disponibili con noi, purtroppo l’ambiente, era per forza di cose molto molto buio.
Ottimo, perfetto per lo show Retrovirus, pessimo per scattare foto, per questo dovete accontentarvi  di quel poco che siamo riusciti a fare, la qualità non è il massimo, il rumore digitale elevato, ma in piena filosofia punk non è importante il come ma il cosa riusciamo a trasmettere. Quello che vorremmo trasmettervi è la voglia di correre al prossimo concerto di Lydia Lunch Retrovirus. Sarà ancora in Europa ancora per un paio di settimane, un volo low cost lo trovate sicuramente. Che aspettate?

La foto storia è a cura di Maurizio Lucchini e Sonia Golemme