A cura di Paolo Cunico
Non è una novità che l’Anfiteatro del Venda, in provincia di Padova, sia uno dei posti più belli in cui si possa assistere ad un concerto, nel Nord Italia e non solo. Magari non sarà uno dei più comodi, ma di sicuro qualsiasi spettacolo qui ha un sapore diverso, speciale, unico. Anche per questo non vedevo l’ora di venire a vedere José González, artista che ho conosciuto per il suo lavoro nel film di Ben Stiller, I sogni segreti di Walter Mitty.
È il 20 Luglio. Come prevedibile, l’atmosfera è incredibile ancora prima dell’inizio del concerto, con tutto il pubblico abbarbicato nel ripido pendio dell’anfiteatro avvolto dall’oscurità, illuminato solo dalle luci del palco e dalle fioche lucine appese agli alberi che guidano verso l’uscita.
Il concerto inizia con un paio di minuti di ritardo, ma nessuno dei presenti si rammarica della cosa, dal momento che, fin dalla prima nota, González incanta l’intero anfiteatro lasciando il pubblico incredulo di fronte a tale meraviglia.
I polpastrelli di González accarezzano dolcemente le sei corde della chitarra producendo melodie che cullano i presenti fra le atmosfere del repertorio musicale del cantautore svedese. La cosa che mi stupisce maggiormente è l’abilità tecnica di González alla chitarra e l’espressività che riesce a trasmettere con lo strumento. Si passa dalla più intima Heartbeats alla più ritmata Stories We Build, Stories We Tell senza mai uno scossone o un taglio netto, come quando si naviga in un mare piatto con una leggera brezza alle spalle.
L’unico rammarico è che questa regata sia durata poco meno di un’ora e mezza perché io e tutti i presenti saremmo rimasti a bordo per tanto tempo ancora, lasciandoci trasportare da questo ragazzo di origine argentine che ha saputo mescolare ad arte la contemplazione dei paesaggi scandinavi con la musica passionale e sanguigna del Sud America.
Alla fine la sensazione che pervade sia me che la maggior parte dei presenti, stando almeno al chiacchiericcio post concerto, è quella di aver assistito a qualcosa di più unico che raro, una performance difficile da descrivere che ricorderemo per molto tempo ancora.
Nato sotto la stella dei Radiohead e di mani pulite in una provincia dove qualcuno sostiene di essere stato, in una vita passata, una motosega.