
A cura di Gloria Imbrogno
A Palazzo Barberini trentuno quadri, un solo tema: Giuditta che decapita Oloferne.
Il centro della mostra è la tela “Giuditta che decapita Oloferne” di Caravaggio, che è stata motivo di ispirazione e reinterpretazione da parte di molti artisti suoi contemporanei.
Una tra tutti Artemisia Gentileschi, che insieme al padre Orazio, si è cimentata più volte con il soggetto, diventandone la massima interprete, restituendo una visione dell’eroina biblica violenta e sensuale allo stesso tempo, interpretazione forse influenzata anche dalle sue vicende personali.
La mostra si snoda in quattro sezioni. Nella prima Giuditta al bivio tra Maniera e Natura, troviamo opere del Cinquecento che mostrano i primi segni di una diversa rappresentazione del tema.
La seconda parte Caravaggio e i suoi primi interpreti, vede in una posizione centrale la famosa opera di Michelangelo Merisi con intorno appunto le opere degli artisti che a lui si sono ispirati.
La terza sezione è quella dedicata ad Artemisia ed è intitolata Artemisia Gentileschi e il teatro di Giuditta.
Nella quarta c’è un accostamento del tema di Giuditta a quello di Davide e di Salomé, sezione si intitolata Le virtù di Giuditta. Giuditta e Davide, Giuditta e Salomé. Il primo viene accostato a Giuditta per una questione allegorica, del giusto che vince sul tiranno; la seconda per un’affinità visiva tra le due protagoniste, il tema della decapitazione è infatti alla base del martirio di Giovanni Battista, decapitato per mano di Salomé.
La mostra è aperta al pubblico dal 26 novembre 2021 al 27 marzo 2022, da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00.

di +o- POP