FATFATFAT Festival 2019 – I PRIMI NOMI

FAT FAT FAT FESTIVAL 2019

I primi nomi annunciati della quarta edizione del festival maceratese
che si consolida come una delle realtà di riferimento
per la musica black e l’elettronica

FAT FAT FAT FESTIVAL
dal 2 al 4 agosto
Corridonia / Morrovalle 


Prevendite disponibili su
 MAILTICKET

fatfatfatfestival.it

FAT FAT FAT Festival svela la prima tranche di artisti che animeranno le suggestive località marchigiane di Corridonia e Morrovalle, dal 2 al 4 agosto. I primi nomi annunciati di questa quarta edizione confermano FAT FAT FAT come una delle realtà di punta per il mondo della club culture, italiana e internazionale, e i suoi abitanti, con una programmazione artistica che dimostra una curatela ricercata e la volontà di dare spazio alle sonorità contemporanee più sofisticate e visionarie.

La proposta musicale di FAT FAT FAT attraversa l’intero spettro della Black Music, dalle sue radici più profonde fino alle ultime evoluzioni. Il cardine della selezione artistica è la club culture nata dai movimenti musicali della Techno di Detroit e della House di Chicago.

La quarta edizione mantiene il claim “YOU CAN’T DOWNLOAD EXPERIENCE”, frase che sintetizza l’anima e gli obiettivi della rassegna: dare vita ad un’esperienza sensoriale, a 360 gradi: dalla musica, fruita dal vivo, all’estetica del territorio che la ospita, alla gastronomia, rigorosamente locale, che introduce spontaneamente il pubblico alla tradizione marchigiana, creando un ponte in grado di valorizzare la storia e l’identità delle Marche. Un viaggio permeato di cultura: musicale, culinaria, popolare.

Questi i primi artisti in cartellone:

ABSTRACT | ANTAL | CARISTA | DÂM-FUNK | FAT FAT FAT SOUNDSYSTEM |FLO REAL | FRANCIS INFERNO ORCHESTRA | KHALAB live | LAKUTI |
MOTOR CITY DRUM ENSEMBLE b2b MR SCRUFF | MOVE D b2b OPTIMO

VENUES

Grancia di Sarrocciano (Corridonia) e Piazza Vittorio Emanuele II (Morrovalle) sono due tra i siti più storici e centrali dell’area, entrambi con un ruolo importante per la quotidianità della vita locale.
GRANCIA DI SARROCCIANO è un luogo che trasuda storia: dal periodo romano, quando Pausulae (antico nome di Corridonia), grazie alla sua strategica posizione geografica, era un nevralgico centro di scambio oltre che sede episcopale a quello medievale, durante il quale i monaci cistercensi di Fiastra costruirono una grande fattoria risalente al XII secolo. Nella piana del fiume Chienti, al confine tra i territori di Corridonia e Morrovalle, oggi si trova un complesso di strutture (ricostruito dopo il 1500 e modificato di nuovo nel XVIII secolo) che da quei tempi antichi eredita il nome: “Sarrocciano” dall’antica Roma, “Grancia” dal Medioevo.
Il Giardino della Sgugola è una delle location più suggestive del festival, uno spazio all’interno della Grancia dove è possibile rilassarsi e cercare di entrare in contatto con la musica. Selezioni sperimentali e molto inusuali sono il comune denominatore di tutti gli artisti chiamati a esibirsi in questo luogo.

Piazza Vittorio Emanuele II è il centro della vita della comunità. Di origini altomedievali, la piazza ha subito nel tempo importanti cambiamenti, arricchendo la sua pianificazione urbanistica con edifici che simboleggiano il potere ecclesiastico, civile e politico. Dalle prime fondamenta del “ministrum de Valle” (X secolo), la piazza conservò il suo ruolo di centro nevralgico della città di Morrovalle (titolo acquisito nel 2009). Qui si svolge la prima serata di FAT FAT FAT.
L’Auditorium San Francesco (Borgo Marconi) è un luogo mistico, dove la storia del miracolo eucaristico avvenuta nel 1560 si intreccia con la vita della città di Morrovalle. Nel corso dei secoli è stato uno spazio sacro e un punto di riferimento per i cittadini.

HOW TECHNOLOGY IS CHANGING THE MAN – NATURE RELATIONSHIP

Profondamente connesso con il territorio marchigiano, FAT FAT FAT cerca anche quest’anno di instaurare un legame profondo con l’estetica e l’anima dei luoghi che lo ospitano, fondamenta dell’esperienza sensoriale che la rassegna mira a ricreare. Nel 2019 il focus della rassegna apre una finestra sulla dicotomia tra ambiente e tecnologia: in che modo quest’ultima ha il potere di plasmare il rapporto tra essere umano e natura. I paesaggi naturali che circondano le venue infatti saranno “contaminati” da un elemento geometrico, di disturbo, cercando di ricordare come le attività umane possano cambiare l’ambiente a causa della tecnologia e dell’evoluzione scientifica.

 

ABSTRACT

ABSTRACT è soprattutto un appassionato di musica e collezionista di dischi. Nato e cresciuto a Milano ha iniziato suonare il pianoforte da bambino e a 18 anni ha aperto un negozio di dischi nella sua città natale. La sua musica è ispirata da personalità del calibro di Miles Davis, Herbie Hancock, Billy Cobham, Nina Simone, Bob James e artisti come Theo Parrish, Kenny Dixon Jr, Sadar Bahar, Omar S. Dal 1999 ha iniziato a mixare solo dischi in vinile. Attualmente Abstract è DJ resident al “Dude Club”, una delle realtà clubbing più interessanti del panorama italiano.

ANTAL

Con la sua doppia personalità, di dj e musicologo, sono in pochi ad avere il profilo di ANTAL. Cercare di riassumere il mondo musicale del fondatore di Rush Hour con pochi termini sciolti, come “house” o “techno”, sarebbe inutile. Come DJ dal 1996 ha suonato in tutta Europa, Australia, Asia e America del Nord e del Sud distinguendosi per una ricchezza e una profondità musicale che è così vasta da rendere imprevedibile ogni suo set: è a proprio agio quando suona la house influenzata dalla scena di Chicago e Detroit e allo stesso tempo scopre e dà nuova luce a gemme più nascoste dei mondi funk, afro e disco, dimenticate dal resto del mondo. Antal gestisce la possente Rush Hour Records di Amsterdam con un gruppo ristretto di persone che lavorano sodo, un vasto impero che comprende un’ala di distribuzione (l’etichetta secondaria Kindred Spirits) e un negozio di dischi molto amato, pieno di vinili comprati durante il suo pellegrinaggio nel mondo. L’etichetta pubblica releases di house e techno che spaziano dalle avanguardie ai classici dimenticati, che hanno l’ambizione di “educare” intere nuove generazioni su quanto è accaduto prima. 

CARISTA

“Qualunque sia il genere o lo stile musicale che seleziono, c’è sempre un’anima a cui le persone possono connettersi. Ma sai, tutto dipende anche dal mio umore.”
Gemma nascosta dei Paesi Bassi è senza dubbio CARISTA. La dj olandese-surinamese oscilla con disinvoltura tra ritmi elettronici e un groove carico di soul. La sua variegata selezione spazia dall’hiphop ai suoni house e bass-heavy, dalla disco al jazz.
Questo gusto eclettico è stato nutrito da una combinazione tra la sua formazione musicale e la diversità che offre la scena olandese che la porta a diventare in pochi anni una DJ molto richiesta per i più famosi dance floor, tra cui il De School di Amsterdam, il BIRD di Rotterdam, e i festival Lowlands e Appelsap.
Fin dagli esordi, le piste da ballo di tutto il Paese hanno iniziato a notare il suo sound, per arrivare ad esibirsi in numerose venues di Regno Unito, Belgio e Germania.
Non esiste una definizione che racchiuda l’universo di Carista, perché è costantemente alla ricerca di innovazione, ed è questo ciò che rende l’artista ancora più interessante e speciale. Nel 2015 muove i suoi primi passi nel mondo della radio, con il suo radioshow alla Red Light Radio, consacrando questo mondo come il perno della sua attività e ricerca artistica.
La sua sterminata collezione musicale e le sue doti come host attirano l’attenzione di personalità come Benji B della BBC1, Fatima Yamaha e il leggendario Gilles Peterson. Nel 2016 viene invitata alla Rush Hour durante l’Amsterdam Dance Event. Insieme alla sua presenza fissa presso la Red Light Radio, è stata recentemente invitata per una residenza mensile sulla NTS di Londra. CARISTA è una selector versatile, che non ha paura di sorprendere la folla ogni volta, ovunque si trovi, facendo ciò che sa fare meglio: condividere la sua energia positiva e contagiosa insieme al suo gusto unico nella musica..

DAM FUNK

Damon “DAM FUNK” Riddick è l’antonomasia del funk. Sin dal debutto con Stones Throw, nel 2008, Dam-Funk è diventato uno dei proseliti più appassionati e fedeli al genere. I suoi set – da Singapore a San Francisco, da Mosca a Montreal – sono conosciuti per la “generosità” dell’artista, basati sulla condivisione di sonorità e tracce rare e talvolta uniche.
Come producer i lavori di Damon gestiscono la distesa di generi. Un remixer percettivo, la sua firma “Re-Freaks” ha dato una nuova luce a una serie impressionante di artisti: Animal Collective, Little Dragon, Graffiti infestati di Ariel Pink, Toro Y Moi, solo per citarne alcuni. Le sue vere visioni in studio hanno reso attuali album stellari con artisti del calibro di Snoop Dogg (‘7 Days of Funk’) e l’iconico cantante Soul / Funk Steve Arrington of Slave (“Higher”).
Si è esibito in numerosi festival in tutto il mondo, tra cui Coachella, Movement, Glastonbury, Primavera, Pitchfork, Bonnaroo, Sasquatch, Moog Fest, FYF, Fun Fun Fun Fest, Electric Forest, Taico Club e molti altri. Il precursore del movimento del Modern Funk”ha inoltre dato vita alla serata losangelina “Funkmosphere”, che da dieci anni rimane uno degli eventi settimanali più attesi della città americana.

FAT FAT FAT SOUNDSYSTEM

Il sole, la musica, la gioia. La felicità di vivere un’esperienza, di esserci. FAT FAT FAT Soundsystem è l’espressione musicale dell’idea alla base del festival omonimo. Profondamente radicate nella club culture, le loro trame sonore sono segnate da una religiosa dedizione al vinile. Estetica di stampo old school e visioni futuristiche, piene di amore e armonia.

FLO REAL

 

FRANCIS INFERNO ORCHESTRA

FRANCIS INFERNO ORCHESTRA è uno dei talenti più stimati formati dalla scena Melbourne, la capitale creativa della musica underground australiana. Il suo sound house, sconcertante e insieme disinvolto, ha dato una forte identità anche all’etichetta Superconscious, label che sostiene la musica australiana e che in breve tempo si è stabilita come una realtà da tenere d’occhio all’interno della scena locale.
L’artista è cresciuto rapidamente diventando dapprima una figura chiave per il movimento della dance underground di Melbourne per poi fare il suo ingresso nel 2010 nel panorama internazionale, con release che hanno un solido impianto nella house e techno più tradizionali impreziosite da rare sfumature esoteriche. I dj set di FIO infatti sono stati definiti “lezioni di storia dal futuro”, in cui il rispetto del passato è evidente senza tuttavia che l’artista sia schiavo di esso. Nel 2014 pubblica l’album di debutto “A New Way of Living”, lavoro che è stato accolto con grande successo dimostrando il talento del giovane artista.

KHALAB

Circa una decina d’anni fa comparve a Roma un’entità che mescolava nella sua musica molto di ciò che all’epoca stava nascendo dalla cultura afroamericana. Suoni tribali, voci di strada, beat partoriti dalla mente di chi aveva vissuto nelle grandi metropoli degli Stati Uniti. Una maschera, un totem, il cui nome era KHALAB. Nella notte, com’era apparso, improvvisamente scomparve, avvolto da un alone di mistero impenetrabile. Passarono giorni, mesi, anni prima che quella entità si manifestasse nuovamente. Questa volta il messaggio venne diffuso attraverso un disco, ‘Eunuto’, per Black Acre Records, segno del ritorno di questa figura enigmatica, seguito dalla consacrazione di ‘Khalab & Baba’ prodotto con Baba Sissoko, polistrumentista maliano che più di ogni altro aveva compreso il ritmo di Khalab. Il suono che ne nacque ipnotizzò fan e critica al punto che anche Gilles Peterson ne riconobbe l’indiscutibile valore. Era chiaro che nel corso di quegli anni Khalab aveva preso le sue influenze, le aveva raffinate e contaminate con le nuove suggestioni che aveva percepito nella sua spasmodica ricerca. Khalab sembrava non essere più un mistero, eppure scomparve di nuovo, immergendosi stavolta negli archivi dei musicologi che avevano testimoniato la storia della musica africana. Un’eredità da cui Khalab non voleva rimanere escluso, un patrimonio di strumenti e suoni necessario per scoprire cosa ne sarebbe stato del futuro. Fu così che nel 2018 Khalab riemerse dagli archivi portando con sé ‘Black Noise 2084’, testimonianza e manifesto della sua ricerca incessante dell’afrofuturismo più autentico, progetto in cui coinvolse Shabaka Huntchings, Moses Boyd, Tamar Osborn, Gabin Dabyré, Teenesha, Tommaso Cappellato and Prince Buju.
Gilles Peterson ne riconobbe l’indiscutibile valore insieme ad altri mostri sacri che supportano la sua musica: Laurent Garnier, Trevor Jackson, Ben Ufo,  Mattew Dear, Andrew Whaterall e Bonobo sono solo alcuni dei nomi che suonano costantemente la musica di Khalab.

LAKUTI

Lerato Khathi aka LAKUTI è cresciuta a Soweto, in Sudafrica, maturando un profondo interesse per la musica fin dalla più tenera età, ispirata dall’imponente collezione di Soul & Funk di sua madre e dalla passione del nonno per il Jazz.
La sua prima avventura nella musica la intraprende negli anni ’90, quando, studentessa di legge, convince l’amministrazione locale a darle in custodia un teatro dismesso di Yeoville – un sobborgo della Johannesburg vittima dell’apartheid- per riconvertirlo in un piccolo club. Nasce così Planet Hendon, luogo che ha giocato un ruolo fondamentale per far conoscere molti dei migliori talenti locali e per diffondere la House di Chicago in Sud Africa.
Dopo un periodo di 3 anni a Toronto, in Canada, dove ha studiato film e cinema, Lakuti si trasferisce a Londra, città in cui può finalmente dedicarsi a tempo pieno alla musica e in cui conosce il leggendario Earl Gateshead, talento del Trojan Soundsystem che decide di prenderla sotto alla sua ala. Insieme all’amico Portable, anche lui sudafricano, organizza Süd Electronic, ovvero dei party che diventano un must del clubbing londinese.
Attualmente resident al festival di culto Freerotation, LAKUTI ha collaborato con numerosi artisti. Una di queste collaborazioni è stata una traccia vocale prodotta da Alan Abrahams sotto il suo pseudonimo Bodycode, intitolata “Body to Body”, che è stata pubblicata dalla Germany Yore Recordings. Ha inoltre collaborato con Tama Sumo e The Neighborhood Character e remixato il duo svedese The Knife.
L’artista sudafricana ha anche organizzato numerosi eventi in varie città europee come Lisbona e Londra oltre al suo venerdì al Panorama Bar insieme a Tama Sumo.

MOTOR CITY DRUM ENSEMBLE

MOTOR CITY DRUM ENSEMBLE è una tipologia di “formazione” unica nel suo genere, costituita da un solo uomo che con l’uso di diverse drum machine riesce a creare il suono di un collettivo: Danilo Plessow, pioniere della house tedesca, insieme retrò e futurista.
L’artista nasce in una piccola città rurale della Germania meridionale per trasferirsi successivamente a Stoccarda, culla mondiale dell’automobile nonchè “città dei motori” tedesca (con sede di brand quali Mercedes, Porsche, Bosch). Il suo nome d’arte, ‘MCDE’, è dunque un chiaro collegamento alle sue origini oltre ad essere un riferimento alla collezione di drum machine classiche, marchio di fabbrica della sua famosa e affermata carriera artistica nell’elettronica.
Già da undicenne inizia a lavorare alle prime produzioni originali, utilizzando un laptop e dei campioni. Influenzato da Jazz, Soul, Funk, Hip Hop e House, i primi risultati vengono pubblicati in modo ufficiale nel 2000 dalla Pulver Records con il nome “Inverse Cinematics”: sette dischi da 12 pollici ( ‘Slow Swing’ e ‘Detroit Jazzin’ tra gli altri), un album (‘Passin’ Through ‘) seguito da numerosi remix e compilation che catturano l’attenzione di Gilles Peterson e Rainer Trueby, con cui Danilo si troverà a produrre in seguito.
Dopo numerose altre collaborazioni e progetti solisti, l’artista decide di tornare alle radici musicali della house music fondando ‘Motor City Drum Ensemble’ (MCDE). Nel 2008 il progetto esplode nella scena con cinque pubblicazioni, l’ormai leggendaria serie “Raw Cuts”, che apre una nuova strada attraverso il genere affiliato alla Deep House, con il suo beat caldo e secco che definisce il sound accattivante e vincente dell’estetica di ‘Raw Cuts’. Tutti e tre i singoli della serie cult vengono inclusi nella top 6 della Juno Records, diventando i più venduti in assoluto e rimanendo, senza dubbio, nell’olimpo delle tracce maggiormente suonate nei dance-floor.
Con il suo importante lavoro di remix, Danilo non ha mai smesso di stupire pubblico e critica: fantastici singoli per luminari come Caribou, DJ Sprinkles, Jazzanova, Tiga, Zero7 o “What we know” di Midland dimostrano che pochi artisti riescono a mettere insieme una sensibilità tendente alla tradizione con una sorprendente innovazione. Va da sè la sua collocazione tra i primi 10 artisti di tutti i tempi su Resident Advisor.
Negli ultimi anni MCDE si è connesso con artisti e movimenti musicali in tutto il mondo ed è riuscito a creare la sua firma, il suono profondo e ipnotico che distingue tutto ciò che lo riguarda, iniettando le sue tracce con una quantità di energia e grinta allo stato puro, dote che è diventata merce rara all’interno della produzione digitale rendendolo un pilastro della scena contemporanea della Deep House che ha ridefinito la musica negli ultimi anni.

MOVE D

David Moufang, in arte MOVE D, è un DJ e musicista tedesco. Fin da bambino si appassiona alla musica ascoltando le esibizioni delle nonne, entrambe pianiste classiche. Move D cresce a Heidelberg con le prime collezioni di dischi dei Pink Floyd e dei Kraftwerk nelle orecchie e diventando un vero cultore di tutto ciò che è legato alla spazio e alla galassia, amore che nasce dopo aver visto al cinema insieme al padre 2001: Odissea nello spazio. L’artista stesso afferma, in un’intervista rilasciata a Tony Marcus, che mentre gli altri bambini correvano su piccole macchine giocattolo, mise insieme un motore e delle gomme per costruire la sua personale navicella spaziale. All’età di 12 anni inizia a suonare la batteria approcciandosi solo qualche anno dopo alla chitarra, esperienza che lo porta a suonare in una band chiamata Rivers &Train. La scoperta della techno arriva nell’89, quando un suo amico, D-Man, lo invita al Milk!Club a Mannheim. La musica suonata all’interno del locale stravolge la vita di Moufang, che da questo iniziale avvicinamento inizia a scoprire la scena di Detroit, gli 808 State, Nexus 21 e la ambient techno. Contemporaneamente conosce Readagain P che conia il suo pseudonimo Move D. Nel 1995 esce il suo album di debutto KUNSTSTOFF, lavoro che spazia tra trame sonore morbide quasi onoriche e l’elettronica pungente che Detroit stava iniziando ad esplorare proprio in quel periodo. Attualmente David è a lavoro su diversi progetti, tra cui un nuovo album in cui emerge la sua passione per lo spazio, in una continua esplorazione che cerca di superare i limiti della musica elettronica.

MR SCRUFF

Andy Carthy meglio conosciuto sotto lo pseudonimo di MR SCRUFF, è un dj considerato virtuoso per la sua capacità di destreggiarsi tra soul, funk, hip hop, jazz, reggae, house e funk. Sotto le vesti di producer la sua musica rispecchia esattamente questa sua abilità di attingere da tutti i bacini musicali possibili.
Il primo incontro con una consolle avviene a 12 anni, quando un amico decide di fargli sentire alcuni LP di musica elettronica. L’ascolto di Crucial Electro Volume 1 gli apre un mondo, facendo nascere la curiosità verso il mondo del DJing. Poco dopo Carthy inizia a creare i primi mixtapes, ispirati ai suoi ascolti e ai vari show radiofonici in onda su Piccadilly, Radio Lancashire & Southside che lo hanno immerso nei variegati generi musicali in cui ora ama spaziare durante i suoi set.
Dopo anni passati a creare show in tutta Europa e nel Regno Unito, firma per la Ninja Tune  il suo album d’esordio, Keep It Unreal. Seguono anni di live, dj set e show in cui smette di adattarsi alle politiche dei vari club e comincia a dar vita ai suoi famosi dj set in cui ogni genere musicale ha la possibilità di emergere tra gli altri. Nel corso degli anni produce altri album che lo consacrano. L’ultimo lavoro di Mr. Scruff è Friendly Bacteria, in collaborazione con Denis Jones, Matthew Halsall, Phil France, Vanessa Freeman & Robert Owens.

Informazioni su redazione 3585 articoli
di +o- POP