La teRAPia di Picciotto tra sogni e frustrazioni: intervista al rapper palermitano

“TeRAPia” è il nuovo concept album di Picciotto. Un concept diverso rispetto a “StoryBorderline”, precedente lavoro del rapper palermitano. Questa volta i personaggi cupi e il confine tra disagio e riscatto precedentemente narrati lasciano spazio ad una maggiore versatilità musicale, collegando i vari stati d’animo emotivi dell’essere umano. Un viaggio terapeutico che comincia con l’”Illusione” di Picciotto e di tutti quei suoi coetanei che hanno creduto, e ancora credono, in un mondo migliore. Un amarcord dal sapore amaro che ripercorre l’adolescenza spensierata e la mischia a una brusca presa di coscienza che implica responsabilità dalle quali non si può sfuggire, confrontandole con l’alienante realtà odierna .

L’album esce oggi 15 Marzo per Manitoba Records, il nostro Giovanni Graziano Manca per l’occasione ha scambiato quattro chiacchiere con Christian Paterniti aka “Picciotto”.

  1. Puoi presentarti ai lettori di Piuomenopop? Dicci chi sei, delle tue esperienze artistiche e dove vuoi arrivare.

– Ciao. Principalmente sono Christian, operatore sociale che lavora attraverso la scrittura creativa in rap in laboratori di contrasto alla dispersione scolastica nelle scuole di quartieri difficili di Palermo. E’ lì che nasce e si forgia “Picciotto” la cui naturale conseguenza è espressa dalle rime che porta sui palchi e mette nei dischi. Un rap che fa attenzione al sociale e che a sto giro in “teRAPia” ha attraversato molti mood musicali sperando di ampliare la trasversalità di pubblico. L’obiettivo è stimolare, attraverso la musica, spunti di riflessione, domande, proprio oggi che sembra ci sia sempre meno tempo per l’ascolto ma devi avere la risposta pronta a tutto.  Riflettere su come stiamo, da dove veniamo e magari chissà, le risposte su “dove voglio arrivare” le troverò insieme agli ascoltatori.

  1. “Terapia”, il tuo nuovo lavoro, appare vario sia sotto il profilo strettamente musicale che sotto quello dei contenuti. Quanto tempo hai impiegato a mettere insieme i quattordici brani che lo compongono?

– Esattamente un anno. Ho cominciato con “Capitale” uscita a Marzo scorso e presentata a Sanremo in occasione della premiazione di “Musica contro le mafie”.  A fine 2017, dopo un tour di 60 date ero svuotato e non avevo in programma di fare un altro disco. Invece la vittoria del premio mi ha portato una forte dose creativa, mi ha impegnato in 15 concerti estivi per poi, a Settembre, mettermi alla prova poiché volevo cestinare tutto ciò che avevo scritto. Ringrazio quelle pochissime persone/artisti che hanno più esperienza musicale di me che mi hanno convinto ad insistere e chiudere l’album, così come Mandibola, la mia etichetta che ha rinnovato la fiducia nel progetto.

  1. “Terapia” viene definito un album concept. Qual è il filo rosso che lega i diversi pezzi e qual è la canzone, se c’è n’è una con queste caratteristiche, che potrebbe riassumere l’intero messaggio contenuto nel CD?

– Prima di “teRAPia” ci fu “StoryBorderline”, un concept pregno di storytelling su personaggi verosimili che si collocavano in un’unica storia raccontando il confine tra disagio e riscatto. Stavolta il collegamento è  tra gli stati d’animo dell’essere umano che ho provato a raccontare. Parlo di emozioni in capitoli, di pulsioni quotidiane e analizzo il conflitto tra sogni e frustrazioni. Ne ho sentito l’esigenza ed è il primo album in cui assecondo completamente il flusso creativo smontando ogni mia sovrastruttura. Mi sono messo a nudo e “Illusione” credo che sia il brano che meglio rappresenta il mio agrodolce status.

  1. Con il senno di poi, sei soddisfatto dei risultati ottenuti? Dopo aver riascoltato il CD in perfetto relax, c’è qualche pezzo su cui torneresti al lavoro e che rifaresti in modo diverso?

– Si. Ma capita sempre ed è un loop comune credo della maggior parte dei musicisti. Mi sono imposto di cogliere l’attimo creativo e di chiudere senza tornarci troppo sopra altrimenti ne avrei magari cambito interamente i connotati come mi era già successo con qualche brano in fase di composizione. Nel complesso sono soddisfatto e credo sia il mio album più maturo forse, sicuramente il meno cupo.

© Sonia Golemme
  1. Qual è la canzone dell’album che preferisci e/o quella che rappresentameglio l’indole artistica di Picciotto?

– Picciotto ha un’indole bastarda. Si fonde e miscela spesso con ciò che al momento lo colpisce. Nell’album c’è la trap e la band, c’è il cantautorato e il reggae, c’è vecchia e nuova scuola. E credo ci sia qualità. E mi sono divertito nello sperimentarmi su vari asset musicali. Lo scontro “sogno vs. incubo” suddivisi in due brani sugli stessi accordi ma con mood e rappati opposti (genialità di Gheesa nella produzione ) forse racconta bene l’indole più attuale. Ma tocca ascoltarlo tutto l’album se si vuole un quadro completo della mia indole e della mia cifra stilistica.

  1. Vuoi raccontarci di come nascono le tue canzoni? A giudicare dai testi delle varie canzoni sembra che il tuo principale punto d’appoggio siano le storie vere estrapolate dalle cronache quotidiane…

-Esatto. Sono molto legato a ciò che vivo nei quartieri dove lavoro con gli adolescenti ed inevitabilmente la mia scrittura ne viene influenzata. In “teRAPia” però mi uso come cavia per raccontare meglio i miei stati d’animo  e quelli delle svariate soggettività che attraverso descrivendo le molteplici personalità che si scannano nella testa di ogni umano. All’inizio, visto che sono in analisi da 6 anni, pensavo potesse servirmi uno specchio di carta per capirmi meglio e accettarmi, poi ho pensato che forse le mie paturnie, così come i miei immaginari e speranze da costruire riguardano un po’ tutt*.

  1. Un personaggio e un disco senza i quali la tua musica non sarebbe quella che è…

– Faccio due nomi, e sono tra quelli che hanno una responsabilità positiva anche in “teRAPia”: Luca “Zulù” e Michele “Caparezza”. Due grandi uomini prima che due artisti che ammiro. Un album che invece ha segnato la mia formazione è “Banditi” di Assalti Frontali.

  1. Hai già presentato l’album dal vivo? Che impressioni e/o emozioni pensi abbia ricavato il pubblico nell’ascoltare questi nuovi brani?

– L’album lo presenterò il 29 Marzo ai Candelai di Palermo e ci saranno molti degli ospiti presenti nel disco. Sto provando a pensarci poco al live, anche perché ne ho sempre fatti tanti e invece adesso voglio prima vedere come verrà digerito dal pubblico questo nuovo lavoro. Il mio primo album fuori dalla mia comfort zone.

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