IN VIAGGIO CON YOSONU

La musica non tradisce, la musica è la meta del viaggio. La musica è il viaggio stesso.  – G. Faletti

 

Non capita tutti i giorni di avere la possibilità di passare una giornata intera con un musicista, di poter trascorrere del tempo con lui e parlare senza avere dei tempi dettati da qualcuno. Ieri, 8 aprile, ho avuto il piacere di trascorrere il mio sabato con Peppe Costa aka Yosonu, architetto calabrese, classe 1980, che compone senza l’impiego di alcuno strumento musicale tradizionale.

Il corpo (inteso come body percussion), gli oggetti di uso quotidiano e la voce (in tutte le sue possibilità) sono i soli “strumenti” su cui si sviluppa l’idea Yosonu.

Il nostro viaggio insieme inizia all’aeroporto di Orio al Serio, dove Yosonu arriva alle 11.25, con un volo stranamente in perfetto orario.

 

Dopo un pranzo velocissimo decidiamo di andare a Bergamo alta e di passare lì il nostro tempo libero nell’attesa di recarci allo Spazio Base a Milano per l’esibizione prevista per le 19.

Sono moltissimi gli argomenti che abbiamo affrontato in quelle due ore seduti al sole su quella panchina, abbiamo parlato delle passioni della vita, delle dinamiche sociali, delle “vie della moda” e dei suo progetti.

S: Spiegami esattamente come e da dove è nato questo progetto e a cosa deve il suo nome

Y: Anni fa ero in tour con un cantautore, Carmine Torchia, e, in questi tour mediamente lunghi, a volte mi capitava di vedere un portone in bronzo, di avvicinarmi per sentire come suonasse il materiale di cui era composto.. ho sempre avuto la curiosità di voler scoprire come le cose suonassero sotto le mie mani.  E’ una cosa tattile.. Ti è mai capitato di  passar la mano sul muro per sentire se è più liscio o meno liscio, più ruvido di quanto immaginassi? Per me la stessa cosa avviene con il suono, ho proprio la necessità di sentire come quella cosa “mi risponde se ci busso”.

In quel periodo mi era venuto questo pensiero, che un giorno avrei fatto, passando per i borghi delle città,  una raccolta di suoni “rurali” .. ma era solo un pensiero.

Poi ho iniziato a fare body percussion.. non avevo mai pensato prima di allora di legittimare e codificare i suoni che provengono in generale dalla voce e dalla bocca.

Anni fa sono rimasto circa una ventina di giorni a casa per un piccolo intervento e non sapevo proprio come far passare il tempo. A un certo punto, per combattere la noia, quasi per scherzo,  ho iniziato a registrare dei suoni e in due giorni ho fatto un brano, e subito dopo il video e ho pensato “se questa cosa mi diverte così tanto posso provare a unire quello che volevo fare prima cioè catturare i suoni delle cose , catturare i suoni del corpo e fare musica senza avere nulla”.

E’ un po’ quello che mi succede a volte quando insegno. A volte capita che la struttura che ospita le lezioni  non sia attrezzata, e quando ti trovi con un gruppo di 20 bambini devi “inventarti” un modo per insegnare loro musica, quindi la soluzione è far usare ai bimbi il corpo e gli oggetti… Insomma, esistono mille e mille modi per suonare.

Col tempo ho legittimato questa cosa su me stesso e ho iniziato a comporre un po’ di cose utilizzando gli oggetti che avevo a casa.

Successivamente ho preso parte a un docu- film , mi hanno contattato come architetto, ma in realtà è perchè avevano visto un mio video dove suonavo  un termosifone, il primo vero video fatto da me a casa col telefonino..

In questo docu-film di Fabio Mollo ( il regista del film “Il padre d’Italia”, uscito nelle sale il 9 marzo  2017) ho suonato dei pezzi di città e.. è stato li che ho deciso definitivamente di creare un mio progetto.

La magia è iniziata e ha cominciato a prendere forma. Quando è arrivato il momento di dar un nome a questo progetto, mi ripetevo in continuazione: “voglio togliere tutto, voglio togliere gli stumenti, togliere le strutture, togliere, togliere”… e quindi ho pensato che avrei dovuto togliere i costrutti anche dal nome e continuavo a ripetermi nel mio dialetto “ma alla fine io cosa faccio?” e niente io suono, e quindi ho deciso di unire il soggetto al predicato, di metterci una Y che fa esotico.. e da lì è nato Yosonu.

S: E che mi dici dei laboratori di propedeutica musicale per bambini?

Y: Pensa, può sembrare strano ma “mi pagano per imparare delle cose dai bambini” (Ride).
Si, perchè sono loro con la spensieratezza e spontaneità che mi trasmettono un sacco di emozioni e mi fanno vivere tutto questo come “la bellezza”.. quella stessa bellezza che si trova in ogni lavoro che si fa con passione.

Anche i bimbi che mi seguono e a cui faccio lezione, stanno iniziando a venire ai miei concerti: è una cosa bellissima. Sai, l’artista in genere si vanta di avere un pubblico adulto, no? Per esempio se si esibisce un gruppo il gruppo punk e tra il pubblico ci sono 3 persone di 60 anni in prima fila..li vedi come delle entità aliene ma è come se certificassero la qualità di quella cosa.
Ecco, per me avviene il contrario. Se quando suono è pieno di bimbi..la cosa mi rende molto felice. Loro stanno lì a guardarmi a bocca aperta e ad osservare questa cosa che per loro è una magia, la magia del looping, per intenderci. Magari vedono lo stesso barattolino che ha la mamma a casa e che loro magari hanno provato a suonare e sicuramente gli è stato detto “posalo che non è un gioco”. I bambini vedono la legittimazione del proprio mondo da parte di un adulto che sta al centro dell’attenzione, quindi per loro sei una specie di “eroe” perchè tu fai quello che fanno loro e che nessun adulto o quasi fa.
La cosa deve ovviamente venirti naturale, così come dev’ essere per qualunque cosa che ti diverte fare.
Mi spiego: se sei adulto e ti diverti a giocare con le bolle di sapone, fallo. Perchè non dovresti? A chi devi dar conto? Purtroppo questo meccanismo nella testa degli adulti spesso  e volentieri si rompe e non si incastrano più le cose tra l’età del gioco e l’età adulta (che è quella dove iniziano le responsabilità..)
Da qualche parte avviene una rottura e non uno sviluppo.. perchè se fosse uno sviluppo ci sarebbe l’acccettazione reale di chi si è davvero.
Prendiamo ad esempio una rockstar. Se gli venisse chiesto di cambiare lavoro, io credo che la maggior parte accetterebbe.. perchè loro non possono essere realmente quello che vorrebbero.
Noi siamo qui su questa panchina al sole e a parlare.. se qui seduto con te non ci fossi io ma James Hetfield dei Metallica, col cavolo che potrebbe stare qua tranquillo.
Le persone smettono di vivere in funzione di qualcosa che diventa più grande del valore stesso della loro vita.

S: Di “Happy Loser”..cosa mi puoi raccontare?

Y: Uscirà in pre-order su Itunes il 14 Aprile, le copie digitali saranno disponibili dal 21 di Aprile metre quelle fisiche dal 5 di Maggio.
Happy Loser è un disco “andata e ritorno”, lo si può mettere in play normalmente dalla traccia 1 alla 9, oppure ascoltarlo partendo dalla traccia 9 e finendo con la 1. L’ho composto pensando, oltre che al concept, anche a questa duplice – cervellotica – tracklist.
Col disco nuovo mi sono portato un pochino più in là nel senso che quelli che erano suoni “domestici” si sono allargati  a suoni ambientali un po’ piu larghi, ho avuto la possibilità di registrare suoni con un riverbero naturale pauroso in un posto vicino Catania e in pìù ho composto un’ intera canzone grazie al mio menisco scassato.. ma non ti posso dire di più.
Una tra le cose più importanti per un musicista è sicuramente quella di riuscire a trasmettere a chi lo ascolta ciò che sente.
Ora tutto questo per me è diventato un’ esigenza nel senso che per me, cercare i suoni e tornarci, riprenderli, rubarli, è diventata una specie di missione.

(In realtà Yosonu mi ha svelato un sacco di anticipazioni su Happy Loser..ma ho promesso ovviamente di non dire nulla.. perdonatemi)

Dopo questa bellissima chiacchierata Yosonu ed io ci dirigiamo a Milano allo Spazio Base, all’esposizione DESIGN NOMADE presso HOMIsmart dove  Yosonu ha portato i suoni del viaggiare nomade.

 

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