Rock Contest: chi sono i finalisti? Intervista agli Handshake


Appena ventenni, selvaggi, melodici e psichedelici, provenienti da precedenti esperienze (Finister, Marasma) gli HANDSHAKE sono assieme da circa un anno, hanno appena registrato un Ep di imminente pubblicazione.

 

 

Volendo descrivere la vostra musica a qualcuno che non vi ha mai ascoltato, cosa direste?

Partiremmo dicendo di ascoltarci, e se ciò non dovesse bastare proveremmo a invogliare dicendo che la nostra musica e il nostro sound sono a tratti onirici a tratti taglienti, pungenti, ruvidi e caldi.
Il Rock Contest nasce con l’intento di dare un palco e la possibilità d’espressione alle giovani band, ben prima dell’esplosione dei talent. Avvertite in qualche modo il “peso” di rappresentare quest’espressione culturale più vera e meno patinata?

Per noi non è un peso, noi l’altra realtà non la conosciamo e non la vogliamo conoscere. Per noi la musica è genuinità e l’altra realtà di cui stiamo parlando non riflette affatto questo aspetto. In questi termini quella del Rock Contest per noi è l’unica realtà contemplabile.

 

Quant’è importante confrontarsi con altre band e altri talenti musicali e condividere le stesse esperienze?

Oltre che divertente, perché noi musicisti siamo quasi tutti molto simpatici, è anche un’esperienza unica per capire per che verso viene presa la musica da diversi esponenti di diverse realtà musicali italiane, non smetti mai di cambiare prospettiva. Poi quando si parla di musica la solidarietà e la sportività tra concorrenti sono sempre presenti in nome di quel magico scambio di insegnamenti reciproco e implicito. La crescita a livello umano e musicale è unica e questo contest lo rifaremmo altre cento volte!
Quali sono i vostri riferimenti musicali? Qual è la musica che amate di più?

Parliamo dei veri pilastri che hanno formato la nostra mente musicale: Lorenzo e Tommaso (The drumers) si porterebbero nella tomba Ok Computer. Jacopo se dovesse sacrificare la propria vita a una qualche divinità musicale lo farebbe stendendosi sulle strisce pedonali di Abbey Road. Giulio è cresciuto a pane e Animals dei Pink Floyd, e ormai quel disco lo suda, lo piange e lo respira.

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