Per gli Ex-Otago a Torino “Mi stupisco sempre”

© Alessandro Aimonetto

A cura di Michela Guerrera

Uscendo dal Teatro della Concordia di Venaria digitavo un messaggio: “Madonna che concerto”. Era il 30 marzo e si trattava del live degli Ex-Otago aperto dal magico duo dei Manitoba.

 

Il concerto è stato talmente ricco che mentre suonavano si scrivevano già le parole del live report nella mia mente. Non so perché, ma mi sono immaginata un breve ma intensissimo brainstorming di tutti gli Otaghi al momento dell’ideazione dello spettacolo del Cosa fai questa notte Tour. Una sorta di caos geniale in cui la voce di ognuno dei cinque membri trova spazio. Più o meno.

Comunque, sono abbastanza certa che sia andata così:

-Allora, saliamo sul palco e facciamo dieci pezzi no-stop.

-Se va beh che idea demmerda. Ci devi parlare col pubblico a una certa.

-Ma ti immagini che figurone?

-Che figurone demmerda. Ti passo tre pezzi.

-Otto.

-Quattro.

-Sei.

-Eh tombola! Basta figeu, facciamo cinque e ve lo fate andar bene entrambi. Piuttosto, come ci vestiamo?

-Ma che problemi ti fai?

-No ha ragione! Ormai l’abbigliamento è importantissimo. Non facciamo i mozzoni.

-Oh senti già tanto che metto i calzini dello stesso colore.

-Io voglio i coriandoli.

Belin i coriandoli!!!

-Coriandoliiiii!

-Dobbiamo fare i pazzi.

-I pazzi?

-Sì i pazzi riga! Abiti pazzi, coriandoli pazzi, salti sul palco pazzi, parrucche pazze.

-Parrucche no.

-Qualcuno chiami Brachetti così ci cambiamo alla velocità della luce

-Qualcuno chiami Flash

-Qualcuno chiami il 911

-Io voglio l’estathè

-Quello te lo vai a prendere al bar. Sul palco solo birra.

-Ma lo voglio mentre canto

-Al bar

-Vaffanculo, vado al bar a cantare allora

-Posso buttarmi sulla folla?

-Basta che non fai come Cosmo al concerto del Primo Maggio

-Io mi annoio a suonare solo uno strumento

-Va be dai io e te ogni tanto ci scambiamo chitarra e basso

-Sì ma voglio suonare anche le tastiere

-Quando suoniamo un pezzo romantico voglio un video sullo sfondo di noi che limoniamo con le nostre tipe.

-Ma gli abiti bianchi di Sanremo? Con quello che li abbiamo pagati voglio metterli di nuovo.

-Cambieremo più abiti che mutande in questo tour.

-Ma a Torino chiamiamo Willie Peyote?

-Certo, lo diciamo anche al pubblico, ma lo teniamo dietro le quinte. Non lo facciamo cantare.

-Perché?

-Fa hype.

-E poi mi sta un po’ sul cazzo.

-Fuochi artificialiiiiii!

-Calma campione.

-Offriamo da bere a tutti.

Amia che semmu zeneize (Trad.: Ma se siamo genovesi)

-Nella scaletta scrivi Amore che vieni amore che vai.

-Ma non è nostra.

-SCRIVILO

-Ma i soliti luoghi comuni tipo “siete il nostro pubblico migliore”?

-Quelli dobbiamo dirli per contratto.

-Balliamo?

-Certo che balleremo! Dobbiamo fare i pazzi, resta sul pezzo!

-Facciamo che a un certo punto, a cazzo, mettiamo un lampadario un po’ vintage in mezzo al palco.

-Perché?

-Non lo so.

-Facciamolooooo!

 

Purtroppo non abbiamo testimonianze di tale brainstorming, ma ecco a voi la photostory del live a cura di Alessandro Aimonetto.

Comunque: grazie Otaghi pazzi, grazie.

 

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