A cura di Loupino
Panama, puente del mundo, coracon del universo. Panama, lontana, panama vicina, Londra e’ insolita, fa caldo. Momento ideale per riparare al fresco di un seminterrato. Qui servono vitamina D.
D-iscografica a volonta’. Ero sicuro di non averci trovato nessuno. A parte due ragazzi al desk a riorganizzare gli archivi, dandosi respiro sventolandosi copie di LP a vicenda. Due giradischi. Due giradischi a mia totale disposizone. L’ultima volta mi arresi dopo soltanto due minuti. C’era un tipo che faceva fatica a reggere in mano i dischi che voleva ascoltare. Dietro di lui altri tre, cercavano di non distrarsi, per non perdere il posto in fila. Uscii quasi affranto. Oggi, ogni scatolo di dischi avra’ la mia cortese attenzione. Con la calma che la musica si merita. L’ascolto minuzioso. Non mi guardo neanche alle spalle, nessuno mi metterà fretta. L’indice della mano destra, scandisce il ritmo. Un metronomo che sfoglia le sleeve e lancia messaggi diretti al cervello. X. Panix. Quasi preso dal Panix alla vista di un’etichetta discografica sconosciuta. Sir Jablonski, Guineo Verde. La metto sul piatto, subito da consumare :
“No se porque mi mujer, cocina el guineo verde, el guineo con bacalao”.
Un latin killer dallo stretto di Panama che mi colpisce subito i fianchi. I ragazzi al bancone a riorganizzare gli archivi, uno di loro si è accasciato stanco di sventolare LP al compagno, mentre mi faccio trasportare dalla musica. Avevo precedentemente dato orecchio alle sonorità panamensi, mettendo in loop una trilogia di LP, intitolata Various PANAMA!, dove latin, funk, calypso, boogaloo si avvicendavano nella tracklist di artisti tra I quali figurava questo Sir Jablonski col pezzo Juck Juck.
Una versione del classico Soul Makossa di Manu Dibango e anche una canzone di Natale, completarono la mia ricerca musicale su Sir Jablonski a primo acchito.
Qualcos’altro su Tropelco e Duque Records, etichette anch’esse di nicchia, ma nessun altro riferimento. Fino a quel Guineo Verde. Guineo, Banana, essenza della cucina tropicale. Emblema della cultura caraibica. Perfetto per le liriche spinte di calypso & reggae, come per l’appunto Guineo verde, ma anche BANANA dei Pyramids, al grido di
“everybody likes it, Banana, to the left to the right, Banana, skinhead like it, Banana”.
C’e’ chi afferma che questo tal Sir Jablonski fosse di Trinidad e chi invece ne riscontra origini Jamaicane. Si dice fosse di passaggio a Panama o che forse la sua musica sia stata trasposta, per essere incisa su questo pezzo di terra che collega le due americhe. Un certo Alberto Williams ne da identita’ in Vincent Hill, commentanto un video su youtube dove il Jablonksi canta su un meraviglioso piano toccata dalle dita di Victor Boa. Alla fine degli anni 50 e 60, il calypso si fa largo nella musica e invade la cultura di Panama. Probabilmente in maniera minore rispetto a Trinidad, sia da un punto di vista di spessore sociale, ma anche nella tipicità della sonorità qui molto più Latina. Inoltre la lingua, lo spagnolo, ne limita la diffusione, considerando che Trinidad, colonia inglese, troverà nel mercato UK popolarità e seguito nelle masse bianche, con il celebre arrivo di Lord Kitchener, “London is the place for me”, e la nascita del carnevale di Notting Hill. Ad ogni modo, la seconda e terza generazione della tratta degli schiavi a cavallo del ‘900, accomuna Panama a ciò che avvenne in tutte le indie occidentali. Calypso Mania, Calypso Fever con maggiori interpreti Lord Cobra, Lord Kon Tiki, Lord Panama, Lord Kitty e l’oscuro Sir Jablonski. Tra le donne, Lady Trixie ma sopratutto Violetta Green. Calypsonians che intrattenevano e infuocavano le notti di Panama nei cosidetti Bar & Grills.
Artisti, di cui si trova traccia facilmente oggi su internet. Storie e aneddoti che è facile farsi raccontare, se si ha la fortuna di incontrare qualche cittadino Panamense. Eccolo, un ragazzo di Panama, al Latin Corner a Seven Sister. Non gli chiedo neanche quale sia il suo nome. La mia domanda va dritta, sul calypso a Panama e se avesse mai sentito parlare di un certo Sir Jablonski. Nessuna risposta. Più facile parlar di Banane, di Harry Belafonte and the Banana Song “Day Oh”, che per quanto adori e per quanto di drammatico rappresenti nel significato, non da alcun suggerimento su come cucinare questo dannato piatto di guineo verde.
Mannaggia a Sir Jablonski o meglio Sir Jablonsky, o ancora Sir Jabulonsky, nel più classico dei rompicapi degli errori di stampa delle label tropicali. Mi rimane incognita ancora la conoscenza, di uno dei miei dischi preferiti. Almeno fino a quando, Londra non riassomiglierà di nuovo a Panama. Per riscoprire cose rare, in mezzo a scatole di dischi in seminterrati solitari. Si certo, non mi sono dimenticato di due ragazzi al desk a riorganizzare gli archivi, dandosi respiro sventolandosi copie di LP a vicenda. Si, sono sempre due, che l’atro s’è ripigliato.
Sir Jablonski – Green Banana (Guineo Verde)
Various, Panama! 1,2,3
EK Bunch (The Pyramids) – Banana
di +o- POP