#Chiamataallearti – Chi vuol far morire Conservatori e Accademie di Belle Arti?

C’è agitazione nell’aria! In una Italia patria dell’arte, nubi scure si affacciano all’orizzonte.

L’Alta Formazione Artistica e Musicale, che vede al suo interno le Accademie di Belle Arti e i Conservatori di Musica, viene sempre più soffocata da uno stato che non crede e non investe in essa.

Questa formazione di livello universitario costituisce un settore in fortissima crescita, ma anziché spingere e investire su di esso, di anno in anno vengono create sempre più difficoltà.

Buona parte dei professori sono precari, forse quasi la metà a contratto con partita iva o cococo e senza poter sperare, un giorno, di poter essere assunti di ruolo.
Per aggiungere il danno alla beffa, a 4 mesi dall’inizio dell’Anno Accademico e in prossimità degli esami di fine semestre, il ministero non ha ancora nominato e contrattualizzato questi docenti a tempo determinato, non permettendo a queste istituzioni di iniziare i corsi, di erogare la didattica prevista dai piani di studi e di garantire un servizio per il quale gli studenti pagano.
In compenso, per aggravare la situazione, emana un  “Decreto Per il Reclutamento” che oltre a presentare moltissime criticità e profili di impugnazione, è fortemente  penalizzante per l’intero settore rendendo ancora tutto più precario e instabile.
Da nord a sud, Accademie di Belle Arti e Conservatori sono in stato di agitazione: gli studenti in assemblee permanenti e autogestione didattica, i docenti, molti senza stipendio, che, con ogni energia e con ogni modalità, cercano di contrastare questa situazione e al contempo limitare al massimo i disagi per non far morire queste fabbriche di cultura e creatività.

Mentre per il governo lo slogan sembrerebbe essere “impara l’arte… e mettila da parte se ci riesci”, c’è qualcuno che dice no, e noi siamo dalla loro parte!

Questa è la lettera che un nutrito gruppo di docenti, sostenuto dalle consulte degli studenti e da un elevato numero di artisti ha inviato al ministero, dopo una raccolta di firme sulla piattaforma change.org:

LETTERA APERTA AL MINISTRO SUL COMPARTO AFAM

Ill.mo Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica

Prof. Gaetano Manfredi

Roma, gennaio 2020

 

Egregio Ministro,

Le porgiamo innanzitutto le più vive congratulazioni per l’importante nomina.

Le scriviamo, in maniera spontanea e condivisa, quale attiva e significativa rappresentanza del settore dell’Alta Formazione Artistica e Musicale (AFAM).

L’AFAM comprende le seguenti Istituzioni statali e non statali: Accademie di Belle Arti, Accademie legalmente riconosciute, Accademia nazionale di danza e Accademia nazionale d’arte drammatica, Conservatori di musica, Istituti musicali pareggiati, Istituti superiori industrie artistiche. Il personale conta circa settemila docenti dipendenti statali, ai quali si aggiunge il migliaio di docenti in servizio presso analoghi istituti non statali ma in via di passaggio allo Stato (Legge 205/2017), circa duemila tecnico-amministrativi, e circa settemila docenti a contratto divenuti ormai assolutamente necessari per la vita delle Istituzioni.

Come evidenziato da un recente focus ministeriale (cfr. https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/IL+SISTEMA+AFAM+Anno+Accademico+2018-2019.pdf/299e1ef3-5f08-b895-fcd5-b9aecec7ebd0?version=1.1&t=1573499268091 / https://www.repubblica.it/scuola/2019/11/12/news/conservatori_crescita_teatro-240922988/), si tratta di un settore in crescita esponenziale quanto a numero di studenti, capace di esercitare una fortissima attrattiva su studenti stranieri provenienti dai migliori College internazionali, i quali scelgono l’Italia per la qualità della formazione.

Non mancano le criticità, che questa lettera intende rappresentarLe, e sulle quali siamo disponibili ad un confronto costruttivo, auspicando che i punti di seguito illustrati possano costituire un punto di partenza per le decisioni da maturare durante il Suo mandato.

 

  1. A) Funzionalità del Ministero.

Ad oggi, primi di gennaio 2020, con l’anno accademico già iniziato da due mesi, non si è ancora provveduto alle nomine a tempo indeterminato dei docenti aventi diritto, né dunque alle successive nomine a tempo determinato, sia dalle graduatorie nazionali che, ove esaurite queste ultime, da quelle di istituto. Le procedure si concluderanno probabilmente non prima della fine di gennaio (se non addirittura a febbraio), con irreparabili conseguenze per docenti e allievi, fra cui – non trascurabile – l’impossibilità di programmare la didattica per l’intero primo semestre (cattedre vacanti in seguito alle cessazioni, corsi ed esami saltati, lauree rimandate, rischio di perdita di borse di studio, stipendi non pagati ai docenti in prorogatio ecc.).

L’invito è a provvedere affinché questa situazione di estremo disagio non si ripeta in futuro, sia attraverso la nomina di un apposito dirigente, sia grazie a una migliore funzionalità (incluso un maggior organico) degli uffici AFAM.

 

  1. B) Organici pesantemente sottodimensionati.

La cristallizzazione dei numeri del personale dipendente di ogni Istituzione AFAM (Legge 508/1999), in combinazione con la vorticosa crescita del numero degli studenti (cfr. di sopra), ha determinato l’impossibilità di adempiere alla richiesta di un’offerta didattica sempre più adeguata ai tempi e allargata, se non attraverso il meccanismo delle conversioni di cattedra, provocando forzatamente una diminuzione di organico in altri settori disciplinari.

Lo stesso avviene per le carenze del personale tecnico-amministrativo: l’ammettere, da parte del Ministero, conversioni di cattedre di docenza in posti di amministrativi non può veramente essere considerata la più logica delle soluzioni, a fronte della mancanza di docenti.

 

Il problema può essere risolto soltanto con un ampliamento degli organici, necessario anche per metter fine al vulnus dell’assenza di cattedre per docenti, presenti nelle graduatorie nazionali, di discipline comunque indispensabili alla formazione degli studenti.

 

  1. C) Stabilizzazione del personale precario.

Dopo un decennio in cui praticamente non si sono registrate assunzioni a tempo indeterminato – se non in numero limitatissimo ed estremamente inferiore rispetto al turnover, da residui di Leggi risalenti allo scorso millennio –, la Legge 205/2017 ha dato inizio a un fruttuoso percorso di immissioni in ruolo, da compiersi in più anni, per circa 2000 “precari storici” (su 7000 cattedre), aventi alle spalle dai 5 ai 15 anni di servizio a tempo determinato senza soluzione di continuità, su cattedre vacanti, inseriti in selettive graduatorie nazionali redatte dal Ministero stesso attraverso procedure concorsuali (ex Legge 143/2004, Legge 128/2013, Legge 205/2017). Si prevede, visti i flussi del turnover, di completare in sole quattro annualità il percorso, considerato che l’anno accademico in corso, 2019-2020, è già il secondo.

Si richiede di non interrompere questo processo virtuoso e di predisporre nuove regole per il reclutamento del personale solo al termine, quando pressoché tutti gli appartenenti alle graduatorie nazionali di cui sopra (un migliaio dopo le nomine 2019-2020) entreranno in ruolo tramite le medesime procedure adottate sinora.

 

  1. D) Nuova graduatoria per i docenti con tre anni di servizio post-205.

Si richiede altresì di formare una nuova graduatoria utile all’assunzione a tempo indeterminato per quei docenti che abbiano nel frattempo conseguito il requisito di legge dei tre anni di servizio (vedi la Legge 124/2015, cosiddetta “Madia”, e relativi decreti attuativi) nelle Istituzioni sia statali sia non statali (vista l’esclusione immotivata di questi ultimi dalle graduatorie ex Legge 205/2017). Presenta rilievi discutibili dal punto di vista deontologico oltre che legale l’obbligo di procedure di “nuovo reclutamento” (cfr. infra) per quei docenti che abbiano raggiunto, prima dell’adozione del DPR, il requisito richiesto dalla Legge.

 

  1. E) DPR sul reclutamento.

Nella Gazzetta Ufficiale (Serie Generale) n. 294 del 16 dicembre 2019 è stato pubblicato il Decreto del Presidente della Repubblica 143 del 7 agosto 2019, con il quale viene adottato il “Regolamento recante le procedure e le modalità per la programmazione e il reclutamento del personale docente e del personale amministrativo e tecnico del comparto AFAM.”. Si tratta di un testo in larga parte obsoleto e inattuale, frutto ad onor del vero più dell’operato di precedenti governi che non dell’attuale, scollato dalla realtà dell’AFAM, condizionato negativamente da una stratificazione di revisioni che si sono succedute nel lungo percorso di riordinamento del settore, iniziato con la Legge 508/1999. Il testo manca infatti di una coerenza complessiva e ignora pronunciamenti legislativi intervenuti negli ultimi anni (come ad esempio la Legge cosiddetta “Madia” e la Legge 205/2017); prevede inoltre disparità di trattamento per lavoratori cui una medesima legge riconosce uguali diritti (come nel caso delle assunzioni da graduatorie nazionali). Il decreto prevede inoltre una serie di scadenze e di prescrizioni irrealizzabili e assai poco razionali, quali ad esempio il divieto di reiterazione dei contratti a tempo determinato dopo tre anni a coloro che sono in attesa di stabilizzazione; l’assenza di norme finanziarie che permettano dopo il 2021 l’assunzione a tempo indeterminato del personale ATA; l’obbligo del possesso di titoli di studio inesistenti per alcuni settori disciplinari; una tabella di valutazione per i futuri concorsi penalizzante con riguardo ai titoli di studio e di servizio già posseduti dai candidati. Si tratta di criticità già segnalate da tutte le componenti del sistema nonché dalle Commissioni parlamentari in sede di valutazione del testo preliminare, eppure colpevolmente ignorate.

Anche il positivo avvio della procedura di passaggio alla prima fascia dei colleghi da decenni trattenuti nella seconda presenta la criticità di vedere stanziati solo i fondi per i passaggi, non quelli per la sostenibilità a regime; viene inoltre previsto un concorso – in qualche caso per esami – penalizzante per colleghi con oltre trent’anni di docenza.

Auspichiamo che il Regolamento venga ritirato o quantomeno fortemente rivisto, e la sua attuazione rinviata al 2022-2023 se non al 2023-2024, una volta conclusa la stabilizzazione dei docenti inclusi nelle suddette Graduatorie Nazionali a Esaurimento. Si ritiene il testo attuale in gran parte inapplicabile e a serio rischio di generare ulteriore precariato e instabilità.

 

  1. F) Statizzazione Istituti musicali pareggiati e Accademie storiche.

Con la stessa legge 205 e con altre disposizioni si è avviata a soluzione una vicenda trentennale sulla statizzazione, sempre promessa e mai attuata da parte dei precedenti governi.

Le risorse sono già allocate, l’invito è quello di procedere speditamente.

Si chiede inoltre di tutelare e di procedere alla stabilizzazione dei docenti precari di dette istituzioni che, pur avendo i medesimi requisiti dei docenti statali ed anzianità di servizio che in taluni casi arrivano a 7/8 anni, immotivatamente non sono stati inseriti nelle graduatorie nazionali.

 

  1. G) Colleghi co.co.co.

Come scritto sopra, gli organici dei docenti dipendenti sono pesantemente insufficienti per coprire l’intera richiesta di formazione, produzione e ricerca, così che molte istituzioni impiegano più docenti a contratto di quanti ne abbiano dipendenti. Al di là di un provvedimento tampone inserito nell’ultima finanziaria, che rinvia il problema di un anno, è necessaria una precisa scelta d’indirizzo che parta dall’implementazione degli organici.

 

  1. H) Accompagnatori allo strumento.

Si auspica la definizione di nuove classi di concorso relativamente ai pianisti e ai clavicembalisti accompagnatori, in modo da evitare la ricaduta di pesantissime spese sulle Istituzioni.

 

  1. I) Formazione alla ricerca (ossia Dottorati).

Nonostante siano stati previsti dalla richiamata Legge 508/1999, i Corsi di dottorato di ricerca, che in AFAM prendono il nome di “Corsi di formazione alla ricerca”, non sono mai stati avviati, con inevitabili conseguenze, quali la perdita di finanziamenti europei, l’impossibilità di sviluppare progetti di ricerca in collaborazione con altre università o enti di ricerca in Italia e all’estero, l’impossibilità di formare in campo artistico e musicale una futura classe di ricercatori e di docenti con specifiche competenze avanzate, ecc.. Fa specie che il Paese dove le Accademie e i Conservatori nacquero sia l’unico a non avere una formazione di terzo livello in questo settore.

 

  1. L) Status giuridico dei docenti.

Occorre definire lo status giuridico del docente AFAM, la cui retribuzione economica e le normative sono legate per lo più al sistema scolastico nonostante l’equiparazione a professore di prima fascia e le mansioni svolte siano di tipo universitario. Va ricordato che lo status giuridico dei professori dell’AFAM, ai sensi dell’art. 33 della Costituzione ,deve essere trattato alla pari del personale docente universitario.

 

Egregio Ministro, molte altre sarebbero le criticità, ma riteniamo di essere già stati sufficientemente prolissi. Ribadiamo la disponibilità ad un incontro e al confronto su ogni aspetto, problema e soluzione praticabile.

 

Nel ringraziarLa per l’attenzione, Le porgiamo i migliori auguri di buon anno e di buon lavoro.

 

Cordialmente

11/01/2020                                                                                           DOCENTI E STUDENTI AFAM

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