A SAFE SHELTER: fuori il nuovo singolo “Aseptic”

A Safe Shelter è un progetto elettronico che vede la luce tanti anni fa, inizialmente senza consapevolezza. Nasce infatti come esigenza di avere un’àncora di salvezza in provincia, un mezzo per esprimere se stessi all’interno di quattro mura. La musica vissuta come privata certezza, come “un rifugio sicuro”, appunto.
A Safe Shelter rimane ora sospeso in statiche atmosfere ambient, ora entra in oscuri club per far danzare. A far da collante ci sono chitarre, sintetizzatori, field recording registrati chissà dove.
A Safe Shelter esce dalla propria stanza, mantenendo però sempre l’urgenza artistica originaria.

“On A Quest” rappresenta per A Safe Shelter la volontà di esprimersi liberamente, di creare musica senza vincoli ben precisi dettati da stili, generi o aspettative. Fare quel che ci si sente di fare, senza filtri né costrizioni.

Questi 20 minuti di musica si mantengono in bilico tra ambient ed elettronica, facendo convivere al proprio interno droni e cassa dritta, vocal ipnotici e chitarre, percussioni elaborate e momenti più minimali.

Tutte le tracce di “On A Quest” sono state scritte, suonate, prodotte, registrate e mixate da A Safe Shelter (Simone Zagari), in camera sua, con un laptop, sintetizzatori analogici, chitarre, un microfono multitraccia per i field recordings e qualche vst. Luca Ferrari ha poi contribuito a perfezionare il mix e a mettere a punto il master.

“Per la seconda volta in meno di quattro anni sono stato ricoverato in ospedale. Nulla di incredibilmente grave, una complicanza influenzale che porta ad una infezione cardiaca. Però insomma, un soggiorno in cardiologia, senza tv né wifi, circondato da venerandi ottantenni non è cosa facile. È ancor meno facile se pensi che devi mettere in pausa la vita e tutta la quotidianità e tutti i programmi fatti per una cosa inaspettata.
Ho passato buona parte del mio tempo lì dentro col registratore in mano aggirandomi per i corridoi, catturando le voci delle infermiere, il rumore dei carrelli delle medicine, dei vassoi dei pasti, delle conversazioni tra gli anziani pazienti.
Ho registrato tante cose che sono lo scheletro di questa traccia da interpretare come il divenire della malattia: dal ricovero alla stasi scalpitante con la flebo nel braccio sino alle dimissioni, quando ho fatto il conto delle visite e delle telefonate e dei messaggi e, nella sfiga, ho sorriso.”

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